L’ARCIVESCOVO DI SALERNO MONSIGNOR MORETTI : UN NATALE CON UNA PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA FAMIGLIA SECONDO IL CREDO CRISTIANO

Salerno, 22 dicembre 2013

Ambrogio IETTO

Una donna, un uomo, un Bambino

Gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica non indugiano nel collocare l’Italia tra i Paesi più vecchi del mondo, preceduta in Europa soltanto dalla Germania. Due i fattori che determinano questo risultato: l’elevata sopravvivenza, confortata dalla speranza di vita che in Italia è di 79 anni e 4 mesi per gli uomini e di 84 anni e 4 mesi per le donne, e il calo della fecondità e, quindi, la sempre più marcata diminuzione delle nascite.

Mancano poco più di due giorni al Natale, all’evento straordinario che, segnando in modo indelebile, due millenni di storia e di cultura dell’umanità intera, riconduce l’immaginario di credenti e non alla capanna di Betlemme con una donna dolce e carezzevole, un uomo buono e vigile ed un bimbo tenerissimo appoggiato in una mangiatoia, riscaldato dal foraggio che copre il fragile corpo e dal respiro di un bue e di un asinello. E’ questa l’icona che ha ispirato migliaia di pittori ed altrettanti poeti e scrittori i quali, a questa natività, hanno offerto la dimensione più autentica della personale creatività.

La Chiesa Cattolica identifica il gruppo di tre persone, una donna vergine e madre, un padre putativo e un bimbo, dichiarato nientedimeno figlio di Dio e Redentore dell’umanità, con la Sacra Famiglia.

E’ questo un trio che, sia pure per mezzo di statuine collocate in un paesaggio che allude a quello originale descritto dal Vangelo, alimenta la riflessione di milioni di persone sul significato vero da attribuire all’evento natalizio.

L’arcivescovo di Salerno Monsignor Luigi Moretti, con una prosa semplice, limpida, particolarmente sentita ha voluto sollecitare tutti noi a guardare l’umile mangiatoia, collocata nella grotta – capanna di ogni presepio allestito nelle nostre case e nelle chiese, e ad identificarla come la culla della speranza. Ovviamente il riferimento è al Bambino per eccellenza col quale ‘ è rinato il mondo ’, il ‘Verbo che assumeva la natura umana, dava compimento alle antiche promesse e apriva un nuovo orizzonte per la storia’.

Il Presule desidera che l’abituale colloquio natalizio con la comunità salernitana si soffermi proprio sulla famiglia, ricavando naturale ispirazione dalla famiglia di Nazareth.

C’è nella riflessione episcopale piena consapevolezza dei processi di cambiamento in atto nella società del nostro tempo determinati dall’insicurezza del domani, dalla crisi economica, dalla mancanza di lavoro in particolare per i giovani, da una molto fragile rete di servizi sociali, dalla sostanziale assenza di una politica concretamente ispirata al sostegno e alla salvaguardia della famiglia.

A queste macrocause si aggiungono modelli culturali segnati da diffuso egoismo, da edonismo fine a se stesso, dalla mancata condivisione della pedagogia del sacrificio e della rinuncia, da una visione estremamente flessibile e temporanea dell’unione tra un uomo ed una donna.

Il Natale, nella comune, diffusa antropologia italiana e meridionale, vuole che i componenti del nucleo familiare si ritrovino insieme, recuperando, se possibile, anche i nonni, oggi spesso relegati in solitudine, nel migliore dei casi assistiti da una badante, ahimè anch’essa lontana dalla famiglia d’origine.

Il documento del Vescovo, intelligentemente mediato dai suoi presbiteri, può costituire, almeno nei passaggi più significativi, spunto di riflessione tra quanti hanno la fortuna di ritrovarsi il prossimo 25 dicembre tra emozionati consanguinei.

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