LA COMPONENTE CRITICA DELLA CITTA’ DI SALERNO NON PUO’ ACCETTARE IL LINGUAGGIO OFFENSIVO E ROZZO DEL SINDACO DE LUCA

Salerno, 9 aprile 2013

Ambrogio IETTO

IL LINGUAGGIO GROSSOLANO DEL SINDACO

E’ il terzo intervento del genere che compio su questo modesto foglio e sul mio più umile blog. Ho scritto anch’io sull’intellighenzia della nostra città e sui giovani che, secondo il ‘fuitevenne’ dell’attore Nuccio Siano, dovrebbero andar via da Salerno per veder valorizzato il loro talento e raggiungere l’impossibile felicità.

Mi sono inserito spontaneamente nel dibattito avviato dal ‘ Corriere del Mezzogiorno’ non chiedendo ospitalità all’intelligente Bojano ma avvalendomi dell’opportunità che generosamente mi offre l’amico Tommaso D’Angelo, concedendomi anche l’autonomia di fissare il titolo ai singoli contributi che più o meno costantemente gli trasmetto nella speranza di riuscire a raggiungere almeno gli auspicati venti lettori manzoniani.

Le riflessioni odierne muovono in prevalenza dalla dimensione pulsionale della mia personalità. Non sono io uno dei diretti offesi ma mi ribello, nella qualità di cittadino residente da mezzo secolo a Salerno, ad essere rappresentato da un sindaco che, pur risultando, grazie al buon retroterra culturale di una laurea in filosofia, abile comunicatore, capace di utilizzare magnificamente congiuntivi e condizionali, spesso utilizza un linguaggio grossolano, cafonesco, rozzo.

Il molto tollerante ex sindaco Aniello Salzano giudica epiteti sgarbiani da ‘ ramanzina’ espressioni quali ‘palle, pippe, tangheri, ciucci, somari, capre’. Salzano, che è anche un intellettuale dalla formazione classica, probabilmente avrebbe voluto manifestare in ben altro modo il suo dissenso a queste sgarbate espressioni linguistiche. Ha preferito, però, chiosare sulla legittimità del dissenso, sulla comprensione che si deve avere nei riguardi di chi non condivide con De Luca l’entusiastico ed abusato giudizio su Salerno città turistica, sede delle più significative espressioni dell’architettura contemporanea, di una delle più stimolanti ed accreditate stagioni liriche, aperta al Mediterraneo, all’Europa e all’Africa e, attraverso lo stretto di Gibilterra, anche all’oceano Atlantico!

A parte Siano che ha dato il via con lo ‘ svegliatevi, giovani, e andate via da Salerno ‘, anche il docente Rino Sica e, nella sostanza, lo stesso scrittore Diego De Silva non si sono manifestati entusiasti della qualità della vita nella città capoluogo. Il primo ha precisato che ‘ Salerno è in un limbo galleggiante e che mediocre lo è sempre stata ma mai a questi livelli’. De Silva si guarda bene dall’ utilizzare affermazioni più o meno simili, tende a sdrammatizzare il pessimismo di Siano, pur sottolineando che Salerno è stata sempre priva di ‘ un mondo intellettuale particolarmente attivo o che abbia sostenuto battaglie civili’.

Anche lo scrittore, però, come ha già fatto il professore Sica, ha in programma di mandar la propria figliola a frequentare l’università lontano da Salerno: ‘ Ora ha tredici anni e fino a diciotto può vivere a Salerno con una certa tranquillità’. Insomma nel caso dei due interlocutori la frequenza di un ateneo metropolitano, a prescindere dalla qualità degli studi, può vivacizzare di molto l’identità personale dei rispettivi rampolli.

La mia meraviglia scaturisce dal fatto che anche questi due intellettuali, probabilmente per un automatico meccanismo di difesa prodotto dal personale senso di autostima, non si sentono per niente scalfiti dalle volgari espressioni proferite dal sindaco. Forse danno per acquisito che questo suo modo di comunicare va considerato come scontato in quanto fortemente consolidato nell’identikit del personaggio.

A me, invece, mentre produce sofferenza il fatto che da dieci mesi non ricevono lo stipendio i dipendenti e i soci delle cooperative che gestiscono gli asili nido per conto del Comune di Salerno, alimenta forti reazioni emotive questo linguaggio volgare e rozzo di De Luca che, con la scaltrezza che gli va riconosciuta, usa i termini richiamati con riferimenti generici e non personalizzati, all’evidente fine di evitare denunce.

Sono certo che egli utilizza questo suo modo di dire anche per far divertire l’ uditorio e i lettori che, evidentemente, sono stati educati da lui ad un simile glossario.

Se egli vuole continuare ad offendere chi non accetta sue scelte o suoi ossessivi convincimenti scandisca, però, cognome e nome dei destinatari delle sue offese.

Almeno confermerebbe, in questo modo, di essere dotato di tutti gli attributi che gli vengono riconosciuti dai suoi supporter.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi