De Luca nei panni di San Matteo.

3 Agosto 2014

Ambrogio IETTO

DIO E CESARE

La querelle scaturita dalle dichiarazioni espresse dal sindaco De Luca in occasione dell’incontro voluto con alcuni responsabili delle paranze che, per tradizione consolidata, seguono la processione del Santo protettore della città in programma il prossimo 21 settembre, credo rappresenti un test abbastanza indicativo della fase calante che ormai contraddistingue il percorso politico del primo cittadino. La critica da lui espressa nei riguardi della ‘direttiva’ elaborata dall’Arcivescovo Mons. Moretti conferma, purtroppo, il mantenimento di una logica e di conseguenti comportamenti incompatibili con una cultura rispettosa di corretti rapporti interistituzionali. Non è la prima volta che De Luca invia messaggi provocatori nei riguardi del temporaneo titolare della Curia salernitana. Molti di noi ricordano il polemico saluto che egli rivolse pubblicamente a Monsignor Pierro subito dopo la vittoriosa sua ascesa a Palazzo di Città. Poco dopo non solo ammorbidì il suo messaggio ricattatorio verso il Presule ma si adoperò in tempi brevissimi per la concessione a lui della cittadinanza onoraria e per la presentazione ufficiale nel Salone dei Marmi dell’allocuzione redatta da Mons. Pierro in occasione della Quaresima. La successiva ostentazione vescovile dell’appartenenza al partito del Sindaco, recandosi a votare per le primarie al seggio funzionante presso il cinema Augusteo, sigillò ufficialmente non solo un patto di non belligeranza ma l’avvio di una costruttiva e feconda intesa tra Palazzo di Città e via Roberto Il Guiscardo. L’arrivo a Salerno di Monsignor Luigi Moretti è stato salutato da De Luca con atti riguardosi e con significative manifestazioni di disponibilità. Il Salone dei Marmi e lo stesso parterre del teatro Ghirelli sono diventati ambienti privilegiati per manifestazioni pubbliche importanti volute dalla Curia salernitana che avrebbe potuto ben utilizzare, per queste stesse occasioni, una location solenne e centrale come il Salone degli Stemmi. Ma si sa qual è la strategia deluchiana identificabile con la captatio benevolentiae.E i presuli sono soggetti più di altre figure istituzionali ad una delicata, subdola opera di corteggiamento. Mons. Moretti, assegnato a Salerno con prioritari compiti di riorganizzazione del governo curiale, ha dedicato la fase iniziale del suo episcopato ad una lunga attività di osservazione non episodica ma sistematica del contesto esterno ed interno a via Roberto il Guiscardo. La stessa ‘ direttiva’ sull’organizzazione e sullo svolgimento delle processioni ha tenuto conto di come le stesse si tenevano nei diversificati ambienti di un’arcidiocesi vasta e variegata, frutto di un processo di fusione aggregativa di realtà ecclesiali maturate in contesti antropologici segnati da tradizioni plurisecolari. Acerno e Campagna sono Chiese locali contraddistinte da percorsi storici assolutamente diversi da quelli molto recenti dell’area di Battipaglia – Bellizzi e Pontecagnano o da quelli già consolidati delle parrocchie dei Picentini o della Valle dell’Irno oppure delle appendici irpine di Montoro e di Solofra. Una ‘ direttiva’ detta delle linee generali orientate a salvaguardare il messaggio sacro che una manifestazione esterna di fede deve pur esprimere. La fermata e il presunto inchino della statua di San Matteo all’altezza dei gradoni di Palazzo di Città hanno voluto rendere in passato, in modo distorto, la famosa espressione coniata sul panno ‘Salerno è mia e la difendo’. De Luca, nell’ evanescente accentuazione del personale suo senso di autostima, identificandosi sempre più con la città, ha costruito in mente sua un sillogismo di marca aristotelica che l’ha portato ad identificarsi col Santo Protettore. Di conseguenza non ha accettato disposizioni generali del Presule non dirette specificamente a lui ma rispondenti, nello stesso tempo, anche al suo caso. Si sa bene che una componente numericamente non secondaria dei cittadini e dei forestieri disseminati lungo l’itinerario programmato della processione del 21 settembre si trasforma in una sorta di umano applausometro, attento a rilevare e a comparare l’entità dei battimani rivolti al vescovo e al sindaco del quale raccoglie anche il saluto gestuale e sorridente rivolto ai propri fan sistemati dietro le transenne o affacciati ai balconi degli edifici prospicienti le strade attraversate. L’uso strumentale anche di queste disposizioni vescovili, più che riguardare un’inesistente disputa tra ciò che coinvolge Dio e ciò che tocca a Cesare, conferma, purtroppo,l’emergere di una preoccupante stagione di infantilismo politico.

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