Archivio per febbraio, 2015

CRISI IN TUTTI I PARTITI: MENTRE SPARTA PIANGE ATENE NON RIDE

25 febbraio 2015

Giovedì, 26 Febbraio 2015

Ambrogio IETTO
PARTITI DA ROTTAMARE DAVVERO

Quanto sta avvenendo nelle aggregazioni partitiche che dovrebbero animare il dibattito cultural – politico in Italia e, in particolare, nella nostra regione, genera un senso profondo di repulsione.
Non solo uno stato di avversione etico- sociale ma una vera e propria sensazione di disgusto, di sgradevolezza, di insofferenza. A cominciare, ovviamente, dal partito di cui è segretario il leader dei devastatori, il fiorentino Renzi, che aveva fiducia in due personaggi a lui vicini, il napoletano Francesco Nicodemo, responsabile della comunicazione, e l’europarlamentare di Santa Maria Capua Vetere Pina Picierno, laureatasi presso l’Università degli Studi di Salerno in scienze della comunicazione, al fine di rimuovere le oggettive difficoltà in cui è imbrigliato il partito democratico in Campania.
I due hanno pensato bene di comunicare tanto tra loro due da attendere nei prossimi mesi la nascita del nascituro. La loro decisione, però, è funzionale al raggiungimento di uno degli essenziali obiettivi che l’Italia di Renzi deve raggiungere: il recupero del primato delle nascite sulle morti.
Il partito democratico, frattanto, abbandonato a se stesso nonostante le continue incursioni a Napoli del Vice – segretario Lorenzo Guerini, ha combinato di tutto e di più con una segretaria regionale, l’Assunta Tartaglione, impossibilitata a prendere decisioni significative a causa di un elevato tasso di tentennamento e di un ingovernabile consesso assembleare.
Sono proprio commentatori addentro al partito democratico regionale ad accusare l’organismo di essere incapace di assumere decisioni e di mettere in azione un qualche collante in grado di far convergere le differenti posizioni interne verso una risoluzione condivisa.
Ora la Tartaglione dichiara che è tutto pronto per le primarie di coalizione e che, quindi, domenica prossima scenderanno in campo anche gli esterni Nello di Nardo e Marco Di Lello. I competitori DOC per il partito democratico sono l’ultimo arrivato Gennaro Migliore e gli avversari ormai storici Andrea Cozzolino e Vincenzo De Luca al quale è giusto e corretto riconoscere determinazione, coraggio, intraprendenza nell’affrontare una competizione difficile già bacata in passato da infiltrazioni non proprio nobili.
Se Atene piange Sparta non ride.
UDC e Forza Italia danno validità all’antico adagio. Infatti mentre Vincenzo Inverso, presidente provinciale dell’Unione di Centro, è orientato a sostenere nelle prossime elezioni regionali le forze politiche del Centrodestra, il cilentano Luigi Cobellis, coordinatore provinciale dello stesso partito, tende, invece, a favore del partito democratico.
In questa congerie di dichiarazioni e di diffuso analfabetismo politico tenta di apportare chiarezza il buon Aniello Salzano, già sindaco di Salerno, ammalato da sempre della sindrome del politichese e, purtroppo, impossibilitato a liberarsene con un efficace antibiotico.
Infine la triste situazione di Forza Italia: da una parte Gigi Casciello, buon giornalista ma nocchiere impossibilitato a mantenere a galla un natante in difficoltà qual è l’aggregazione politica di cui è portavoce, e, dall’altra, la senatrice di Pellezzano Eva Longo, a quanto pare collocata nel gruppo del pugliese Fitto ma, comunque, sempre pronta a gratificare con un epiteto di genere maschile il malcapitato Gigi.

