L’ANTISTATO DECIDE ANCHE SE UNA GARA DI CALCIO VA DISPUTATA OPPURE NO

Salerno, 11 novembre 2013

Ambrogio IETTO

Violenza tacita

Sono certo che il direttore di ‘ Cronache del Salernitano‘, impareggiabile calciofilo ed ineguagliabile narratore in diretta di quanto si verifica sul rettangolo di gioco, darà l’imprimatur alla pubblicazione di poche considerazioni che, pur muovendo da quel quarto di partita- farsa giocatasi all’Arechi di Salerno, spaziano in un’area molto più ampia in cui s’intrecciano valutazioni di natura socio-pedagogica e di vana ricerca di ciò che un tempo si definiva ‘senso dello Stato’.

Giorni fa mi è capitato di seguire un breve servizio, offerto da un’emittente televisiva locale, su di un incontro con studenti – tifosi della Salernitana e della Nocerina svoltosi in Prefettura, un luogo una volta considerato austero in quanto espressivo dell’autorevolezza statuale.

Sembra che l’intento fosse quello di predeterminare condizioni favorevoli allo svolgimento sufficientemente sereno dell’incontro di calcio tra le due squadre citate che Tommaso D’Angelo, nell’editoriale di ieri, già raccomandava agli addetti ai lavori di ‘ non chiamarlo derby’.

Le affermazioni proferite al termine di quell’assemblea coi ragazzi, da parte della signora prefetto, non erano per niente riconducibili al tono determinato e fermo della maestrina dalla penna rossa di stampo deamicisiano. Sulla stessa linea comportamentale le risposte date ieri dal signor questore alle puntuali domande di Esposito, direttore di Telecolore.

Per il responsabile dell’ordine pubblico tutto è andato per il meglio. Non ci sono stati morti né feriti. Fa niente che la partita di fatto non si è disputata e che centinaia di cittadini per bene di Nocera Inferiore e di Salerno abbiano dovuto abdicare a favore di chi della violenza minacciata fa l’arma preferita e, di conseguenza, siano stati costretti a prendere atto della sostanziale debolezza dello Stato.

Di sicuro vanno riviste le norme che regolano l’insidiosa materia della violenza negli stadi ma nemmeno si può soccombere per paura di prendere decisioni che, pur con gli innegabili rischi, avrebbero un’indiscutibile valenza pedagogica. Dimostrerebbero, infatti, a seguito di un’intelligente strategia preventiva, che lo Stato c’è e non è disposto a cedere a violenti di professione autoproclamatisi decisori anche se una partita di pallone manzoniamente s’ha da fare oppure no.

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