SERGIO MATTARELLA DA SEMPRE PARTICOLARMENTE ATTENTO AI PROBLEMI DELLA SCUOLA

Salerno, 3 Febbraio 2015

Ambrogio IETTO

Un presidente amico della scuola

Densa giornata di emozioni quella di ieri con un cerimoniale che, nella sua solenne ritualità, ha confermato quanto bene faccia alla nostra Italia e ai singoli suoi cittadini la consapevolezza di essere un Paese degno della gloriosa identità nazionale.
A differenza, invece, di quanto affermato dal decaduto sindaco di Salerno Vincenzo De Luca che, in una dichiarazione rilasciata ad un’emittente televisiva, ha bollato il nostro Paese come un grande circo equestre.
Egli, molto probabilmente, avrebbe desiderato e desidererebbe comandare a bacchetta anche i magistrati, disponendo sentenze rispondenti ai suoi desiderata. Anche questa volta, però, i giudici della Corte di Appello, confermando la sentenza di primo grado, si sono pronunciati contro le attese di De Luca, rendendo immediatamente esecutiva la decisione che dispone la sua decadenza da primo cittadino.
A chi scrive, invece, piace richiamare la grande lezione di etica e di senso civile racchiusa nell’intervento del neo – Presidente della Repubblica ai grandi elettori del Senato e della Camera e ai delegati delle Regioni.
Mattarella ancora una volta ha considerato la scuola pilastro centrale della democrazia e dello sviluppo economico e sociale della nazione.
Alle giovani leve va ricordata la preziosa, incisiva presenza del nuovo Capo dello Stato nel sesto Governo Andreotti nella qualità di ministro dell’istruzione. Appena un anno, dal 22 luglio 1989 al 27 luglio 1990. Un solo anno che gli consentì, comunque, di presentare, sostenere e fare approvare dal Parlamento la legge n. 148 del 5 giugno 1990 che segnò per la scuola primaria l’avvio dell’organizzazione modulare con una pluralità di docenti, un prolungamento dell’orario quotidiano e settimanale delle attività didattiche, l’introduzione generalizzata dell’insegnamento di una lingua straniera con preferenza per la lingua inglese, un piano straordinario di aggiornamento per i docenti sui programmi didattici varati nel 1985.
L’iniziativa davvero innovativa che segna una tappa significativa nella storia della scuola italiana si concretizzò nella preparazione e nella gestione organizzativa dell’unica Conferenza Nazionale sulla scuola prodottasi dal 1861 ad oggi.
Dopo un’intensa fase di consultazione e di studio l’assise si tenne a Roma dal 30 gennaio al 3 febbraio 1990. Vi parteciparono tutte le componenti sociali e professionali del Paese: dai sindacati al mondo produttivo, dalle associazioni professionali della scuola ai rappresentanti dell’Artigianato e dei Coltivatori Diretti, dagli organismi scolastici agli istituti di ricerca e di sperimentazione ( Irrsae ).
I dati riguardanti gli allievi penalizzati dalla dispersione scolastica, la precarietà delle strutture edilizie delle scuole meridionali, la gestione dei diversi servizi correlati con la scuola ( salute, trasporti, disabilità ), la precaria formazione iniziale dei docenti, la mancanza di un sistema organico di formazione in servizio del personale, la scarsità delle risorse riservate all’aggiornamento e alle innovazioni furono le principali questioni affidate all’analisi puntuale di giuristi, sociologi, pedagogisti ed esperti di didattica e di integrazione scolastica.
A conclusione dei lavori il mite ministro Mattarella, con straordinario garbo non disgiunto da determinazione, evidenziò la necessità di siglare un forte patto sociale per la scuola. Alludeva ad una famiglia meno conflittuale, a docenti più preparati, ad amministratori pubblici effettivamente sensibili alle esigenze delle istituzioni scolastiche, ad una realtà produttiva in grado di dare efficienza ed efficacia ad un serio programma di alternanza scuola – lavoro, a studenti consapevoli del grande dono che la cultura offre all’uomo per un ruolo di protagonismo civile e di piena affermazione della personale identità.
Dal Presidente della Repubblica la scuola si attende grandi benefici. Speriamo che si concretizzi questo alto, desiderato Patronato.

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