PREOCCUPANTI I DATI DELLA CARITAS SALERNITANA SULLE NUOVE POVERTA’

22 febbraio 2015

Domenica, 22 Febbraio 2015

Ambrogio IETTO
POVERTA’ E CHIESA

I dati sul disagio e sulla povertà, frutto di una ricerca puntuale ed esaustiva condotta dalla Caritas dell’arcidiocesi di Salerno ed illustrati nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sede di via Bastioni, sono molto eloquenti.
Si rilevano una diffusa richiesta di aiuto per soddisfare le necessità primarie ( viveri, vestiario, farmaci, pagamento delle utenze per luce ed acqua, ecc. ), un aumento del numero degli italiani che bussano ai molti centri di ascolto operanti presso le parrocchie, una percentuale non trascurabile di anziani – pensionati ormai facenti parte organicamente dell’area del vero e proprio disagio sociale.
Un intervento pacato e pensoso di don Marco Russo, direttore della Caritas, ha evidenziato un’esigenza prioritaria che s’impone sempre di più in un contesto socio – economico particolarmente debole qual è il nostro: la realizzazione di una casa di accoglienza che consenta di ospitare bisognosi senza famiglia dimessi prematuramente dagli ospedali, italiani, comunitari ed extracomunitari privi di un tetto ospitale e costretti a trascorrere la notte all’addiaccio, clochard e vagabondi ancorati ad abitudini di vita autolesionistiche.
Il progetto di don Marco risale all’epoca in cui egli assunse la responsabilità della direzione della Caritas. Sono trascorsi sei -sette anni e in questo lasso di tempo c’è stato un solo, positivo segnale d’attenzione da parte dell’Amministrazione comunale di Salerno che ha messo a disposizione un suolo per la realizzazione dell’edificio.
Sembra legittimo osservare se da parte della Chiesa locale siano state compiute delle attente e non epidermiche rilevazioni, nell’ambito dell’intero territorio dell’arcidiocesi, in grado di individuare strutture immobiliari di proprietà della Curia, inutilizzate o scarsamente usate, da adattare alla bisogna e far fronte in tempi brevi ad emergenze sempre più impellenti.
Un atto pedagogicamente significativo, ad esempio, sarebbe stato quello, una volta riconsegnato dall’autorità giudiziaria il complesso della Colonia San Giuseppe, di destinarlo all’uopo.
Sarebbe stata una manifestazione concreta, significativa, sconcertante per tanti cristiani che manifestano perplessità e tiepidezza nei riguardi di una Chiesa che cita troppo spesso gesti ed atti di Papa Francesco ma che trova non poche difficoltà ad imitarli e a farli propri.

L’ATTUALE QUERELLE SULLA FONDAZIONE RAVELLO CONFERMA I LIMITI DI UNA POLITICA SOLO FORMALMENTE ORIENTATA A MIGLIORARE LA QUALITA’ DELL’OFFERTA CULTURALE

