IL RAPPORTO ANNUALE DELLA CARITAS DELL’ARCIDICOESI DI SALERNO

Salerno, 17 novembre 2013

Ambrogio IETTO

Essere poveri oggi

Il dossier statistico sulle povertà e sulle risorse della Caritas Diocesana, presentato ieri in via Bastioni dal responsabile don Marco Russo alla presenza dell’arcivescovo mons. Moretti, nelle percentuali e negli aridi numeri che l’accompagnano offre un quadro complessivo non molto dissimile da quelli che sono i contenuti di analoghi rapporti di respiro nazionale: nel giro di quattro anni gli utenti italiani dei centri di ascolto operanti nelle parrocchie della nostra Arcidiocesi sono passati dal 37 % del 2009 al 58 % del 2012.

E’ questo un primo dato che conferma una tendenza generale collegata direttamente al consolidamento della condizione critica dell’economia nazionale. A chiedere aiuto alla Caritas, sempre tra l’utenza italiana, sono prevalentemente donne ( 32,50 ) contro il 22,8% degli uomini. Il dato conferma la prevalente disponibilità della donna ad assumere il ruolo di ‘ portavoce del disagio dell’intera famiglia’.

Due altri sembrano essere gli indicatori significativi: il grado di istruzione degli utenti italiani raggiunge, tra diplomati dell’ istruzione professionale, della secondaria di secondo grado e laureati, il 25% mentre la percentuale dei separati e divorziati supera decisamente il 15%. Il fatto che ci siano ben 404 laureati solo di nazionalità italiana a bussare con dignitosa umiltà alle porte delle nostre chiese evidenzia quanto sia grave la contenuta e dignitosa sofferenza di costoro che hanno creduto, nel raggiungimento di un più elevato grado di istruzione, la condizione per poterlo trasformare, perseverando nelle rinunce e nei sacrifici, in ascensore sociale.

Queste aride cifre, dietro le quali si nascondono persone dotate di ragione e di provate e convulse dinamiche emotive, sollecitano chi vive migliori condizioni di vita ad interrogarsi sul modo di gestire la personale esistenza e a sforzarsi al fine di dare davvero un senso alla propria quotidianità.

Il nuovo povero può essere il nostro vicino di casa che vede restringere giorno per giorno, sempre di più, i margini della sopravvivenza sua e dei suoi cari e che cerca di offrire, in primo luogo ai propri figlioli, un’espressione facciale che tenti di nascondere preoccupazioni, difficoltà, disagio.

La nostra attenzione, da esprimere soprattutto in termini concreti nel modo più delicato e discreto, allontanando soprattutto ogni tentazione ostentativa, va manifestata anche con un sorriso autentico e con un ‘ buongiorno’ incoraggiante.

Ovviamente questo modo di aprirsi all’accoglienza non basta. Va accompagnato anche con l’impegno assunto con la nostra coscienza a non ricercare il superfluo per noi e per i nostri cari.

Un’esistenza vissuta senza andare alla ricerca di ciò che è effimero e non indispensabile ci fa avvicinare di più e meglio al fratello in sofferenza, consentendogli di cogliere con naturalezza nei nostri occhi un frammento di luce annunciatore di speranza.

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