UNA FOLLA DI GIOVANI A SOSTEGNO DELL’ARCIVESCOVO MORETTI

Salerno, 2 Ottobre 2014

Ambrogio IETTO

UN PASTORE AMATO

Eravamo in tanti martedì, a tarda sera, all’interno della cattedrale gremita soprattutto di giovani consapevoli, forse più di noi adulti, che quel luogo rappresenta davvero il cuore vivo e pulsante dell’intera città.
Non eravamo stati prescritti, era mancato, infatti, il passaparola che trasmette un ordine verbale né erano stati messi in azione i canali informatici di oggi che consentono, a volte, anche a schiere di ultras, sostenitori di questa o di quella compagine sportiva, di spostarsi da un quartiere all’altro delle metropoli.
Tutt’al più tra noi anziani la parola è passata tra familiari per avvertire del rientro ritardato a casa; quasi sempre la risposta del destinatario dell’informazione è stata la stessa: “ ma al duomo ci sarò anch’io”.
E’ stato davvero bello ritrovarsi e rivedersi tra conoscenti che, come te, mettono la persona al centro del loro credo personale, hanno la visione di una vita aperta autenticamente verso l’altro, rivendicano spazi di una libertà insofferente verso chi, con l’uso strumentale del temporaneo potere terreno, ritiene di poter disporre di tutto e di tutti.
Il tempo non proprio breve riservato alla veglia di preghiera è trascorso velocemente occupato ed imperniato sulla figura di Matteo. Lo straordinario dipinto realizzato tra il 1599 e il 1600 da Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, è stato il leitmotiv della serata articolata in quattro momenti: il ‘ vieni e seguimi ‘ scandito da Gesù, il popolo, rappresentato dalle quattro figure che Caravaggio colloca attorno al tavolo mentre Matteo svolge le ordinarie operazioni di esattore, il terzo momento centrato sulla figura di Pietro che ribadisce “ Sì, Matteo, Gesù, sta chiamando proprio te “ e il quarto rappresentato dallo straordinario gioco della luce che Caravaggio non diffonde in modo uniforme su tutti i personaggi.
Per i presenti, pochi di essi specialisti in teologia e sacra scrittura, e la grande comunità costituita da credenti non molto alfabetizzati nel merito, è stato semplice e didatticamente significativo scoprire un profilo inedito del Protettore della Città del quale poter andare davvero orgogliosi in considerazione della presenza, in quello stesso sito, delle reliquie del Santo.
Il sereno, pacificante, essenziale intervento finale dell’arcivescovo Mons. Moretti si è tradotto in un messaggio di fiducia e di speranza per tutti noi: non un solo riferimento alle vicende passate, non una sola allusione a chi, capriccioso come un bimbo viziato, presume di disporre comunque dei comportamenti altrui, non l’annuncio di svolte radicali nella necessaria mediazione tra la pietà popolare e l’evangelizzazione.
Alla Papa Francesco il Presule si è fatto trovare nell’atrio del duomo salutato ed omaggiato da singoli e da gruppi di fedeli mentre dalle retrovie arrivava l’eco di un coro giovanile che scandiva, intervallato da puntuali, ritmici battimani, “ Gigi Moretti… Gigi Moretti”.
Molto probabilmente in quei momenti, al centro di un autentico bagno di folla e con tanti giovani festanti, il Presule ha avuto piena consapevolezza di essere un pastore amato dalla gente.

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