ECCESSO DI PERSONALISMO E DI AUTOREFERENZIALITA’ CON SCARSI RISULTATI

Salerno, 30 Dicembre 2014

Ambrogio IETTO
Bilancio di casa nostra

Il passaggio da un anno all’altro rappresenta già per l’uomo comune un obbligato momento di verifica della propria esistenza, dei traguardi acquisiti, delle sconfitte e delle amarezze subite. L’esame introspettivo dell’essere umano può risultare ostinato, severo, implacabile se a compierlo è persona sensibile, caratterialmente portata ad interrogarsi senza concedersi alibi di sorta.
Al contrario il soggetto superficiale, facilone, leggero è portato a dribblare dubbi, incertezze, domande e, corroborato da inguaribile ottimismo, si spinge a delineare, per il nuovo anno, progetti apparentemente inediti ma che ripropongono mete in precedenza non raggiunte.
Il politico di professione, invece, appartiene ad una particolare specie umana. Preoccupato di conservare e consolidare il consenso di cui ha bisogno per sopravvivere, consapevole di non essere portatore di un’espressione facciale gradevole, aperta ad un motivato e credibile ottimismo, richiama motivi antichi riproposti decine di volte, amplifica le difficoltà, ribadisce con caparbia determinazione che tutto sarà fatto e completato nel corso del prossimo anno.
A grandi linee questo è stato il senso della unidirezionale esposizione partecipata dal sindaco De Luca ai rappresentanti degli organi di informazione.
Il cittadino comune come chi scrive, educatosi ad una corretta e discreta partecipazione alla vita della comunità di appartenenza, non rinuncia a redigere un bilancio di massima che consenta di ricavare quanto di significativo, in positivo o in negativo, si è verificato nel capoluogo e nel territorio provinciale di pertinenza.
Il dibattito politico si è concentrato prevalentemente sulla vicenda personale di De Luca, sull’ipotesi di decadenza, sugli sconsolanti pronunciamenti di un consiglio comunale incapace o a lui subordinato, sui rinvii di competenza giurisdizionale.
A questa vicenda si aggiunge lo stato comatoso del suo partito di appartenenza che sta facendo del tutto per boicottare il primo cittadino, ostacolando di fatto lo svolgimento delle primarie al fine di poter designare da Roma una candidatura condivisa in un contesto politico ed umano così variegato e disintegrato qual è, al momento, il partito democratico.
Se De Luca fa ombra per il peso elettorale di cui può disporre e per l’indiscutibile carisma che riesce ad esprimere a Salerno e in non poche aree della Campania, è anche vero che il sindaco persiste in atteggiamenti che non possono essere giustificati solo con oggettivi limiti caratteriali.
Arroganza, determinazione, presunzione di poter pronunciare giudizi severi a destra e a manca, eccesso di autostima, uso ricorrente di un codice linguistico offensivo e spregiudicato, autocelebrazione della propria identità e delle decisioni assunte sono fattori ormai non secondari che pesano negativamente sulle sue aspettative e sul suo sogno di guidare la giunta regionale della Campania, Caldoro permettendo.
Il panorama politico – amministrativo del centrodestra non è migliore di quello denunciato per i democratici. Lacerazioni, scontri personali, frammentazioni interne, carenza assoluta di leadership significative rendono assolutamente fragili le prospettive elettorali future.
La città di Salerno è test significativo per valutare al momento improponibile ogni prospettiva di successo per questa area politica che, anche quando ha retto istituzioni importanti, quale l’Amministrazione Provinciale, non ha saputo esprimere il senso di una proposta politico – amministrativa costruttiva, rispondente ai reali bisogni della comunità salernitana.
Del cosiddetto Centro è meglio non scrivere, trattandosi di un’esperienza aggregativa che, una volta ridimensionata dal sostanziale tramonto politico di Ciriaco De Mita, è alla ricerca di un’identità difficile da delineare.
Ad un bilancio sostanzialmente negativo per quanto riguarda idee e persone si aggiungono, ovviamente, lacune molto gravi per quanto riguarda le cose da fare e gli obiettivi economico – sociali da perseguire. Di aeroporto, interporto e rete ferroviaria regionale, di disoccupazione giovanile, di aziende produttive in crisi, di commercio in difficoltà, di agricoltura da valorizzare, di edifici scolastici cadenti, di cultura quasi inesistente si continuerà a scrivere.
Lo si farà senza entusiasmo e nella consapevolezza di trasformarsi sempre più in vox clamantis in deserto.

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