LA CELEBRAZIONE DEL VENTICINQUE APRILE RICHIAMA ALLA MENTE ANCHE L’INSOPPRIMIBILE VALORE DELLA LIBERTA’

 

Salerno, 24 aprile 2014

 

Ambrogio IETTO

 

LIBERTA’ di SCRIVERE

 

Domani venerdì 25 aprile ricorre l’Anniversario della liberazione d’Italia:trattasi di una ricorrenza-simbolo della fine non solo del secondo conflitto mondiale ma anche del ventennio fascista e dell’occupazione , da parte della Germania nazista, del territorio nazionale.

Il richiamo di questo evento storicamente rilevante, al di là delle possibili, differenti interpretazioni che si sono date e che continuano a darsi muovendo da pregiudiziali di esclusiva matrice ideologica, alimenta nella mente di molte persone una riflessione sulla libertà, sulla capacità di autodeterminarsi nel pensare e nell’agire, decidendo secondo fini consapevolmente valutati e scelti senza costrizione della personale volontà.

E’questo un bene supremo opportunamente ripreso dai nostri Padri Costituenti che all’articolo 21 vollero codificarlo come uno dei principi essenziali della democrazia: “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure “.

La manifestazione libera del proprio pensiero fa correre il rischio, a chi ne fa uso, di essere etichettato come soggetto oppositore o sostenitore di questa o di quella linea politico – amministrativa, di questo o di quel personaggio pubblico deputato, grazie al consenso popolare, al governo di una pubblica istituzione.

Capita, così, anche a chi scrive, incontrando occasionalmente un conoscente, di essere qualificato come  ‘antideluchiano’. E’ questo un modo assolutamente riduttivo di valutare il pensiero e lo scritto altrui soprattutto quando è ben nota l’estraneità assoluta ad un’aggregazione partitica o ad un movimento di opinione.

Un elemento certo è offerto dal fatto  che si è organicamente ospitati su di un quotidiano locale che raccoglie e pubblica idee e posizioni diverse a condizione che le stesse siano redatte ed espresse nel rispetto prioritario della dignità della persona oltre, ovviamente, del codice penale.

I contributi  pubblicati, tranne che non si tratti di un evento celebrativo o della necessità di ‘ entrare dentro’ una notizia che ha forte ricaduta sul pubblico dei lettori, sono di spontanea iniziativa  dell’ideatore-redattore e godono della fiducia di un direttore responsabile coraggioso e creativo.

L’etichetta ‘antideluchiana’ può essere giustificata soltanto dal fatto che il sindaco di Salerno è così fertile, colorito ed aggressivo nel linguaggio da offrire ricorrenti spunti e doviziose provocazioni a quanti si dilettano, come chi scrive, ad evidenziarne noiose ed esagerate ripetitività, sproporzionate comparazioni, affermazioni troppo spesso volontariamente false, offese gravi, gratuite e generiche,  verbosità eccessiva, unilaterale ed allergica ad ogni forma di garbata interlocuzione.

Questi limiti si accompagnano ad un concetto molto personale di libertà e di democrazia per niente prossimo all’elaborazione  di Piero Gobetti che l’onorevole De Luca spesso richiama quale una delle intelligenze significative della personale formazione.

Gobetti, estimatore di Salvemini e di Prezzolini, allievo di Einaudi, considerava “ la politica come forma di educazione “. Non è ardito pensare e scrivere che il pensiero e l’agire di De Luca non abbiano nulla di pedagogico: portatore di pensiero unico, determinato al massimo nel portare avanti iniziative che sono solo frutto della personale elaborazione, padre – padrone dei componenti della giunta comunale, elargitore di incarichi contestualmente arricchiti dalla sottoscrizione, da parte del destinatario, della lettera di dimissioni con data in bianco. Chi più ne ha più ne metta!

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