Archivio per giugno, 2014

LA SCUOLA PRIMARIA ITALIANA PIANGE IL SALERNITANO RENATO D’ANGIO’ GIA’ SEGRETARIO NAZIONALE DEL SINDACATO SINASCEL – CISL

22 giugno 2014

Salerno, 22 giugno 2014

Ambrogio IETTO

IN RICORDO DI RENATO D’ANGIO’

Inizio degli anni Settanta: eravamo un po’ tutti presi dall’entusiasmo che la Contestazione giovanile  aveva comunque alimentato anche nel mondo della scuola. Eletto nel 1969 al Consiglio Superiore della Pubblica istruzione in rappresentanza dei maestri italiani, unitamente ad altri colleghi, alcuni dei quali non sono più di questo mondo, valutammo la necessità/opportunità di determinare un ricambio nella conduzione del Sindacato Nazionale della Scuola Elementare ( Sinascel ) che, anche in provincia di Salerno, costituiva l’organizzazione sindacale maggioritaria della scuola  anche grazie alla consolidata sua adesione alla Cisl. L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC ), che rappresentavo a Salerno, guidata prima da Maria Badaloni e subito dopo da Carlo Buzzi, entrambi approdati a ruoli governativi nella qualità di Sottosegretari di Stato alla Pubblica istruzione, considerava il Sinascel – Cisl la sede privilegiata per gli insegnanti, i direttori didattici  e gli ispettori scolastici di formazione cristiano – cattolica sensibili ad una scuola democratica, partecipata, aperta ai bisogni del fanciullo da porre al centro dell’azione pedagogico – didattica per favorire, in applicazione dell’articolo 3 della Costituzione, il superamento delle disuguaglianze sociali prodotte da negativi fattori socio – economici e culturali.

L’avvicendamento da produrre all’interno del Sinascel – Cisl di Salerno presupponeva l’individuazione di un collega convinto assertore del messaggio innovativo contenuto nei decreti delegati del 1974. Presso la scuola elementare ‘ Vicinanza’ del Capoluogo da alcuni anni operava, con solido retroterra culturale ed  apprezzata saggezza educativa, il maestro Antero Calabria originario di Casalbuono che mi parlò in termini molto lusinghieri di un collega suo compaesano e mio coetaneo, già iscritto al sindacato e desideroso di impegnarsi con entusiasmo e competenza all’interno dell’organizzazione.

Così incontrai Renato, entrando subito in piena consonanza tanto da invitarlo subito a pranzo a casa mia. Dopo pochi giorni il congresso provinciale del Sinascel – Cisl legittimò l’affidamento alla sua persona della massima responsabilità politica e gestionale dell’organizzazione mentre a me, direttore di didattico a Vallo della Lucania, il consiglio scolastico provinciale, massimo organo neo – costituito di democrazia scolastica a livello provinciale, volle unanimemente affidare  la presidenza col pieno, dichiarato appoggio della Cisl, della Cgil, dell’Uil e dello Snals. D’Angiò vi entrò a far parte a seguito del successo elettorale che aveva ottenuto tra gli insegnanti di ruolo della scuola elementare dell’intera provincia.

Per Renato, attento osservatore delle dinamiche particolarmente vivaci che caratterizzarono il quadro socio – politico del Paese negli anni Ottanta, prese avvio un fortunato cammino verso compiti e responsabilità di respiro nazionale all’interno dell’organizzazione. Vice – segretario nazionale nell’esecutivo  retto dal genovese Sandro Zanin, nel congresso nazionale del 1985, celebratosi sulla splendida spiaggia di Capo Boi di Villasimius in Sardegna, fu possibile, grazie soprattutto alle sue qualità di intelligente mediatore, dar vita  ad una fortunata cordata dei delegati dell’intera area centro – meridionale che determinò la sua elezione a segretario generale nazionale.

Assurse, così, alla guida della più grande organizzazione sindacale dei maestri italiani fino al 1993, affrontando stagioni delicate e favorevoli di contrattazione ( 1988 ) e di radicali processi di cambiamento del sistema scolastico italiano con particolare riferimento proprio alla scuola primaria.

