IL SALERNITANO MONSIGNOR SCARANO DA EX BANCARIO A DETENUTO A REGINA COELI

Salerno, 30 giugno 2013

Ambrogio IETTO

ESSERE PRETI OGGI

Purtroppo non è la prima volta che i salernitani, credenti e non, sono costretti ad ingoiare bocconi amari per il coinvolgimento diretto o indiretto di uomini di fede e di sacerdoti in vicende sottoposte al vaglio dell’autorità inquirente.

Il caso di monsignor Nunzio Scarano, arrestato l’altro ieri con le accuse di corruzione e truffa, sconvolge non poco anche perché espressioni verbali da lui proferite, captate tramite intercettazioni disposte dalla magistratura e pubblicate da organi di stampa, sembra non lascino dubbi sulle sue reali intenzioni e sulla maturata esperienza di abile esponente dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Va compreso don Nello Senatore, responsabile dell’ufficio ‘comunicazione’ dell’Arcidiocesi di Salerno, quando richiama l’umana partecipazione al caso perché ‘ tutti hanno il diritto di avere qualcuno vicino’ ma la ‘ vicinanza’ espressa a don Scarano dall’intera Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno può essere giustificata solo come atto di carità cristiana, tenuto conto che anche da parte della Procura della Repubblica di Salerno è in corso un’altra inchiesta a carico dell’ex dipendente della Banca d’America e d’Italia, ‘chiamato’ al sacerdozio da vocazione adulta senza, però, essersi liberato dalla sindrome giovanile di avere a che fare col dio denaro maneggiato, però, in modo truffaldino indossando l’abito talare.

Un prete che, nella prosa degli inquirenti, si guadagna l’appellativo di ‘monsignor cinquecento’ perché è questa la banconota da lui preferita, che risulta proprietario a Salerno di un appartamento di 700 metri quadrati sito a pochi passi dal nostro duomo e che denuncia di essere stato vittima di un furto di quadri di Guttuso e De Chirico, è un prete lontano mille miglia da tanti giovani sacerdoti anche appartenenti al nostro clero che vivono con encomiabile dignità la propria condizione di presbiteri sostenuti ancora materialmente dai propri genitori, magari modesti pensionati.

Un’umanità prevalentemente attratta dai fasti e dalle lusinghe di un benessere economico fine a se stesso desidererebbe essere sfidata da testimonianze alternative, contraddistinte da spirito di donazione nei riguardi di chi soffre e da doverosa attenzione verso gli umili e i poveri.

Se produce scandalo il modo di essere e di agire del nuovo Pontefice è perché viene percepito dalla gente semplice come portatore di umiltà e di semplicità.

Ai comuni mortali non piacciono vescovi e preti eccessivamente distaccati dal popolo di Dio, indisponibili all’ascolto delle umane miserie, portatori di un’austerità non lontana dall’alterigia.

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