18 febbraio 2015

Salerno, 18 Febbraio 2015

Ambrogio IETTO

RAVELLO REBELLUM

Alla maggioranza dei cittadini di Ravello molto probabilmente non piace quanto si ritrova scritto anche in rete a proposito del toponimo Ravello. Andare indietro nel tempo e individuarne l’origine nel latino Rebellum, ossia ribelle, dà fastidio.
Eppure il richiamo fa riferimento alla ribellione che la comunità ravellese organizzò contro Amalfi. Certo, altri tempi. Magari oggi si preferisce richiamare alla memoria qualche primo cittadino che si mostrò eccessivamente autorevole se non proprio autoritario in un passato non molto lontano.
La conferenza stampa dell’altro ieri, a quanto si legge, è stato un ‘ crescendo autocelebrativo’ da parte di Secondo Amalfitano, segretario generale della Fondazione Ravello. Il particolare non meraviglia, soprattutto se, con l’ausilio di internet, si va a curiosare sull’identikit del personaggio in esame che ha mille motivi per elevare al massimo il personale senso di autostima.
Si legge che il dottore Amalfitano è laureato in geologia ed è abilitato sia all’insegnamento delle scuole secondarie di primo grado sia all’esercizio della professione di geologo. Egli nel 1998, quando militava ancora nell’area DC – Margherita, a 47 anni compiuti divenne dipendente della Comunità Alto e Medio Sele e, da sindaco di Ravello dal 1998 al 2006, col dichiarato orgoglio dell’onorevole Tino Iannuzzi, fu designato coordinatore della Consulta Nazionale dei Piccoli Comuni dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia (Anci).
Poi una visita di sogno del veneziano ministro Brunetta alle ville, già ammirate da Wagner nel 1880, alimentò in lui il desiderio di realizzare casa poco lontano e di coronare proprio in quel sito, nel luglio 2011, la sua avventura d’amore con la compagna Titti Giovannoni.
Frattanto il feeling con Secondo Amalfitano era già sbocciato da tempo tanto è vero che fu proprio l’attuale segretario generale della Fondazione, grazie ad una speciale delega del locale Ufficio d’anagrafe, a consacrare l’unione matrimoniale dell’importante uomo politico veneziano.
La favorevole corrente di simpatia e di intesa tra i due, infatti, aveva consentito al ministro di fare approvare dal Parlamento la legge n. 69/2009 e il successivo decreto legislativo n. 6 del 25 gennaio 2010 che riorganizzava il Formez – Centro di Formazione Studi in ‘ Formez PA- Centro Servizi, Assistenza, Studi e Formazione per l’ammodernamento delle Pubbliche Amministrazioni.
All’articolo 3 di questo decreto si legge che ‘ il presidente è scelto tra esperti con qualificata professionalità ed esperienza decennale nel settore della formazione e dell’organizzazione delle pubbliche amministrazioni‘.
Per l’onorevole Brunetta questo era l’identikit rispondente, guarda caso, proprio al profilo culturale e professionale del dr. Amalfitano che, in possesso del giusto physique du rôle, potette subito dimostrare il consistente tasso di autoreferenzialità posseduto.
Così poco dopo la nomina pontificò il successo ottenuto dalla struttura presieduta in occasione della verifica della prova preselettiva a quiz dei docenti aspiranti alla funzione di dirigente scolastico. I suoi apprezzamenti, in verità, non furono molto lusinghieri per la categoria dei docenti partecipanti.
Per le incongruenze manifestate nel successivo concorso indetto dal Ministero degli Esteri e riservato ai docenti interessati ad insegnare presso le scuole italiane all’estero, Amalfitano, invece, fu pronto nell’attribuire la causa delle disfunzioni al mancato arrivo in sede di alcuni membri dello staff, rimasti bloccati nel traffico.
La successiva sua nomina a segretario generale della Fondazione Ravello diede vita, da parte di Andrea Manzi suo predecessore rimosso, ad alcune considerazioni piuttosto delicate nei riguardi proprio di Amalfitano.
Positano News ospitò i testi dei vari interventi che sono ancora in rete. Difficile ed inutile tentare di raccogliere il senso delle varie dichiarazioni. Un coacervo di opinioni e di posizioni differenti.
Così, leggendole, mi sono ricordato di quando, direttore didattico ad Amalfi a metà degli anni settanta, fui contattato telefonicamente, attraverso una radio libera, dal sindaco dell’epoca che denunciava l’abituale ritardo di arrivo a scuola di due insegnanti, probabilmente suoi avversari politici.
Ravello Rebellum.