Coi ministri  Bodrato e Falcucci fu possibile licenziare  gli ottimi programmi   per la scuola elementare del 1985 e, successivamente, con l’apporto determinante di Carlo Buzzi, presidente nazionale dell’AIMC, e del collega direttore didattico onorevole Beniamino Brocca, sottosegretario di Stato alla Pubblica Istruzione, Renato D’Angiò potette dare l’assenso definitivo, per conto del Sinascel – Cisl, alla legge n. 148 del 5 giugno 1990 che, al comma terzo dell’art. 4, stabiliva l’istituzione dei moduli organizzativi, introducendo la pluralità dei docenti.

Per il conterraneo fu una grande vittoria sia all’interno del movimento sindacale sia per la specifica affermazione della realtà magistrale: grazie a quella norma entrarono nei ruoli non meno di 50.000 insegnanti di scuola elementare.

In gennaio – febbraio dello stesso 1990 ci eravamo ritrovati in seno alla Conferenza Nazionale della Scuola, voluta dal ministro dell’epoca Sergio Mattarella, con ruoli apparentemente diversi ma entrambi funzionali al miglioramento complessivo della qualità dell’istruzione:  Renato nella responsabilità di segretario nazionale del più grande sindacato dei maestri ed io, presidente dell’Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione ed Aggiornamento Educativi della Campania (Irrsae ),  in rappresentanza della Conferenza nazionale dei Presidenti di quegli istituti.

Ci abbracciamo con gli occhi lucidi entrambi.

Al termine del mandato sindacale Renato fu designato alla presidenza dell’Ente Nazionale di Assistenza magistrale (ENAM ). Per D’Angiò fu un’esperienza di vita e di impegno professionale non proprio esaltante come quella di sindacalista.

Cominciava il buio per la scuola italiana ed anche per i docenti.

Qualche tempo fa, grazie ad Antonietta Cantillo, dirigente dell’istituto pluricomprensivo di Montesano sulla Marcellana, in occasione di un convegno di studi, fu possibile incontrarci  per l’ultima volta nella sua terra che egli amava tanto.

Lo invitammo a prendere la parola. Fu contento e partecipò con la consueta pacatezza le sue considerazioni sullo stato della scuola in Italia.

Gli occhi, però, non erano più quelli vivaci e pronti di una volta. Sorella morte cominciava  a corteggiare l’antico amico, l’intelligente interlocutore di mille convegni e simposi.

UNA RAPIDA LETTURA DELLE TRACCE DEI TEMI CONIATE PER GLI ESAMI DI MATURITA’ 2014

19 giugno 2014

 

Salerno, 19 giugno 2014

Ambrogio IETTO

Tema scritto, prova di maturità

I commissari preposti agli esami di maturità ben operano se, in sede di valutazione finale, tengono  conto, in modo particolare, di quanto prescritto dal comma 5 dell’articolo 1 del decreto legislativo n. 226/2005 che richiama il profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione.

Questo documento evidenzia che, indipendentemente dai percorsi di studio compiuti, l’allievo, al termine del quinquennio della scuola secondaria di secondo grado, unitamente alle conoscenze disciplinari ed interdisciplinari ( il sapere ), alle abilità operative apprese ( il fare), alle azioni e alle relazioni interpersonali intessute ( l’agire ), che nell’insieme danno sostanza alle competenze, manifesti anche consapevolezza delle proprie capacità ed aspirazioni, elabori, esprima ed argomenti le proprie idee ed opinioni, viva con senso critico i processi di cambiamento in atto, padroneggi gli strumenti espressivi ed argomentativi e dimostri di essere in grado di partecipare al dibattito culturale.

Il compito scritto di italiano, assegnato ieri ai maturandi, da sempre costituisce la prova più attendibile in grado di offrire ai valutatori   aspetti distintivi della personalità di ciascun candidato.

Le diverse tracce offerte all’attenzione degli esaminandi, ad avviso di chi scrive, si collocano tutte dentro le finalità perseguite dai diversi indirizzi dei licei, degli istituti tecnici e dei professionali.

