TUTTI SCHIAVI DEL PORCELLUM. ANCHE DE LUCA SI LAMENTA. C’E’ POSTO SOLTANTO PER I POSTI DISPONIBILI NELLE ULTIME FILE

Salerno, 17 gennaio 2013

Ambrogio IETTO

LACRIME SALERNITANE

Ancora qualche giorno e, quindi, potremo avere il quadro completo dei candidati nei molti schieramenti in gara. Per il momento ascoltiamo e leggiamo, in particolare nell’ambito territoriale di Salerno,  soltanto lamentazioni provenienti, ovviamente, soprattutto da parte di quanti aspiravano ad una collocazione, all’interno della propria lista di riferimento, verosimilmente vincente secondo quanto i diversi sondaggi in atto lasciano presumere.

Il primo e più autorevole personaggio politico della città, vale a dire il sindaco Vincenzo De Luca, ha aperto il nutrito elenco di coloro che, per motivi diretti o indiretti, contestano l’uso perverso del porcellum nella composizione ordinale degli aspiranti senatori e deputati. Così, perfettamente coerente coi suoi cicli umorali, egli se l’è presa con Bersani accanto al quale pure si era reso disponibile a fare da testimonial anche nella metropoli lombarda, sghignazzando sul modo col quale il leader del partito democratico usa portare il sigaro alle labbra.

La protesta del primo cittadino, motivata dall’incursione vandalica di personaggi ignoti alla comunità salernitana e campana, conferma che una legge elettorale diversa dall’attuale non la desiderava né Bersani né Berlusconi.

Anzi il primo, confortato dalle buone notizie che arrivano dai sondaggi, ha gestito ben 130 candidature da listino privilegiato. Avrà, così, altrettanti parlamentari che saranno in dovere di eseguire acriticamente le sue decisioni. De Luca, comunque, ha avuto la soddisfazione di vedere collocati al terzo posto il fedelissimo Fulvio Bonavitacola e all’undicesima postazione Tino Iannuzzi, considerato da lui più duttile e governabile del suo amico Alfonso Andria relegato, invece, al diciottesimo posto nella lista per  il senato.

Il progetto del sindaco, così come avevo anticipato in un precedente intervento, ha avuto nella fase di avvio delle primarie il momento clou, quando ha indebolito la posizione del senatore nelle aree nevralgiche della provincia, collocando in lista, attraverso il suo esecutore acritico Landolfi, dirigenti locali da sempre referenti significativi di Andria che ha avuto, inoltre, come sponsor romano, il pavido Franceschini il quale, nonostante la barba folta recentemente coltivata, è privo dell’autorevolezza necessaria per vincere almeno una mezza battaglia.

Tutto al contrario di Letta che ha dato prova della sua vocazione genetica alla leadership, collocando Vaccaro in posizione sicura nell’altra circoscrizione regionale, pur essendo stato lo stesso non accettato alle primarie dal vicario di De Luca.

Il camerata Cirielli consolida, dal canto suo, lo schieramento dei ‘Fratelli d’Italia’. Da militare severo e da nostalgico di strategie decisioniste ha reclutato tutti i suoi uomini che hanno una collaudata ascendenza sull’elettorato dei territori di appartenenza. Egli probabilmente tende ad assumere la leadership della nuova aggregazione convinto come è che non ci vuole molto per apparire meno sgradevole di un La Russa qualsiasi.

Il PDL naviga a vista, sondando, fino all’ultimo minuto utile, cosa deciderà il Cavaliere  non solo sulla vexata quaestio Cosentino. L’onorevole Carfagna forse solo ora si rende conto del grave errore  commesso, a suo tempo, di non avviare  in loco la costituzione di un gruppo autorevole di esponenti della società civile e della cultura autenticamente interessati all’elaborazione di un progetto  liberale alternativo all’impero deluchiano. Ora, poverina, è chiamata a scegliere tra personaggi presenti nell’agone politico territoriale da oltre un quarto di secolo e, quindi, già segnati da oggettiva improduttività e da fallimenti personali.

Lacrime abbondanti versano quanti sono arrivati alla casa del casinista Casini. Il leader di questo gruppo è, come al solito, Salvatore Gagliano, affetto dalla sindrome di instabilità motoria in fatto di aggregazioni partitiche, una sorta di ala tornante si direbbe in gergo calcistico.

La rinuncia, da parte dell’UDC, alla candidatura blindata di Raimondo  Pasquino costituisce errore gravissimo. Anche il rettore della nostra università può essere destinatario di critiche, più o meno opinabili, ma non riconoscere a lui limpida visione politica dei problemi, capacità progettuali, spiccate doti relazionali ed anche ferma personalità per quanto riguarda le decisioni da assumere, significa ignorare l’entità e la funzionalità del nostro Campus, forse uno dei migliori  operanti in Europa, la cui realizzazione è dovuta per buona parte alle qualità anche manageriali di Pasquino.

A liste definite si aprirà lo spettacolo circense della richiesta di consenso. Esserne spettatori, emotivamente distaccati dalle tensioni dei protagonisti, costituisce, a ben riflettere, una condizione psicologica davvero invidiabile.

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