SALERNO: UN PATRIMONIO PUBBLICO IN SVENDITA PER BATTERE CASSA

Salerno, 25 Maggio 2013 Ambrogio Ietto Immobiliare De Luca Non so se ieri 24 maggio, data emblematica in quanto coincidente con la disfatta del Piave, resa poeticamente e musicalmente da E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta figlio del modesto barbiere di Pellezzano, si sia tenuta la procedura di apertura delle offerte per l’asta pubblica finalizzata alla vendita di ben 64 unità immobiliari di proprietà del comune di Salerno. Nell’elenco erano inclusi immobili accatastati per categorie anche interessanti: 18 autorimesse, 12 depositi, 22 negozi, 13 abitazioni, 3 grandi complessi con destinazione collegi/convitti. Tra questi ultimi palazzo San Massimo e il convento San Michele. Il primo conserva soltanto in parte la fondazione longobarda ma la documentazione visionata da esperti del settore consente di affermare che intorno al 1100 il complesso pervenne in possesso della badia di Cava per poi essere ceduto nel 1664 a Bartolomeo de Mauro. Invece il San Michele, sorto nell’undicesimo secolo come convento benedettino di clausura, edificio tuttora sottoposto a vincolo dal Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali perché dichiarato di ‘ interesse particolarmente importante ai fini storico – artistici’, richiama un passato davvero significativo tanto che lo stesso avviso d’asta, pubblicato sul sito del Comune, non solo si sofferma sulla storia di questo immobile ma lo decanta con alcune accattivanti fotografie che dimostrano l’opera di restauro e di risanamento conservativo compiuta dal Comune nel programma di iniziativa Comunitaria Urban – Sottoprogramma 5 Salerno – Misura 1. Su questo immobile è doveroso aggiungere qualcosa in più: la consistente cifra impegnata per il risanamento conservativo fu rilevata, ovviamente, da fondi europei. L’Amministrazione comunale, per tener fede coerentemente agli obblighi comunitari assunti, ritenne di affidare il San Michele in comodato gratuito all’Università degli Studi di Salerno per dar vita ad un dignitoso ambiente di accoglienza per docenti e studenti stranieri coinvolti nel progetto Erasmus. L’Ateneo, impegnando alcune decine di migliaia di euro, intervenne per arredare le camere disponibili con 38 posti letto, una sala – conferenza con pavimento di vetro massiccio sovrapposto a reperti di un antico sito termale, un saletta informatica con relativi computer e collegamento internet, ambienti riservati ad angolo bar e a sala ristorante. La gestione del complesso fu affidata dall’Università alla società che gestisce attualmente i servizi del castello d’Arechi. Purtroppo, dopo pochi mesi, cominciarono a venir fuori gravi inconvenienti riguardanti, in particolare, la rete fognaria e il deflusso delle acque, opere realizzate nell’ambito del programma Urban. I gestori intervennero con oneri a proprio carico per porre rimedio alle gravi disfunzioni ma senza significativi risultati. Così decisero di rinunciare alla convenzione siglata con l’Università. E dire che è ancora leggibile in rete il commento di una coppia di ospiti di quella struttura accolta in una ‘ camera particolare con un originale affresco conservato egregiamente, uno spettacolo di colori ed emozioni’. Preso atto della fallimentare situazione venutasi a determinare, il Comune ha chiesto ed ottenuto la rescissione dell’atto di comodato e ha deciso di battere cassa, rinunciando del tutto all’ipotesi di assicurare in città, magari in altra sede, un sito di rappresentanza dell’Ateneo. Manifesti affissi in questi sulle cantonate cittadine informano di altre opportunità che vengono offerte al libero mercato con l’indicazione di superfici integrate ove ubicare lotti fondiari. Le aree interessate a questo speciale programma riguardano l’ex cementificio, lo spazio Sita di via Vinciprova e il campo Volpe sulla litoranea orientale. L’editoriale di ieri di Tommaso D’Angelo, direttore di “ Le cronache del salernitano “, e i servizi giornalistici annessi hanno consentito di avere ragguagli sull’operazione ‘ Curva Sud ‘ allo storico stadio Vestuti, sull’intento di costruire box interrati sotto la chiesa di San Pietro in Camerellis, sulla brutta e contestata vicenda dei box interrati a piazza Cavour, sull’analoga proposta per piazza Alario e chi più ne ha ne metta. Insomma un Comune, trasformatosi nell’Immobiliare De Luca, con una giunta priva di autonomia critica ed un consiglio comunale asettico, indisponibile a proferire un ‘ ma ‘, un ‘ però’, una sia pur semplice particella avversativa che consenta di percepire un dubbio, una titubanza verso un piano perverso, innaturale, proiettato esclusivamente a cancellare il passato, ad annullare la saggezza di precedenti amministratori che, con il buonsenso proprio dei buoni padri di famiglia di un tempo, pensarono di acquisire al patrimonio comunale beni ora messi in svendita per perseguire il discutibile, unidirezionale disegno di una persona intelligente e capace ma innamorato solo del suo pensiero unico.

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