Così, muovendo dalla tipologia A, può destare sorpresa che ad essere analizzato sia un brano poetico, “Ride la gazza, nera sugli aranci “, di Salvatore Quasimodo e non l’atteso brano di prosa sicuramente più agevole per gli allievi. La poesia fa parte della raccolta ‘ Ed è subito sera ‘ che il poeta siracusano, deceduto drammaticamente ad Amalfi nel 1968, pubblicò nel 1942.

I motivi richiamati sono non solo suggestivi ma anche espressivi di esuberanza vitale: la dimensione ludica propria della fanciullezza e la vivace interazione comunicativa con la natura tipica siciliana. Così il vento del sud, portatore del profumo  intenso  e gradevole del fiore degli agrumi, è in grado di spingere la luna ‘ dove nudi dormono fanciulli’, di incentivare la corsa del puledro, di allargare le onde del mare, di sollevare le nuvole dagli alberi. I maturandi erano sollecitati soprattutto a commentare nell’insieme il testo  dal punto di vista del contenuto e della forma.

La redazione del ‘ saggio breve’ o di ‘ un articolo di giornale’ ( tipologia B ) poteva riguardare l’ambito artistico  – letterario, quello socio – economico, lo storico – politico e il tecnico – scientifico. Quindi si offriva anche, per la tipologia C, il tema di argomento storico e quello di ordine generale ( tipologia D ).

La possibilità di scelta, come sempre, risultava molto ampia.

Il saggio breve o l’articolo di giornale riguardante l’ambito artistico – letterario era centrato sul valore e sul significato del dono: tra i documenti  una delle 11 scene conservate nell’oratorio di San Silvestro a Roma e raffigurante la ‘ donazione di Costantino’ fermamente giudicata falsa dall’umanista Lorenzo Valla e ripresa da Dante nel XIX canto dell’Inferno e da Ariosto nel 34° canto dell’Orlando Furioso. Le altre due raffigurazioni: un quadro del pittore francese J. L. David che riprende Antioco,  profondamente innamorato della matrigna Stratonice, che gli viene ceduta in sposa dal vecchio padre Seleuco, e il quadro ‘Adorazione dei Magi’ del Parmigianino.

I testi di letteratura, sempre sul tema del dono, ripropongono il suggestivo brano di Grazia Deledda ‘ Il dono di Natale’, un passo di W. Adorno che identifica la vera felicità del donare con l’immaginazione della felicità del destinatario, ed altri tre brani tra i quali il dono al tempo di Internet ( Aime – Cossetta ), la donazione di un organo fatta solo per ‘ la gioia di aiutare sconosciuti’ ( M. Anspach ) e il dono ‘ quale movimento asimmetrico che nasce da spontaneità e libertà ‘ tratto da ‘Dono. Senza Reciprocità’ del cristiano laico Enzo Bianchi, religioso della Comunità monastica di Bose.

Anche per l’ambito socio – economico molto doviziosa la documentazione sul tema delle  ‘ nuove responsabilità’  tra la protezione della natura e dell’ambiente, il tasso di crescita della popolazione mondiale, il dovere di aprire uno spazio all’altro, ad un mondo diverso dal nostro, l’acquisizione di una cittadinanza mondiale.

L’ambito storico- politico sollecitava ad una sistematica riflessione su violenza e non violenza, ‘ due volti del Novecento’ e, per il settore tecnico – scientifico, l’approfondimento della non secondaria questione della tecnologia ‘ pervasiva’ che tende a diffondersi e che affronta in particolare il rapporto della tecnica con l’uomo.

Infine ( tipologia C ) l’argomento storico focalizzato sulle differenze tra l’Europa del 1914 e l’Europa di oggi, un raffronto da compiere sulle forme istituzionali degli Stati principali, sui rapporti fra cittadini ed istituzioni, sui rapporti fra gli Stati europei e fra l’Europa e il resto del mondo.

