Archivio per gennaio, 2015

DE LUCA, LO SPODESTATO SINDACO DI SALERNO, VORREBBE POTER DISPORRE ANCHE DELLA MAGISTRATURA A SUO PIACIMENTO

24 gennaio 2015

Salerno 24 Gennaio 2015

Ambrogio IETTO
Giudici competenti e giudizi ignoranti

Da abituale, severo critico del dismesso sindaco De Luca avevo espresso dai microfoni di Telecolore, all’indomani del pronunciamento a suo carico della sentenza di condanna, considerazioni pacate ed anche un po’ malinconiche.
Mi spiaceva non poter più commentare, soprattutto dalle ospitali pagine di ‘Cronache’, le sue elaborazioni cognitive tradotte in un linguaggio verbale contrassegnato da marcate esagerazioni, colorite enfatizzazioni, sproporzionate aggettivazioni capaci di trasformare Salerno, da una dignitosa collocazione che madre natura le ha assegnato al centro del suo golfo, in una dimensione prima nazionale e, quindi, inarrestabilmente europea, mediterranea e planetaria.
Nel rispondere alle domande di Peppe Leone, simpatico conduttore della rassegna stampa di quella mattina, pensavo di non poter più raccomandare all’ex sindaco di abbandonare per qualche minuto, nel corso della sua omelia televisiva settimanale, quell’espressione facciale arcigna e di regalare, invece, soprattutto, alle sue tante fan di genere femminile, un bel sorriso Durbans.
Ovviamente i miei pensieri immaginavano un De Luca battuto ai punti e, per certi aspetti, anche messo irreversibilmente al tappeto. Debbo riconoscere di non aver mai commesso un errore così grossolano. Infatti nello stesso pomeriggio di giovedì, dinanzi ad una folta platea di suoi elettori – ammiratori convocati via sms, il sindaco con tono solenne ha più o meno testualmente scandito: “ Ribadisco il mio totale e pieno rispetto per l’autonomia e per il lavoro della magistratura. In passato avevo rispetto per tutta la magistratura, ora ho rispetto solo verso quella parte della magistratura che sa cos’è lo Stato di diritto ma non esprimo il mio rispetto verso chi non sa cosa sia il diritto “.
Dopo questa valutazione di merito così netta, ingenerosa e partigiana di De Luca, per i giudici Ubaldo Pellecchia, Mariano Sorrentino ed Antonio Cantillo, componenti della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, s’imporrà un lungo percorso rieducativo al fine di conseguire l’auspicata alfabetizzazione in diritto.
Per i loro colleghi che, invece, sanno ‘ cosa è lo Stato di diritto’ s’impone, da parte dell’entourage deluchiano, la concessione di un’aurea benemerenza personalizzata. Scherzi a parte la sopra riportata dichiarazione di De Luca dimostra i suoi veri, gravissimi limiti.
Egli, purtroppo, non solo non sa perdere come accadde nello scontro diretto con Caldoro, ma non pone ombra di argini alle sue elucubrazioni. Resta convinto che può disporre di tutto e di tutti, magistratura compresa.
Così ha tolto la fascia di vice sindaco alla signora Avossa e l’ha relegata alle ordinarie funzioni di assessore all’istruzione, spogliandola anche dell’abituale delega alle sacre processioni .
Al suo posto ha collocato un personaggio abituato, di solito, a restare e a lavorare dietro le quinte.
Le sue prime dichiarazioni, però, rasserenano la cittadinanza: “ Il sindaco, cioè De Luca, aiuterà a portare a compimento il lavoro di trasformazione urbana e di rilancio economico della città“. Sembra di comprendere che si tratta solo di un apparente cambio di ruoli. Prima pensava, decideva e firmava De Luca.
Ora è Napoli che firma ciò che pensa e decide De Luca.
Per il resto non uno scatto d’orgoglio, non un ‘ma’ avversativo – oppositivo: i Guerra, i Picarone, i De Maio, l’Avossa, i Buonaiuto, I Savastano, i Cascone, i Picarone, i Calabrese tacciono, non possono fare altro; essi, col silenzio, confermano di dipendere da De Luca.
Da vero, competente assessore allo sport e al turismo si è mosso, però, con tempismo Maraio. Comodo alibi: le prossime elezioni regionali.

