ACCOLTE CON SUCCESSO ” le priére ” DEL CANTORE DELLA DIVINA COSTIERA

LE PREGHIERE IN NAPOLETANO DI SIGISMONDO NASTRI

L’ultima fatica letteraria di Sigismondo Nastri, la traduzione in dialetto napoletano doc delle più comuni preghiere legittimate dal catechismo riservato ai fedeli di religione cattolica, sorprende molto lettori come chi scrive che si guardano bene dall’imboccare un sentiero piuttosto ostico qual è considerato, anche per i salernitani vicini di casa, l’idioma proprio della verace comunità partenopea. Nastri, educatosi ad affrontare anche percorsi poco comuni nei variegati linguaggi dell’arte, non ha avuto indugi e, dotatosi dei più accreditati dizionari in napoletano e di autorevoli fonti bibliografiche redatte in autentico vernacolo, ha affrontato l’improba fatica. Perché si è lanciato in una impresa del genere oggettivamente considerata ardua ? Il motivo dichiarato dallo stesso autore è nobile e merita rispetto in un’epoca in cui anche i richiami dell’amicizia e della fedeltà vengono considerati sentimenti da rottamare. Invece Sigismondo Nastri, appartenendo ad una specie umana in via di estinzione, regala questi suoi componimenti a Giuseppe De Luca, imprenditore nel settore grafico, suo amico d’infanzia, cultore della lingua napoletana e, secondo Beniamino Depalma, attuale vescovo di Nola ma già titolare della diocesi di Amalfi – Cava, persona disponibile ‘ verso chiunque lo avvicinasse, segno effettivo e concreto del fatto che Peppino credeva fermamente nel valore sacro dell’amicizia ‘. Chi conosce Nastri individua, però, almeno altre due motivazioni sicuramente più intime e profonde che hanno spinto l’amico a scrivere “ Priére … napulitane “: la prima è legata al bisogno profondo che si avverte in una stagione della vita, comune anche al redattore di queste note, di accostarsi, con sempre maggiore frequenza e in modo silenzioso, al ‘ Pate nuosto’ che ‘ staje llà ‘ncielo ‘ e alla ‘ Santa Maria, ca si’ ‘a Mamma ‘e Ddio’. La seconda è condizionata dalla dimensione fortemente religiosa della gente della Costiera cui appartiene con non celato orgoglio l’autore non disponibile a distaccarsi da un’antropologia culturale che ha costantemente confermato, nelle gesta e nei riti celebrativi, il forte legame con la fede di matrice cattolica.

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