L’INTERVENTO DOMENICALE DI DON GIULIO CIRIGNANO

Domenica, 1 febbraio 2015
IL BIBLISTA DON GIULIO CIRIGNANO:
“ Lasciarsi penetrare dal coraggio di Papa Francesco per trovare la forza di decidere se rimanere sulla soglia oppure entrare nella stagione bella e difficile che lo Spirito apre davanti ai nostri passi “

La terza parte del capitolo primo della Evangelii Gaudium ha come titolo:”Dal cuore del Vangelo” e continua come le due precedenti con toni di vero coraggio. Anche in questo caso sarà sufficiente citare alcune affermazioni:
> “Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere” (n.35). Il coraggio si sposa con la bellezza nel seguito del discorso” L’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario” (ivi).
> Al numero successivo (n.36) il Papa cita il Vaticano II a proposito di un ordine e gerarchia delle verità della dottrina cattolica e conclude:” Questo vale tanto per i dogmi di fede quanto per l’insieme degli insegnamenti della Chiesa, ivi compreso l’insegnamento morale”.
> Queste affermazioni sembrano ovvie e semplici. In realtà sono un prezioso contributo per la frantumazione di quella rigidità che continua imperterrita dal Concilio di Trento. Sia chiaro: quello fu un grande Concilio. Ma da allora sono trascorsi cinque secoli di vertiginosi cambiamenti in molti settori del vivere. In questa luce appare di grande importanza il n.38 dove si esorta ad una adeguata proporzione nell’annuncio del Vangelo per non incorrere in incresciosi squilibri. Chiara la conclusione:
” Lo stesso succede quando si parla più della legge che della grazia, più della Chiesa che di Gesù Cristo, più del Papa che della parola di Dio”.
> Il quarto “passo” del capitolo primo si intitola:” La missione che si incarna nei limiti umani”. Troviamo anche qui preziose affermazioni (nn.40-45).”In seno alla Chiesa vi sono innumerevoli questioni intorno alle quali si ricerca e si riflette con grande libertà”. Con buona pace di uno o di pochi che parlano per tutti! Sempre nello stesso numero, in conclusione si afferma: “A quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciò può sembrare un’imperfetta dispersione”.
> Al numero 41 il Papa non è meno coraggioso:” A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero vangelo di Gesù Cristo”.
> Assolutamente formidabile è il n.43 che andrebbe citato per intero. Mi limito alla parte conclusiva:
”San Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio sono pochissimi. Citando sant’Agostino, notava che i precetti aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione per non appesantire la vita dei fedeli e trasformare la nostra religione in una schiavitù, quando la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera”.
Raramente mi è capitato di leggere affermazioni simili in un documento del Magistero Così, al numero 44 ha una parola chiara anche per i sacerdoti.” Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore…Un piccolo passo in mezzo a grandi limiti umani può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare grandi difficoltà”.
> L’ultimo “passo” del capitolo ha un titolo assai eloquente: ”Una madre dal cuore aperto”(nn.46-49). Numeri densi da leggere con gioia. Mi basterà citare :” L’eucarestia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”. Subito dopo:” Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”(n.47).
A questo passo è legato un simpatico ricordo. Con esso avevo appena concluso la mia omelia domenicale quando un applauso scrosciante proruppe incontenibile. Ovviamente , non era indirizzato a me ma al Papa. Il popolo aveva colto la sua premura ed il suo coraggio.
> Coraggio che brilla chiaramente nei numeri conclusivi del capitolo primo (nn.48-49). Prima si afferma che la Chiesa deve arrivare a tutti, senza eccezioni. “Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati”.
Così si conclude il numero 48:” Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede ed i poveri.Non lasciamoli mai soli.”.
> Al numero successivo ci imbattiamo in una affermazione citatissima:” Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”.(n.49).
Credo che questo possa bastare come premessa all’analisi dei capitoli successivi. Il capitolo secondo è ricco di sorprese, come pure il capitolo quarto incentrati sulla scelta dei poveri e sul tema della pace. Per ora è necessario lasciarsi penetrare dal coraggio di Papa Francesco per trovare la forza di decidere se rimanere sulla soglia oppure entrare nella stagione bella e difficile che lo Spirito apre davanti ai nostri passi.

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