ALLA RICERCA DEI TRATTI DISTINTIVI DELLA CITTA’ DI SALERNO

 

 

Salerno, 17 aprile 2014

 

Ambrogio IETTO

 

LA “ SALERNITANITA’ “ del RETTORE EMERITO RAIMONDO PASQUINO

 

L’altro giorno  il ‘ Corriere del Mezzogiorno’ ha ospitato due contributi di Gabriele Bojano che raccolgono  impressioni – valutazioni su Salerno da parte del rettore emerito della nostra Università Raimondo Pasquino e del prof. Emilio D’Agostino, docente presso lo stesso ateneo.

Non  entro nel merito di quanto ha dichiarato il secondo con tono fortemente dispregiativo nei riguardi della città che lo ospita. Per sua e anche  per mia fortuna, non  rientrando nella molto esile lista dei suoi pochi ‘amici veri’ costituita  a Salerno in numero molto contenuto tanto da poter essere quantificata in non più delle ‘dita di una mano’, posso evitare la polemica con uno dei troppi docenti della nostra università che hanno  preferito molto spesso pontificare in quel di Fisciano, evitando di contribuire in città ad alimentare il senso di cittadinanza attiva e ponendosi, così, sul medesimo piano dell’intellighenzia partenopea ormai assuefatta da decenni  ad assistere all’inevitabile declino politico e culturale del capoluogo di regione.  Desidero, invece, esprimere qualche considerazione su quanto ha affermato Pasquino che, in termini radicalmente opposti, ha giudicato Salerno ‘ vivibilissima’, e così ‘gradevole’ tanto da identificarla con non celato orgoglio con la ‘ sua città’.

Che l’emerito rettore abbia avuto un ruolo determinante nella strutturazione e nella conduzione del nostro ateneo è sotto gli occhi di quanti hanno avuto modo di visitare attentamente  il Campus di Fisciano.

Che il suo impegno a salvaguardia della molto dignitosa attività di ricerca e di studio, in atto presso i diversi Dipartimenti, sia stato costantemente riconosciuto e favorevolmente apprezzato presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, anche questo è  un dato ben noto nell’ambiente accademico italiano.

Che la sua azione, finalizzata all’ ampliamento   delle due strutture di Fisciano e di Baronissi  e alla dotazione di una pluralità di servizi di supporto,  sia stata costante, determinata e produttiva, è universalmente considerato un fatto acquisito.

Anche per l’istituzione e per l’avvio della Facoltà di Medicina e Chirurgia Pasquino si è adoperato nel migliore dei modi possibili, interagendo in modo costruttivo ed intelligente coi referenti parlamentari e coi pubblici amministratori.

Lo stesso  tono fermo  utilizzato nella vicenda della designazione del manager del ‘Ruggi d’Aragona’ ha fatto comprendere a chi di dovere che l’ateneo non sarebbe stato disponibile ad assumere sul delicato problema una posizione tacitamente soccombente.

Anche il rettore emerito, però,come ognuno di noi, ha commesso un errore piuttosto grave e per niente confermativo della sua ‘ salernitanità’: egli ha proposto ed ottenuto dal Consiglio di amministrazione dell’ateneo che la piazza antistante la struttura che ospita il Dipartimento di Medicina e Chirurgia  fosse intitolata al compianto mio amico Pietro Passamano, già segretario generale della Cisl di Salerno.

Questa nota di dissenso è particolarmente sofferta per il rispetto che la nostra  antropologia meridionale impone nei riguardi di quanti sono transitati a migliore vita. Sia ben chiaro: a Pietro Passamano poteva essere dedicato altro spazio disponibile, in particolare, all’interno del Campus di Fisciano. Egli avrebbe meglio goduto, dal mondo dei giusti, del ricordo degli estimatori terreni se il suo nome fosse stato coniato, ad esempio, in prossimità delle residenze per gli studenti, avendo  ben maturato in vita, nelle vesti di attento sindacalista, il concetto di ‘ diritto allo studio ’.

Vedergli attribuita proprio l’agorà antistante il Dipartimento di Medicina e Chirurgia ha significato annullare di fatto la referenza culturalmente e storicamente più solida che giustificò a suo tempo l’emissione del decreto ministeriale istitutivo della Facoltà.

Questa considerazione e questo richiamo storico-culturale furono espressi esplicitamente  dallo stesso ministro firmatario Letizia Moratti nel salone di rappresentanza del Ministero  in occasione della cerimonia ufficiale dell’istituzione di Medicina alla presenza della deputazione parlamentare del salernitano, dello stesso rettore Pasquino, del presidente pro- tempore della regione Bassolino, di Villani, presidente all’epoca dell’Amministrazione Provinciale, e del sindaco di Salerno Mario de Biase.

In quella giornata  fummo tutti orgogliosi della Scuola Medica Salernitana, di Costantino l’Africano, del vescovo Alfano, di Trotula De Ruggiero, di Costanza, di Rebecca, di Abella e delle altre donne – medico di quella nostra straordinaria stagione culturale e politica.

Così orientandosi ci sarebbe stata solo la difficoltà della scelta della denominazione da considerare più rappresentativa.

Sembra riflessione scontata sottolineare che, anche denominando quello spazio semplicemente ‘Piazza Scuola Medica  Salernitana’, sarebbe stata offerta alle generazioni future una provocazione culturale  interessante e coerente  con l’espressione ‘Hippocratica Civitas’ richiamata da sempre nel logo ufficiale dell’ateneo.

 

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