IN CERTI CONTESTI C’E’ UN FONDAMENTALE BISOGNO DELL’INNO DI MAMELI

 

Salerno, 28 luglio 2014

 

Ambrogio IETTO

Grazie Nibali

 

E’ possibile che anche una breve nota di commento alla meritata vittoria conquistata da Vincenzo Nibali al tour de France corra il rischio di essere stancamente collocata tra le manifestazioni di un’obsoleta retorica e di una superata enfasi.

Strano popolo il nostro.

Si vive il lungo percorso propedeutico alla partecipazione della nazionale di calcio ai mondiali con comprensibile ansia come si elaborano, con non celata trepidazione, calcoli anche un po’ complicati per far aumentare il tasso di probabilità e di speranza per superare primo e secondo turno ed accedere così alla fase finale.

Questa condizione psicologica individuale e collettiva va compresa e, per certi aspetti, anche condivisa a causa del sempre più crescente fenomeno che contraddistingue il gioco del calcio in dimensione planetaria. Ancora ieri l’altro il napoletano di Frattamaggiore Lorenzo Insigne si interrogava sulle considerazioni intrecciatesi nel corso della fase post-mondiale in fatto di responsabilità, aggiungendo che quando si perde ad essere chiamata in causa è l’intera squadra e non la componente giovanile di essa o quella dei blasonati.

Nello sport del ciclismo l’apporto dei colleghi di squadra è prezioso e Nibali, nel leggere il testo delle previste dichiarazioni ai Campi Elisi, ha manifestato l’accorato senso di gratitudine nei riguardi di quanti hanno collaborato al suo successo.

Resta determinante, però, il ruolo svolto dal protagonista, il disegno da lui delineato ad inizio di stagione quando non escluse l’eventualità di poter realizzare il sogno concludendo il tour con la conquista della maglia gialla.

Quell’obiettivo si collocava a sua volta in linea di continuità con un più ampio e delicato progetto di vita che lo spinse a diciotto anni a lasciare Messina e a raggiungere quella terra di Toscana, decisamente più favorevole soprattutto dal punto di vista dei supporti tecnici e del sostegno di una comunità da sempre particolarmente sensibile allo sport della bici.

E allora quei tricolori sbandierati ieri in tutta l’area dell’Arco di Trionfo, quell’inno di Mameli diffuso dagli altoparlanti lungo la Senna assumono un significato particolare soprattutto se considerati sfondo ed accompagnamento musicale dell’espressione facciale di questo ragazzo meridionale, compostamente commosso, che deve alla sua tenacia, ad una volontà ferrea, alla fatica fisica e mentale sostenuta, alla cultura del sacrificio e della rinuncia praticata il traguardo raggiunto.

E che questo giovane sia un meridionale della Sicilia non fa retorica a conferma che tratti distintivi e significativi dell’identità della persona sono presenti al Nord e al Sud d’Italia e in ogni angolo del mondo.

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