IL LINGUAGGIO DISEDUCATIVO ED AGGRESSIVO DEL SINDACO DI SALERNO

 

 

Salerno, 13 marzo 2014

 

Ambrogio Ietto

 

Le marchette di DE LUCA

 

Pina Picierno, la giovane parlamentare del partito democratico, componente della segreteria nazionale di questo partito e responsabile per i problemi del Sud e della Legalità, si laureò alcuni anni fa in ‘Scienze della Comunicazione’ presso l’ateneo salernitano, discutendo una tesi sul linguaggio di Ciriaco De Mita.

Per certi aspetti fu la sua fortuna perché richiamò la particolare attenzione dell’ex primo ministro irpino che la lanciò di fatto nell’agone politico nazionale.

A mio avviso ella  ha ora un abbondante e variegato materiale documentario per organizzare un master sul linguaggio utilizzato dal suo collega di partito Vincenzo De Luca che fu da lei redarguito lungo il Transatlantico di Montecitorio quando, su incarico dell’arrampicatore Renzi, gli raccomandò di sbrigarsi nello sciogliere  il nodo della stomachevole querelle del doppio incarico.

L’attività formativa sul linguaggio deluchiano dovrebbe essere integrato dalla Picierno anche con un puntuale  approfondimento, nella qualità di responsabile per la legalità, della ricaduta sconcia e diseducativa del vocabolario del suo collega di partito sugli ascoltatori delle sue filippiche televisive e sui pochi vetusti lettori dei quotidiani locali.

A costoro, infatti, è capitato di ascoltare e di leggere più volte, in questi giorni, il termine ‘marchette’, adottato dal sindaco di Salerno per contestare il bando regionale finalizzato all’attribuzione di 300 milioni di fondi europei  aperto ai comuni della regione con una popolazione inferiore ai 50 mila abitanti.

De Luca, manifestando inconscia nostalgia per la stagione delle case chiuse, ha richiamato questo vocabolo che un tempo si identificava col gettone che le povere prostitute di una casa di tolleranza ricevevano dalla tenutaria ad ogni prestazione come riscontro ai fini del compenso cui avevano diritto.

Così, giocando di poco elegante metafora, ha inteso accusare il presidente della regione Caldoro e i suoi collaboratori di essere dei tenutari di un ente erogatore di contributi agli amministratori dei piccoli e medi comuni campani, ben disponibili a prostituirsi per avere tra le mani una manciata di euro.

Isaia Sales, puntuale analista dei comportamenti del suo vecchio compagno delle Frattocchie, spiega le possibili motivazioni che hanno spinto De Luca a bloccare l’intento marchettaro della regione attraverso il ricorso al Tar.

Ne individua almeno tre: rancore verso il mondo per la mancata nomina  ministeriale, mossa strategica finalizzata alla conquista della candidatura a presidente della regione, tradizionale politica tipicamente deluchiana per ottenere risorse in più per la città da lui amministrata.

Viene da chiedersi: ma è indecente ed osceno ipotizzare che anche a lui piace tanto distribuire marchette ?

 

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