POVERA NOSTRA SCUOLA. DOVE ANDRA’ A FINIRE ?

Salerno, 24 Dicembre 2014

Ambrogio IETTO
SCUOLE TRA AUTOGESTIONE E OCCUPAZIONE

Il rito si ripropone con puntualità cronometrica. Fin da novembre molte scolaresche degli istituti secondari di secondo grado ( licei, tecnici e professionali ) sono chiamate dalla rete informatica, particolarmente estesa e ramificata in Italia, a prendere il timone della gestione della scuola di appartenenza.
Gli allievi più spigliati, cioè quelli che sono nelle capacità cognitive ed espressive di assumere la leadership della platea, dopo pochi slogan scanditi con stancante ripetitività, costituiscono una sorta di direttorio che, legittimato in sede assembleare, assume i compiti normalmente di pertinenza del dirigente scolastico, del consiglio di istituto e del collegio dei docenti.
Il primo adempimento riguarda la lista delle lamentazioni e delle richieste da rivendicare. Internet rappresenta la fonte privilegiata per arricchire il dossier. Si riprendono, più o meno acriticamente, slogan ed espressioni ad effetto che il ‘ movimento ’ nazionale ha coniato e ha lanciato. Il condimento è costituito da bisogni riguardanti carenze e limiti da sempre presenti nell’istituto frequentato ma quasi mai fatti propri dall’ente deputato a provvedervi che, per le secondarie di secondo grato, è rappresentato dalle ex Amministrazioni provinciali: mancanza o precarietà dell’impianto di riscaldamento, barriere architettoniche non rimosse, laboratori ed atelier promessi ma non realizzati, palestre prive di attrezzi, tecnologie obsolete. Quindi il direttorio è chiamato a prendere una delle decisioni più importanti: limitarsi all’autogestione oppure procedere all’occupazione?
La prima soluzione è subordinata, in prevalenza, alla trattativa da avviare e da concludere col dirigente scolastico. La possibile richiesta di un curricolo alternativo a quello ordinario offre al direttorio l’occasione per socializzare la propria insoddisfazione nei confronti di una scuola che, ad avviso dei protagonisti della protesta, alimenta scarso interesse, non motiva alla ricerca e dispone gli allievi alla noia e al disimpegno. Quasi sempre i docenti sono spettatori passivi , per niente, mortificati da considerazioni critiche e da valutazioni piuttosto severe. Anzi non manca il sornione di turno che, con atteggiamento svagato e bonario, fa finta di annuire e di captare la benevolenza dei giovani.
Il dirigente scolastico cerca di barcamenarsi e di condurre alla ragione i coordinatori della protesta. Si consiglia telefonicamente col collega che da giorni assiste, nella scuola diretta, ad una rassegna di didattica alternativa insulsa, piena di luoghi comuni e di scopiazzature.
Non mancano chitarre e strumenti a percussione. I linguaggi che rendono gaie e coinvolgenti le esperienze di autogestione riguardano le canzoni più ascoltate della musica rap italiana e i repertori significativi del patrimonio coreutico nazionale ed internazionale. Le danze espresse dalle compagne più audaci, nell’indugiare in sinuosità ed ondulazioni, offrono al capo di turno del direttorio l’occasione per proclamare il passaggio dall’autogestione all’occupazione dell’istituto frequentato.
Egli quest’anno è più fortunato dei suoi predecessori. Dalla parte sua ha un certo Davide Faraone che Matteo Renzi, l’anticipatore della buona scuola, ha ritenuto opportuno mandarlo il 14 novembre scorso a Viale Trastevere a fare il sottosegretario all’istruzione.
Egli ha referenze più che pertinenti: non si conoscono i titoli di studi conseguiti né la professione che ha svolto o conta di svolgere quando non sarà più ospite della Camera dei deputati.
Ha fatto sapere che ha avuto un padre lavoratore indefesso tanto da svolgere a pieno tempo l’attività di sindacalista per conto della Cgil.
Una delle prime iniziative assunte, una volta diventato uomo di governo, è stata quella di scrivere ad un quotidiano nazionale per pronunziarsi sul problema dell’occupazione delle scuole. Le ha giudicate pedagogicamente significative in quanto contribuiscono ad elevare il senso di autostima e di responsabilità dei giovani.
Egli, che ha 39 anni, non ha indugiato nel manifestare una viva nostalgia per le occupazioni da lui concretizzate poco più di vent’anni fa nelle scuole di Palermo. Grazie alle quali ha consumato molti amori all’interno dei sacchi a pelo che sostituivano le fredde coperte di casa.
Mala tempora currunt.

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