L’APPUNTAMENTO SETTIMANALE COL BIBLISTA DON GIULIO CIRIGNANO

15 febbraio 2015

Domenica 16 Febbraio 2015
Don Giulio Cirignano – Biblista
SEGNALI DI CRISI NELL’IMPEGNO COMUNITARIO
Chi si accinge a leggere il capitolo secondo con l’intenzione di scorgervi segni di coraggio da parte di Papa Francesco si trova davanti ad un discorso decisamente emozionante. La prima cosa che viene in mente è chiedersi se non era questo il discorso che avremmo desiderato sentire dai vescovi italiani in questi ultimi trenta anni, anziché vederli impicciati in operazioni di appoggio all’azione politica. Non solo non lo abbiamo avuto un tale discorso, ma addirittura abbiamo assistito al sostegno di un progetto politico che è difficile immaginare meno cristiano. Pazienza. Ora è il momento di aprire la mente ed il cuore ad un insegnamento capace di riconciliarci con l’azione politica, intesa in senso alto.
Quando dico “ discorso emozionante” intendo affermare…qualcosa che tocca nel profondo. La riflessione entra nel cuore dei problemi, mette in risalto le passioni e le speranze dell’uomo di oggi. Comincia con il richiamare alcune sfide del mondo attuale. Dopo aver lodato i progressi non tace sugli aspetti problematici. Ad esempio : ” la gioia di vivere, frequentemente si spegne; crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’iniquità diventa sempre più evidente” (n.52).
Continua poi con una chiara denunzia della economia della esclusione: ” Oggi dobbiamo dire no ad una economia dell’esclusione e della iniquità.(n.53). Si deve leggere direttamente il testo in modo da esperimentare una emozione profonda:” Gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi”(n.53).
Poi il discorso si fa ancora più concreto e crudo : “No alla nuova idolatria del denaro” (nn.55-56) e “ No al denaro che governa invece di servire”. Bella la citazione di Giovanni Crisostomo:” Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri ma loro” (n.57).
Poi ancora: “No all’iniquità che genera violenza ( nn. 59-60).
L’analisi del testo rischia di diventare troppo lunga. E’ allora sembra opportuno concentrare l’attenzione su due punti in cui il coraggio si manifesta con singolare incisività.
Il primo lo troviamo nel paragrafo del capitolo intitolato: ”Tentazioni degli operatori pastorali”; in particolare nei nn.93-97 che trattano della mondanità spirituale: “No alla mondanità spirituale”, Il secondo, sempre in questa parte del capitolo, al n.104 ove si fa riferimento al ministero episcopale.
Il “no alla mondanità spirituale “ è qualcosa di veramente sovversivo. Già l’espressione è assai significativa: mondanità. E’ qualcosa che contrasta con il Vangelo, che gli è estraneo. Credo che tutti, in basso e in alto nella Chiesa, abbiano notato la forza straordinaria del discorso. Temo tuttavia che molti, in basso e in alto, abbiano rimosso più o meno inconsciamente questa provocazione. Ognuno si difende come può dalla verità, soprattutto se scomoda.
Sarà bene riportare qualche affermazione di questa parte:”La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale”.
Parole chiarissime e impossibili da sfumare. Nessuno può sentirsene esentato, ma nella Chiesa, forse, qualcuno rischia di sentirsi particolarmente chiamato in causa. Poi, così continua il discorso:” Dal momento che è legato alla ricerca dell’ apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici. All’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale”(n.93).
Nel numero successivo il Papa afferma che tale mondanità si afferma in due modi. Mi pare opportuno citare il secondo, quello di coloro che si “sentono superiori agli altri “ perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. Trattasi di una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario. Così, invece di evangelizzare, si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare(n.94).
Chissà a chi stava pensando il Papa quando tracciava questo profilo!
Ancora più positivamente feroce è il numero successivo: “Questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di dominare lo spazio della Chiesa”. Terribile espressione “dominare lo spazio della Chiesa”. Poi, così continua:” In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia”(n.95).
Tutto il numero è fantastico e merita una lettura attenta, animata soprattutto da fede evangelica. Sembra scaturita direttamente dal cuore del Signore che invita costantemente ad essere come lui miti ed umili di cuore.
Di grande efficacia sono anche i numeri 96 e 97. Il primo inizia così: “In questo contesto si alimenta la vanagloria di coloro che si accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere… Così neghiamo la nostra storia di Chiesa, che è gloriosa in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso.”. Che sia il Papa a dire queste cose fa davvero pensare:” Ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di quello che si dovrebbe fare, come maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo all’esterno”.
Il numero successivo è decisamente coinvolgente.” Chi è caduto in questa mondanità guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dalla apparenza”.
La conclusione è stupenda: “Questa mondanità asfissiante si sana, assaporando l’aria pura dello Spirito Santo che ci libera dal restar incentrati in se stessi, nascosti in una apparenza vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo!”.
Un altro aspetto in cui il coraggio è alto riguarda il ministero ordinato, quello dei sacerdoti e vescovi. Discorso che merita di essere affrontato a parte. Per ora, il discorso sulla mondanità spirituale si offre come serio esame di coscienza per tutti e invito a snidare ogni lembo di questa maniera infelice di essere comunità del Signore.

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