IL BIBLISTA don GIULIO CIRIGNANO: UOMINI DI QUALUNQUE RELIGIONE DATEVI LA MANO

18 gennaio 2015

IL VIAGGIO DI PAPA FRANCESCO IN ORIENTE
Una visita pastorale di grande significato quella che Papa Francesco sta vivendo in Oriente, in Sri Lanka e nelle Filippine. Il suo sorriso mi è sembrato più luminoso del solito. Nell’abbraccio dei cristiani di quelle terre lontane il Papa sembrava avesse trovato la sua più vera dimensione. Ma questa è solo una impressione. Più utile può essere cercare di comprendere il senso profondo del viaggio. Cosa resterà di tutti gli incontri, le parole, le preghiere? E’ difficile rispondere in maniera adeguata a questa domanda. Chi può valutare le risonanze positive suscitate dalla Spirito nell’animo di chi vive e ascolta quanto viene fatto e detto in questi incontri eccezionali?
Ho avuto la fortuna di seguire la conferenza stampa che Papa Francesco ha tenuto sull’aereo nel trasferimento verso le Filippine. Alle numerose domande dei giornalisti ha risposto con quella istintiva capacità di comunicazione che lo ha imposto all’attenzione generale. Mi è piaciuto, in particolare, l’equilibrio con cui ha risposto alla domanda circa i gravi fatti di Parigi. C’era di che infierire contro la assurda pretesa di uccidere in nome di Dio. Non ha mancato di sottolineare tale assurdità, tuttavia, con bonaria vivacità, ha voluto ricordare la necessità di adottare uno stile di serena convivenza evitando atteggiamenti provocatori.
La pace ha anche bisogno di buonsenso.
Nel rispondere, inoltre, all’ultima domanda circa la necessità di dar vita ad incontri interreligiosi Papa Francesco non solo si è dichiarato, come è ovvio, assolutamente favorevole ma ha voluto chiudere con le parole del Presidente dello Sri Lanka: pace, riconciliazione, armonia, felicità. L’espressione “cuore del popolo” che ha aggiunto alle parole prima citate, cuore da ascoltare e conoscere, ha dato anche la misura grande, del suo.
Proprio la simpatica ed amabile conversazione mi ha fatto comprendere che cosa resterà di questa esperienza. Possiamo dirlo con gioia e speranza: resterà un tacito ma concreto contributo al tema della pace. Tacito perché non ci saranno, probabilmente, particolari proclami ufficiali. Come un fiocco di neve si posa dolcemente sul ramo di un albero e lo imbianca così questi incontri sono un significativo contributo ad una maniera diversa di pensare e costruire i rapporti tra gli uomini. Quella della pace è una tela difficile da tessere. Possiamo immaginarla come l’armoniosa composizione di tre piani, diversi, ma interagenti. Il primo e, al momento particolarmente sensibile, è quello religioso. Il secondo è quello culturale. Il terzo quello politico.
In primo luogo quello religioso. La diversità delle esperienze può trovare serena composizione nel dialogo, nella migliore conoscenza reciproca, nella esposizione pacata e serena dei propri patrimoni spirituali, con vera umiltà e dolcezza. Mi ha sempre dato fastidio immettere in questo discorso il riferimento all’identità. Senza questo forte senso di identità, si dice, anche il dialogo corre il pericolo di essere falsato. Ciò è vero, ma l’insistenza su questo tema mi è sempre rimasta sospetta. Vi ho visto molta prosopopea in questo discorso. L’identità, quasi una specie di corazza dentro cui nascondere inutili vanità spirituali. Ogni discorso religioso sarà sempre consapevole della sua parzialità. Dio non è oggetto che si possa pensare di possedere a proprio uso e consumo. E’ più vasto, molto più vasto del nostro cuore e della nostra mente. Tutti siamo balbuzienti di Dio. Certo, Gesù è la Parola fatta carne. Più grandi del legittimo orgoglio, tuttavia nel parlare di lui dovranno essere l’umiltà e il pudore. Ma dirò di più: conoscere i tesori spirituali degli altri aiuterà a comprendere meglio i propri, se non altro per lo timolo a mettere in risalto ciò che è essenziale. Vedere la veste bianca di Papa Francesco insieme ai colori sgargianti delle guide spirituali dello Sri Lanka mi ha fatto pensare al tenero fiocco di neve sulla nostra stanca terra.
Poi viene il piano culturale. Lingue diverse, tradizioni differenti, mentalità diverse, colori differenti della pelle. Questo livello della tela della pace non è meno complesso del precedente. Siamo in piena antropologia planetaria e, tuttavia, continuano arcigne chiusure di ogni tipo, paure irrazionali, fobie che impoveriscono coloro che le indossano.
E’ il vecchio mondo che resiste, con l’inutile corredo delle sovranità nazionali, la rabbia di chi si sente derubato dell’osso che vorrebbe godersi in solitudine, l’ intolleranza verso i tanti poveri della terra. Il denaro e il profitto come divinità che hanno mietuto e continuano a mietere le loro vittime. Ecco perché gli incontri di questi giorni fanno bene alla pace. Una religione davvero amica dell’uomo può sconfessare la”religione” che gli è contraria. Uomini di qualunque religione datevi la mano. Assaporate il calore di una mano amica, alzate lo sguardo verso il futuro che a queste condizioni vi sembrerà meno minaccioso. Se le vostre mani sapranno di pane e vino distribuito con equità, anche il vostro animo sarà più lieto.
Infine, il piano politico: è il piano delle impostazioni ideologiche diverse, degli interessi nazionali, delle astuzie diplomatiche. Il nord ed il sud del mondo ancora nella difficoltà ad intendersi e ad accogliersi. E’ proprio a livello politico che si manifestano le ferite più gravi con i continui focolai di guerra. Si è giustamente parlato di una strisciante terza guerra mondiale. Solo il Signore può creare qualcosa di inedito, spargere semi di sapienza. La preghiera di tutti gli uomini di buona volontà può smuovere le montagne.
Anche questo terzo livello della difficile tela della pace può apprendere, dagli incontri religiosi, un nuovo alfabeto più civile ed umano sia del pensare sia del parlare.