Un brano scritto nel gennaio scorso su ‘Il Sole 24 Ore’ dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano costituisce la traccia di ordine generale ( tipologia D ). Riguarda le periferie, anelli deboli delle città, per le quali occorre ‘ una gigantesca opera di rammendo’ in quanto costituiranno i centri urbani ove vivranno i nostri figli.

Dunque ampie opportunità di scelta per i nostri maturandi e prove straordinariamente significative per ricavare tratti distintivi dell’identità e del livello di autonomia critica di ognuno di loro.

 

UN SINDACATO, PER QUANTO MAGGIORITARIO, NON PUO’ CHIEDERE ED OTTENERE L’INTITOLAZIONE DI UNA PIAZZA O LA CONCESSIONE DI UNA LAUREA HONORIS CAUSA

14 giugno 2014

 

Salerno, 14 Giugno 2014

Ambrogio IETTO

Non si patteggia sulla cultura

Chi scrive ha il dovere di chiarire subito che non ha nulla di pregiudizialmente negativo nei confronti della Cisl e del suo segretario nazionale Raffaele Bonanni  che lunedì prossimo riceverà, presso il Campus di Fisciano, la laurea honoris causa  concessagli dalle autorità accademiche del nostro ateneo.

Anzi non ha difficoltà a ricordare a se stesso di avere militato in questo sindacato per almeno quarant’anni dei quarantasette spesi al servizio dell’istruzione pubblica.

Le considerazioni espresse nel merito su questo Blog riguardano esclusivamente la mancata rispondenza del profilo professionale e scientifico del segretario della Cisl col dettato ancora vigente dell’art. 169 del Testo Unico approvato con regio decreto n. 1592 del 1933. La norma, infatti, prescrive che “ la laurea ad honorem può essere conferita soltanto a persone che, per opere compiute o per pubblicazioni fatte, siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà o Scuola per cui è concessa “.

Le opere anche degne compiute da Bonanni per lunga, consolidata prassi avrebbero potuto o potrebbero trovare ampia considerazione in sede politica con l’offerta speciale di una medaglietta parlamentare. La lista dei cislini premiati così, per il loro passato sindacale,  è già folta: da Bruno Storti a Vito Scalia, da Luigi Macario a Pierre Carniti, da Sergio D’Antoni a Savino Pezzotta e, non ultimo, a Franco Marini a cui fu attribuita addirittura la seconda carica dello Stato come presidente del Senato.

Ovviamente questa consuetudine è stata seguita anche dalla Cgil coi Luciano Lama e i Fausto Bertinotti, eletto a suo tempo presidente della Camera dei Deputati, e dalla stessa Uil con Giorgio Benevenuto ed altri. Essere, però, destinatario di laurea honoris causa è ben altra cosa.

E’ pur vero che questo riconoscimento, un tempo ambito, va svalutandosi.

Che Vasco Rossi, Ivana Spagna, Valentino Rossi, Michele Mirabella siano stati destinatari di una simile onorificenza può risultare un po’ fuori dall’ordinario ma che a Roberto Benigni ne siano state concesse ben nove  appare non solo esagerato ma anche fuori luogo.

Le precisazioni avanzate da Guglielmino, portavoce di Raffaele Bonanni, confermano indirettamente un avvenuto patteggiamento tra i quadri Cisl e le autorità accademiche dell’Università degli Studi di Salerno che avevano già ceduto sull’intitolazione della piazza antistante il Dipartimento di Medicina e Chirugia, al Campus di Baronissi.

Se rigoroso ed indiscutibile è stato l’iter procedurale che ha portato alla scelta operata dal Senato Accademico molto singolare appare che la proposta sia partita dal Dipartimento di cui era in precedenza responsabile il rettore Tommasetti, destinatario a sua volta, in sede di spareggio elettivo, del numericamente consistente numero di voti ‘marca Cisl’ trasferiti dal candidato Piccolo, ora pro – rettore vicario, al suo nome.

Il sindacato ha ben altri compiti di rappresentanza, di proposta e di tutela dei diritti dei propri iscritti. Patteggiare sulla cultura, sulla scienza, sui saperi significa contribuire inesorabilmente al generale processo di scadimento etico e di compromissione qualitativa della ricerca e delle correlate competenze.

