NONOSTANTE LE APPARENZE DE LUCA E’ UN SINDACO SCARSAMENTE SENSIBILE AI PROBLEMI DELLA SCUOLA E DELLA FORMAZIONE

 

Salerno, 12 Novembre 2012

Ambrogio IETTO

CONSERVATORIO DI MUSICA – CONVITTO NAZIONALE – UNIVERSITA’

 

La conferenza stampa orchestrata a Cava de’ Tirreni dal presidente e dal direttore del Conservatorio statale di musica, con la compiaciuta sponsorizzazione del sindaco della città metelliana, ha solo la valenza di una poco simpatica, strumentale provocazione. La stessa che consigliò il sindaco Galdi, all’indomani della sua elezione, a far finta di incatenarsi nei pressi di Palazzo Santa Lucia a Napoli per difendere e migliorare i servizi ospedalieri di cui era e rimane sempre più precariamente dotata la sua cittadina.

La conferenza, però, ha acquisito l’utile risultato di avviare una riflessione a più voci sulla cattiva sorte toccata da sempre al ‘ Martucci’ anche se, come tutti i conservatori di musica d’Italia, è inquadrato amministrativamente nel Dipartimento per l’Università del Miur, Direzione generale per l’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica.

In parole povere, da riservare ai non addetti ai lavori, il conservatorio statale di musica  oggi ospita, alimenta e qualifica  corsi di formazione equipollenti a quelli universitari. Non forma né armonizza i componenti della storica banda musicale del ‘ serraglio’, cioè dell’orfanotrofio ‘ Umberto I’. L’attuale conservatorio forma docenti di musica riconosciuti regolarmente laureati ed è articolato in trienni superiori di primo livello e in bienni specialistici.

La sua è una storia dignitosa e, purtroppo, anche sofferta. I suoi primi passi vanno individuati nella vecchia scuola musicale pareggiata annessa al richiamato orfanotrofio. Nel lontano dicembre del 1964, presso la Prefettura di Salerno, fu firmata una convenzione tra lo Stato, il comune di Salerno e l’Orfanotrofio ‘Umberto I’ per la trasformazione della scuola di musica interna pareggiata in sezione staccata del conservatorio di musica San Pietro a Maiella di Napoli.

L’Orfanotrofio metteva gratuitamente a disposizione i locali, si impegnava a provvedere alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria per il riscaldamento, l’illuminazione, l’acqua potabile e l’assicurazione per ipotetici incendi. Il comune di Salerno, dal canto suo, sottoscriveva l’impegno a versare allo Stato un contributo annuale di 4 milioni di lire mentre il Ministero dell’Istruzione avrebbe assunto nei ruoli dei conservatori statali di musica gli insegnanti in servizio presso la scuola pareggiata di musica. A dare piena legittimità alla convenzione fu la legge n. 881 del 13 luglio 1965, promulgata dal presidente della Repubblica dell’epoca Saragat e  sottoscritta da Aldo Moro, presidente del Consiglio dei ministri e da Luigi Gui ministro per la pubblica istruzione. Agli inizi degli anni ottanta, grazie all’intervento di Salvatore Valitutti, ministro dell’istruzione dell’epoca e nostro illustre conterraneo, fu possibile elevare il Conservatorio alla dignità di istituzione scolastica autonoma non più incardinata nel ‘ San Pietro a Maiella’.

Va riconosciuto in tutta la sua storia l’impegno illuminato del sindaco Alfonso Menna che si adoperò al massimo per elevare la qualità dell’istituzione.

Nella fase post sismica mi sono trovato a svolgere le funzioni di presidente del consiglio di Amministrazione dell’istituzione. Decine sono state le diffide a me arrivate, in quell’epoca, dall’Asl competente per la mancata idoneità delle condizioni igieniche e di sicurezza. Gli incontri sono stati diversi col compianto sindaco Giordano per far fronte alle gravissime carenze rilevate e notificate al rappresentante legale individuato nella persona fisica dello scrivente.