IN OCCASIONE DELLE ELEZIONI LOCALI, REGIONALI E NAZIONALI VOTARE DONNE ED UOMINI CHE HANNO GIA’ DIMOSTRATO DI CREDERE E DI OPERARE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DEL SERVIZIO EROGATO DALLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE

18 gennaio 2015

Ambrogio IETTO

Salerno, 18 gennaio 2015
OPEN DAY IN SCUOLE CADENTI

Lo zelante intervento del presidente della provincia Canfora e la puntuale replica del direttore di questo giornale confermano, ciascuno per la propria parte, il ruolo che due componenti essenziali della società civile ricoprono: il primo, pur trattandosi di un professionista ancorato alla cultura ippocratica e,quindi, alla tutela della salute della persona, ripropone il ritornello tipico di chi ha a che fare col politichese:
“ manca la disponibilità finanziaria, l’eredità ricevuta dai predecessori è contraddistinta da gravi problemi non risolti, la riforma delle amministrazioni provinciali ha reso più grave la situazione già penalizzata dalla crisi economico – finanziaria che vive il Paese “.
D’Angelo, da par suo, al fine di dare giusto risalto ad una tragedia mancata in occasione del crollo del solaio, verificatosi in un’aula dell’istituto statale di istruzione superiore “ Giovanni XXIII”, ha osato strutturare un parallelismo tra il presidente della provincia Canfora e il mancato eroe del mare Schettino, già comandante della nave ‘ Costa Concordia’.
Ebbene a D’Angelo, solo per questo titolo coniato, andrebbe dato un premio speciale per il giornalismo creativo. Egli, infatti, valorizzando la straordinaria dose di originalità di cui è portatore, ha compiuto un intelligente accostamento tra l’istituto che abilita alla “ conduzione del mezzo navale “ e il medico anestesista dr. Canfora, attuale nocchiero istituzionale in quanto amministratore dell’ente proprietario dello stabile, il cui solaio, con particolare acume e con l’aiuto del Padreterno, ha deciso di sfaldarsi di notte in assenza degli studenti e del docente di turno.
Il direttore di “ Cronache “, dal canto suo, col titolo “ Canfora ? Come Schettino” ha fatto sì che l’anestesista Canfora prendesse piena coscienza delle condizioni di degrado strutturale in cui si trovano la maggioranza degli edifici scolastici che ospitano scolaresche impegnate negli studi di secondo grado ( licei, istituti tecnici e professionali ).
Il cortese presidente della Provincia prende atto solo ora che la rete scolastica degli istituti di competenza dell’ente che presiede sono in uno stato pietoso.
Tanto per fare un solo esempio egli ignora di certo che suoi antichi compagni di centrosinistra fecero realizzare l’edificio intitolato al compianto uomo di scuola e politico Roberto Virtuoso, che ospita le attività alberghiere in via Calenda al centro di Salerno, è da sempre privo di impianto di riscaldamento.
Di questi tempi molte scuole hanno organizzato anche per oggi domenica la sceneggiata dell’Open day che consiste nel partecipare ai genitori dei ragazzi che completano il primo ciclo di istruzione la propria offerta formativa.
L’iniziativa è finalizzata ad aumentare il numero della propria utenza che condizionerà sia il numero delle classi da costituire sia la sopravvivenza dell’autonomia dell’istituzione educativa. Ai genitori, più che il ricco menu offerto ( attività curricolari, extracurricolari, Pon, iniziative ginnico -sportive, laboratori informatici , visite di istruzione all’estero ecc. ), piacerebbe ascoltare rassicurazioni di questo tipo:
“”” garantiamo la bontà dell’azione pedagogica e didattica, un tasso piuttosto contenuto di assenteismo del personale docente e tecnico – amministrativo, una comprovata opera di convincimento che tenda a prevenire occupazioni ed atti distruttivi verso le suppellettili e il materiale didattico, una severa, continua opera di autovalutazione della qualità del servizio erogato. Per raggiungere questi obiettivi, però, la scuola ha bisogno del decisivo, risolutore impegno di noi familiari degli allievi affinché si riesca, TUTTI INSIEME, a far valere le nostre buone ragioni nei confronti dei pubblici amministratori chiamati ad assicurare ambienti di apprendimento razionali ed igienicamente ineccepibili, strutture edilizie sicure, strumenti e tecnologie di avanguardia idonei a prevenire le ricorrenti scorribande di ladri professionisti. Infine assumiamo un comune proclama: noi familiari e voi gente di scuola ci impegniamo a votare, in occasione di elezioni locali, regionali e nazionali, solo candidati che per formazione culturale ed azione civica già svolta hanno dimostrato di credere davvero nel principio che una buona scuola, all’altezza dei tempi, è in grado di assicurare un futuro meno drammatico alle giovani generazioni “””

