ALFONSO ANDRIA, POLITICO SERIO ED AFFIDABILE, LASCIA IL SENATO DELLA REPUBBLICA, PER VOLERE DEL DUO DE LUCA – BERSANI

Salerno, 19 marzo 2013

Ambrogio IETTO

Le sommerse strategie all’interno del Partito Democratico

Ho piena consapevolezza che questo mio intervento non piacerà all’amico Alfonso Andria, abituato alla pratica del self – control che, per mia fortuna, riconosco di non possedere. Sono, però,  portatore del medesimo numero di anni di Papa Francesco che  proprio oggi prenderà ufficiale possesso del trono di Pietro alla presenza diretta di un milione di pellegrini giunti a Roma da tutti i continenti e di oltre 130 delegazioni ufficiali a cominciare dalla presidente del suo paese signora Cristina Fernandez de Kirchner ospitata ieri, a pranzo, nella residenza pontificia.

Ebbene Papa Francesco, parlando l’altro giorno ai giornalisti, ha richiamato l’apporto che i suoi coetanei e, in genere,  tutti gli anziani possono offrire alle più giovani generazioni: la sapienza. Confortato da questa legittimazione che viene da un prete semplice, ricco di umanità e di saggezza, con uno smisurato  atto di autostima mi approprio della libertà di ribadire alcune considerazioni già anticipate all’indomani del programmato allontanamento di Andria dal senato della Repubblica.

Le esprimo anche con amarezza in quanto l’altro giorno, in occasione dell’insediamento dei nuovi inquilini di palazzo Madama, ho davvero sofferto per la forzosa assenza dell’amico Alfonso. Ho letto anche le dichiarazioni che il senatore uscente ha rilasciato a ‘ ROMACronaca di Salerno ‘ giovedì 28 febbraio. Ovviamente condivido solo quelle che fanno riferimento all’insuccesso del PD su scala nazionale e locale. Per il resto ancora una volta considero l’ex presidente dell’amministrazione provinciale affetto da galantomismo eccessivo, dalla sindrome di una veterosignorilità da decenni estinta in quanti decidono di fare politica più o meno di professione.

Andria, per una volta in più, non ha avuto la determinazione di dichiarare pubblicamente che a cacciarlo da Palazzo Madama è stato il sindaco di Salerno onorevole Vincenzo De Luca che non ha mai assunto nei suoi confronti, anche in occasione di manifestazioni ufficiali,   espressioni facciali che autorizzassero l’osservatore occasionale a considerare l’incontro gradito e desiderato.

Anzi, al contrario, non è stato difficile cogliere in più di una circostanza chiare manifestazioni di insofferenza verso il collega di partito, confortate da inconfondibile movimento labiale.

La candidatura e lo spareggio tra i due, alle penultime consultazioni elettorali per la conquista della guida  della città capoluogo, furono solo un’occasione in più  per acuire l’avversità del collaudato uomo di fiducia di Botteghe Oscure nei confronti del pivello democristiano di un tempo, cresciuto all’ombra del compianto Roberto Virtuoso e di troppe sagrestie cittadine, approdato nientedimeno al ruolo di primo inquilino di Palazzo Sant’Agostino e sbarcato poi, insieme alla flaccida squadra della Margherita, all’interno del maniero locale contraddistinto dal più becero feudalismo, rigidamente rappresentato da un feudatario unico ed una serie di fedelissimi ed ossequiosi vassalli e valvassori.

Il patto De Luca – Bersani, oltre a prevedere per il sindaco una temporanea collocazione ministeriale per un successivo rilancio ad aspirante governatore della Campania,obiettivi che oggi si allontanano sempre più, presupponeva anche la radiazione di fatto dall’assise parlamentare di Andria e Vaccaro.

Le primarie, per il primo, costituirono la prima fase dell’operazione ‘ridimensionamento’; per Vaccaro rappresentarono, invece, il gradito incidente di percorso per ricorrere alla protezione del vice – segretario del PD Enrico Letta ed essere inserito tra i 130 parlamentari rientranti nel pacchetto Bersani.

Il probabile tutor di Andria, l’inetto Franceschini, aveva avuto già da Letta l’assicurazione di fare il presidente della Camera dei deputati, sogno, come si sa, svanito in un espace d’un matin.

Come avrebbe potuto proteggere validamente Andria se non è stato in grado di sostenere fermamente se stesso ? D’altro canto Bersani, impegnatosi con De Luca a far fuori Andria, non aveva interesse a raccogliere le perorazioni del duo Letta – Franceschini.

Per l’onorevole Iannuzzi e Valiante  – figlio i fatti sono andati diversamente. Il primo è stato considerato da De Luca  una persona disponibile al compromesso e più maneggevole verso la quale aveva anche della gratitudine da collegare all’aiuto offerto dal parlamentare nella fase di consolidamento del suo sindacato  a Palazzo di Città.

Nei riguardi, poi, del giovane rampollo dell’ex vice presidente della regione dell’era bassoliniana De Luca sapeva bene di non poter giocare a far male stante la consolidata penetrazione del duo- Valiante nel territorio cilentano e nell’ambiente sanitario, sempre così fertile di suffragi per Valiante padre.

Mi spiace profondamente per Alfonso Andria. Ognuno di noi si porta dietro difetti e virtù ed anche per lui vale questa regola, ma l’ex senatore ha avuto il merito di offrire alla gente una percezione positiva della politica per il suo serio impegno a favore del territorio, per la sua disponibilità all’ascolto e anche per la testimonianza di una sua presenza anche fisica molto assidua che significava rispetto verso le istituzioni e nei riguardi di tanti comuni cittadini che continueranno a stimarlo  e a volergli bene.

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