LA STRAGE DI SILLA DI SASSANO E GLI INEVITABILI INTERROGATIVI DEL DOPO

Salerno, 29 settembre 2014

Ambrogio IETTO

Quanti interrogativi sulla tragedia di Sassano

La tragedia di Silla di Sassano per il numero e l’età delle vittime e, soprattutto, per come essa è stata generata non può porsi soltanto come oggetto di cronaca dal rilievo nazionale e di sconcerto più o meno generale.
Essa si accompagna ad una serie di domande che possono avere anche uno spaccato di stampo sociologico ma che riguardano essenzialmente la personalità del conduttore della potente auto e il contesto in cui la sua identità è maturata e si è consolidata.
La considerazione ovvia riguarda, in primo luogo, il comprensibile modo di trascorrere il pomeriggio di una domenica di settembre in una delle borgate più vivaci del Vallo di Diano per spirito di iniziativa dei suoi abitanti e per il fiorente sviluppo che nel tempo ha contraddistinto, in particolare, il comparto della produzione casearia.
Che un simpatico gruppo di ragazzi, tutti appassionati di calcio, si soffermi dinanzi ad un accorsato bar di paese e discuta sui risultati delle partite che arrivano man mano per il tramite dei canali televisivi, è spettacolo consueto in un mite pomeriggio di settembre e anche suggestivo soprattutto perché alimentato da diversità di opinioni e da vivacità giovanile. Ma che in quelle stesse ore un loro coetaneo scorazzi con una Bmw 520 con innestata la quinta marcia e, quindi, a velocità intollerabile in un centro abitato e a ridosso di un’isola spartitraffico, è chiara manifestazione di folle ed incosciente protagonismo.
Già il conducente. La tragedia si essenzializza proprio nella personalità contorta e per niente affidabile del ventiduenne Gianni Paciello.
a sua identità è pregna di dati negativi: ubriaco inzuppato di alcool, vita spericolata, un gravissimo, precedente incidente con l’inevitabile morto.
Le immancabili domande:
se una Bmw 520 a chilometri 0 è valutata oggi 48.900 euro e l’impegno produttivo del Paciello si limita alla compartecipazione nella gestione di un bar nella stessa Sassano, queste consistenti disponibilità finanziarie da dove arrivano ?
Chi scrive non è a conoscenza della situazione patrimoniale della famiglia d’origine né del reale stato economico del diretto interessato ma non può sottrarsi ad un altro incombente interrogativo: ammesso che si disponga di una simile somma è tollerabile o condivisibile che un’entità così consistente di euro venga impegnata per motivi sostanzialmente futili come va considerato l’infantile protagonismo di esibirsi per le giravolte e le piroette al fine di acquisire l’ammirazione delle coetanee e l’invidia di qualche immaturo coetaneo ?
Di certo i suoi genitori, che nella circostanza hanno perduto anche un proprio altro figlio di appena 15 anni, sicuramente non poche volte hanno cercato di dissuadere Gianni, manifestando ferma non condivisione dei suoi folli desideri. I loro tentativi, così, sono passati puntualmente nel dimenticatoio di una comoda ma offensiva scrollata di spalle.
In una situazione del genere la piccola comunità di Silla e di Sassano di fatto si è venuta a trovare in una precaria situazione di assoluta carenza di difesa. Gianni Paciello avrebbe avuto bisogno, oltre che di uno specifico trattamento psicologico finalizzato al debellamento della sua condizione di incallito alcoolista, facilitata dalla diretta gestione di un esercizio pubblico in cui si vendono bevande alcoliche, anche di una vigilanza ricorrente, puntuale da parte delle istituzioni pubbliche preposte al controllo del traffico.
Se la gente del posto sottolinea oggi l’ abitudinaria esibizione del Paciello in scorribande ed incursioni automobilistiche pericolose c’è da chiedersi: cosa si è fatto per togliere dalla strada un così pericoloso soggetto, minaccioso della pubblica incolumità ?
Le stesse dichiarazioni rilasciate dal sindaco Pellegrino ad un’emittente televisiva non smentiscono la presenza in zona di ragazzi che danno vita ad improvvisate gare automobilistiche mentre la coraggiosa decisione della Procura di Lagonegro di imputare Gianni Paciello di omicidio volontario sottolinea di fatto la presa in carico di alcuni fattori che confermerebbero il gusto ludico-sadico del Paciello di giocare con la morte altrui e propria.

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