A distanza di trent’anni i responsabili dell’istituzione sono costretti a migrare a Cava per tentare l’impossibile nella speranza di sensibilizzare in primo luogo il sindaco De Luca a darsi da fare per dare dignità all’istituto di Alta Formazione.

Purtroppo il primo cittadino, che dei meriti pure può vantarli in altri settori della vita sociale della città, è sordo e cieco per quanto riguarda i problemi riguardanti l’ambito della formazione. Tutta l’area occidentale della città non ha una sola scuola statale per l’infanzia, la primaria e il primo ciclo di istruzione ( ex triennio della scuola media ) rispondente alle norme di funzionalità didattica e di sicurezza dettate dal legislatore. A settembre scorso, in occasione della festività di San Matteo, De Luca ha inaugurato i nuovi locali della ‘ De Filippis’ presi, però, in fitto presso i  Padri salesiani!

Se egli fosse stato attento all’edilizia scolastica di competenza del Comune  così come sempre si è mostrato verso la pur modesta squadra locale di calcio, a quest’ora potrebbe mostrare ai suoi ospiti  una città davvero proiettata verso il futuro.

Allora il problema del Conservatorio può e deve trovare una soluzione degna in città, nel cuore della città, valorizzando quel centro storico a lui così caro. In piazza Abate Conforti sono ospitati l’Archivio di Stato, il Convitto Nazionale fondato 200 anni fa da Gioacchino Murat e il Conservatorio di Santa Sofia di proprietà comunale.

L’utilizzazione agognata per questa ultima struttura si è rivelata un bluff. Le mostre di grandi artisti e gli eventi davvero significativi si contano in meno delle dita di una mano in un decennio. Sperimentare il mancato raggiungimento di un obiettivo è atto doveroso per un pubblico amministratore soprattutto quando egli è protagonista fisico della continuità.

Sistemare il ‘Martucci’ in quel suggestivo  angolo della città, sollecitare le autorità scolastiche a modificare radicalmente l’organizzazione didattica del Convitto Nazionale che dovrà definitivamente perdere le note distintive dell’epoca passata. Di scuole dell’infanzia, primaria e secondaria in zona se ne contano, infatti, più di una.

E’ possibile in sede di revisione della pubblica spesa eliminare questi doppioni e magari dare al convitto il profilo di un liceo europeo secondo i canoni dettati dal parlamento Europeo?

Infine l’Università: è da decenni che ci si pone il problema del raccordo tra la città e la cittadella o campus universitario di Fisciano. Ora che è fallita la troppo enfatizzata istituzione del Casino Nazionale e le chiavi della sede sono state restituite al legittimo proprietario, che è il Comune, perché non destinare quegli ambienti straordinariamente accoglienti a sede ufficiale e di rappresentanza del Rettorato?

Ogni giorno l’ottimo rettore Pasquino ospita delegazioni di docenti e di osservatori stranieri. Di tanto in tanto vengono concesse dall’ateneo lauree honoris causa a personaggi illustri. Perché  queste cerimonie solenni non effettuarle in città al fine anche di avviare un rapporto organico con un’istituzione accademica graduata per qualità al sesto posto nella classifica degli atenei italiani ?

So bene che se  l’Ufficio Stampa del comune dovesse portare  in visione a De Luca il testo di questo ‘ pezzo’ mi potrebbe davvero andar bene per essere gratificato come un ‘sognatore’ e non anche un  ‘volgare cafone’.

 Il vero problema è che egli anche questo ambiente lussuoso del seppellito Casino Sociale deve farlo fruttare per dare un po’ di ossigeno alle vuote casse comunali.

E la cultura, nonostante il senso delle sue omelie, non produce effetti materiali immediati. Di conseguenza sarà decisamente più conveniente destinare quei magnifici locali ad un ottimo ristorante con veduta a mare.

 

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