FA DISCUTERE NON POCO LA CONCESSIONE DELLA LAUREA HONORIS CAUSA A RAFFAELE BONANNI, SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL

12 giugno 2014

 

Salerno, 12 Giugno 2014

Ambrogio IETTO

Università : quale cultura ?

 

Finalmente si legge un documento sottoscritto da circa 160 docenti dell’ateneo salernitano che  non ritengono  “le opere e le pubblicazioni”di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl e destinatario della Laurea Honoris Causa su ‘Consulenza e management aziendale’, concessagli dalle autorità accademiche e da conferire il 16 giugno prossimo, “ per valore culturale – artistico, economico – sociale o tecnico scientifico riconosciute ed apprezzate a livello nazionale ed internazionale , in particolare sotto  il profilo dell’innovatività e, pertanto, non meritano il conferimento della Laurea “.

Inoltre i sottoscrittori trovano “singolare larga parte dell’impianto delle motivazioni approvate dal Senato Accademico in quanto frutto di forzature e spesso privo di fondamento “.

Il documento ricorda ancora che “ la Laurea Honoris Causa è un titolo accademico onorifico che l’Università conferisce soltanto a ‘ persone che, per opere compiute o pubblicazioni fatte , siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà per cui è concessa”.

La presa di posizione assunta dai firmatari del documento scuote almeno in parte la dormiente realtà accademica del nostro ateneo che preferì tacere su un’altra indegna operazione che vide protagonista sempre la struttura della Cisl Università.

Nell’ottobre scorso, infatti, si consumò un altro peccato grave a danno della cultura e dell’identità salernitana. Chi scrive fu l’unico ad esprimere riserve, sul quotidiano “ Cronache del Salernitano “ e sul Blog www.ambrogioietto.com, sull’avvenuta intitolazione della piazza antistante il Dipartimento di Medicina e di Chirurgia, presso il Campus di Baronissi, al compianto Pietro Passamano, defunto padre del segretario generale della Cisl Università Pasquale Passamano.

La riflessione espressa risultava autenticamente sofferta perché manifestata da un amico del destinatario dell’intitolazione cui poteva essere attribuito analogo riconoscimento in altra location di uno dei due Campus e non all’altezza della sede ufficiale di una Facoltà istituita, per volere del ministro dell’epoca Letizia Moratti, soprattutto perché   in linea di continuità storico – culturale con la Scuola Medica Salernitana.

La cerimonia pro – Passamano, svoltasi il 15 ottobre 2013 alla presenza del rettore uscente Raimondo Pasquino e del neo – eletto Aurelio Tommasetti, ebbe come ospite ufficiale proprio Raffaele Bonanni che, rivolgendosi ad entrambi nel corso del suo intervento, solennemente affermò: “ Siete un modello per il Sud“.

Mancano fonti da giornalismo d’inchiesta per sostenere che in quell’occasione fu anticipata la possibilità di concedere una particolare testimonianza anche a Raffaele Bonanni.

Si sa, però, che il consistente pacchetto di voti attribuiti nelle precedenti fasi al prof. Antonio Piccolo fu travasato a favore di Tommasetti che raggiunse quota 646 mentre il finalista prof. Annibale Elia ne ricevette 468. Gli iscritti e i simpatizzanti Cisl, che avevano sostenuto Piccolo, furono sollecitati da speciali agit – prop cislini a trasferire i propri suffragi a favore di Tommasetti.

Successivamente a Piccolo è andata la gratificazione di pro rettore vicario.

Una corretta interpretazione del sillogismo aristotelico consentirebbe di avere idee  più chiare al riguardo. Per quanti desiderano ampliare le personali conoscenze sull’attività di management aziendale e sulla produzione scientifica di Raffaele Bonanni, destinatario di Laurea Honoris Causa, possono alfabetizzarsi sul sito cinquantamila. corriere.it/story. Qui troveranno una scheda aggiornata redatta da Giorgio Dell’Arti che sarà inserita nell’opera in preparazione dal titolo “ Catalogo dei viventi “.

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