LA CRISI DEL PARTITO DEMOCRATICO. ALCUNE DOMANDE APERTE AD UN PARLAMENTARE ATTENDIBILE

Salerno, 13 novembre 2013

Ambrogio IETTO

Bonavitacola e il partito democratico

Non ho la fortuna di avere consolidati rapporti con l’onorevole Bonavitacola anche se reciproca buona educazione e comune cultura del rispetto altrui rendono i nostri incontri, piuttosto rari ed essenziali, autenticamente cordiali.

Ho letto sul ‘ Corriere del Mezzogiorno’ di ieri la sua lunga lettera nella quale si ritrovano non pochi rilievi critici nei confronti del partito democratico che, secondo il parlamentare, continua ad oscillare tra la ricercata identità di vera organizzazione di cittadini, aderenti ad un medesimo orientamento politico – istituzionale ed associati per perseguire comuni finalità, e uno stagnante ‘ consorzio di componenti’.

Il testo, in buona parte condivisibile per l’onesta analisi critica, alimenta delle perplessità relativamente all’auspicato ‘ primato della sovranità territoriale’, all’attuale indisponibilità del partito a saper ‘davvero selezionare i gruppi dirigenti per meriti e capacità’ e alla ‘ singolare vicenda d’attualità che lega in termini stringenti ed emblematici il Sud, il Pd, il governo ’ e che ‘ riguarda Vincenzo De Luca ‘.

Ad esser franco a me non convince questa sorta di sillogismo aristotelico che l’onorevole Bonavitacola costruisce per arrivare al caso troppo chiacchierato del doppio incarico ricoperto dal sindaco di Salerno e al presunto patto Letta – Lupi che deliberatamente toglierebbe spazio e potere al primo cittadino, rappresentante del Mezzogiorno nel governo.

Può darsi che questa intesa trasversale effettivamente ci sia stata, offrendo ulteriori motivi a supporto di quanti avvertono sempre più senso di repulsione verso questo modo di fare e di vivere la politica.

Non riesco nemmeno a comprendere il senso dell’invocato ‘ primato della sovranità territoriale’.

Questa espressione cosa significa che De Luca è sovrano nel territorio salernitano e che, quindi, ha diritto e titolo ad essere destinatario di una consistente fetta di potere che gli renda agevole una politica espansionistica verso Napoli e, magari, successivamente verso Roma ?

Non pensa Bonavitacola che anche questo unanimismo dei democratici salernitani intorno alla discutibile figura di Renzi, in verità messa anche da lui in discussione, rappresenti la conferma della presenza nel territorio salernitano di un partito democratico egemonizzato dal pensiero unico e dall’indiscussa leadership di De Luca col quale, comunque, bisogna fare i conti?

Non crede il cortese parlamentare che la politica eccessivamente localistica di De Luca e il suo poco gradevole modo di pronunciarsi sul conto del partito e dell’ incapace dirigenza romana lo condannino irreversibilmente ad un riduttivo provincialismo ?

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