PINO DANIELE NEL RICORDO DI AMBROGIO IETTO

Sabato, 5 gennaio 2015

IL MESSAGGIO DI PINO DANIELE

Pino Daniele era e rimane osannato da una generazione numericamente molto consistente in rapporto a quella precedente che si era formata all’ascolto della tenerissima “ Luna Caprese “ e del rivoluzionario “Saint Tropez twist “ di Peppino di Capri.
Pian piano, però, ascoltando occasionalmente brani propri del cantautore immaturamente ed improvvisamente scomparso, le sue elaborazioni poetiche e canore riuscivano, e riusciranno sempre più, a toccare l’animo di chi i quaranta e i cinquant’anni d’età li ha lasciati da tempo.
Gli esperti molto opportunamente richiamano l’originalità del suo genere musicale, prodotto da un’intelligente mescolanza tra il blues afroamericano con la melodia e la tarantella partenopee, tra il romanticismo malinconico ed appassionato dei suoi originari cantori d’oltreoceano col ritmo generalmente dolce e gradevole di un nostro Roberto Murolo e della sonorità diventata distintiva della canzone napoletana.
Il suo messaggio più significativo ci arriva da tanti passaggi straordinariamente espressivi inseriti nelle sue canzoni.
Come non ricordarsi di quella ‘ voce de’ criature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo “ ? Trattasi di una sintesi straordinariamente efficace di un buon testo di psicopedagogia dell’infanzia alla quale, con straordinario intuito, nel suo lento evolversi verso la stagione della maturità, viene consegnato il testimone della continuità e del possibile riscatto da parte della comunità.
Trattasi di una comunità che, pur risultando erede di “mille culture”, si accompagna alla permanente percezione di “ mille paure “ che di fatto la trattengono, impedendole di assumere la necessaria leadership per un vero riscatto nazionale.
Così, di conseguenza, il sogno di un auspicato ritorno di un Masaniello “ cresciuto “ , capace di mettere “tutti ‘nfaccia ‘o muro” , desideroso come è di “ vivere almeno un giorno da leone “, magari facendosi comprendere e perdonare per la sua decantata pazzia cui si accompagna il desiderio folle di “parlare “ e di denunciare sofferenze e malgoverno.
Nei versi del compianto Pino Daniele non manca l’attesa speranza di innamorati con le sembianze di “angeli che cercano un sorriso” al fine di soddisfare l’insaziabile bisogno di amore, ancora di tanto amore. E, infine, con “ Terra mia “, i cui versi ripropongono “‘a paura è sta morte ca nun ce vo’ lassa” avvertita molto probabilmente dalle donne vecchie che “ vanno a chiesa cu ’a curona pe’ prià “.
Un pensiero questo che doveva ritornare spesso nella mente di Pino Daniele di cui è doveroso ricordare lo straordinario successo ottenuto nel concerto svoltosi a Cava de’ Tirreni il 22 e il 23 maggio 1993 al rientro sulle scene dopo tre anni di interruzione della sua feconda attività, originata proprio da motivi di salute.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi