L’AMICIZIA – UN DONO DI ALDO GAETANI
di Luigi Antonio Gambuti
Ti ho dato tutto. Guardo tuttora le mie vuote mani protese. Scrivevo questo aforisma cinquanta anni fa. E, raramente, osservando le mie mani, le ho trovate riempite di qualcosa.
Anche se le ho sempre protese, dopo averle svuotate per dare tutto ciò che si poteva dare.
Ma questa volta , no. Qualcosa di inatteso ha colmato il vuoto delle mie mani, sempre più antiche, sempre più protese.
La parola che si fa gesto e il gesto che si fa cosa,realtà vivente nella morta gora di un’esistenza consumata nell’attesa.
C’è qualcosa che ti inonda e ti pervade, ti attraversa e ti sorregge,scandalizzando quel pensiero positivo che ti porta ad aspettare,giorno dopo giorno,il compimento della storia.
Tanta storia, tante storie, dove la tua è scritta più leggera, da una mano che non si rassegna a chiudersi, sempre più vuota sempre più protesa.
Ti capita una cosa che ti rende il conto del tuo peregrinare, e ti ferma, secca la bocca, sull’argine di un fluire senza voci, senza ombre, senza lontananza, ne’prossimità. La senti dentro, anche se lontana, la vicinanza gratificante dell’Amico, là dove scorgi un “friccico de luce e de calore”, o, mirabile sensibilità di cuore, là dove si fa “cuscino” dove “te lassa ariposà si tu te senti stanco”, per significarti la forza gratificante dell’Amore.
Grazie, grazie Aldo, Amico lontano, per questa epifanica fraterna canzone d’amore, quello vero, che per un attimo mi ha colmato le mani e segnato e rasserenato il mio tempo senza calendario, annullando le distanze, là dove la lontananza si fa presenza, come diceva l’amico Marco Cavallo, cantore del bello e della vita, “poetando” dai colli romani che ti fanno da corona.