LA MORTE DI DONATO DENTE, CONVINTO ANIMATORE CULTURALE E QUALIFICATO DOCENTE UNIVERSITARIO

12 gennaio 2015

Salerno, 12 Gennaio 2015

LA SCOMPARSA DI DONATO DENTE
NEL RICORDO DI AMBROGIO IETTO

La notte scorsa, nella sua casa di Salerno, è passato ad altra vita Donato Dente che fu maestro della scuola primaria, docente di filosofia nei licei e professore di pedagogia e di storia della scuola presso la nostra Università.
Era originario di Sacco nell’Alto Cilento, suggestivo,antico borgo bagnato dal fiume Sammaro, alle falde dei monti Motola e Pruno. Particolarmente sensibile ai mutamenti sociali, soprattutto per le inevitabili connessioni coi conseguenti problemi educativi, Dente fu attento osservatore di questi fenomeni ai quali dedicò molto del suo tempo di puntuale ricercatore.
Egli, da giovane docente della scuola primaria, ebbe un ruolo di primo piano nella nascente Bellizzi del dopoguerra.
Qui, nella seconda metà degli anni cinquanta, fu chiamato a dirigere il Centro di Lettura che, istituito dal Ministero della Pubblica Istruzione, divenne sede privilegiata di animazione culturale e di promozione del processo di alfabetizzazione.
Puntualmente coadiuvato da Alberto Granese, Geremia Paraggio, Franco e Mario Napoletano, Giovanni ed Antonio Toriello, Mario e Giovanni Russo, Adriana Pietrasanta, i Fratelli Ietto, Donato Dente favorì la scoperta e la diffusione dei migliori testi della produzione letteraria italiana tra i contadini e gli agricoltori delle contrade di Rapaciceri, Fabbrica Nuova, San Vito, Bivio Pratole, Volta delle Vigne, Macchia.
Altri linguaggi furono determinanti per una puntuale e motivata opera di alfabetizzazione e di ampliamento dell’orizzonte culturale. Presso il cinema Parisi dell’epoca furono programmati, così, recital culturali, selezionati brani delle musiche di Beethoven ed arie suggestive del Barbiere di Siviglia, del Don Carlos, della Fanciulla del West. Brani dell’Iliade di Omero e della più nota produzione poetica di Giacomo Leopardi divennero gradualmente familiari ai frequentatori del Centro la cui offerta culturale non poteva escludere attività di cineforum e rappresentazioni teatrali animate dagli stessi collaboratori di Dente.
Il trasferimento a Salerno determinò condizioni favorevoli per la frequenza del Magistero all’epoca aperta solo ai maschi. L’incontro con Roberto Mazzetti, uno dei più autorevoli pedagogisti del diciannovesimo secolo, catturò, oltre Dente, anche Giuseppe Acone, Pierino D’Acunto, Umberto Landi, l’autore di queste note ed altri, tutti approdati o alla docenza universitaria o ai quadri direttivi e tecnici dell’Amministrazione scolastica.
Dente preferì l’attività di docente nei licei e, quindi, di professore associato di discipline pedagogiche presso l’Ateneo salernitano.
I funerali oggi pomeriggio in Salerno, presso la Parrocchia di San Giuseppe Liberatore.

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