L’APPUNTAMENTO SETTIMANALE COL BIBLISTA DON GIULIO CIRIGNANO

Domenica 16 Febbraio 2015
Don Giulio Cirignano – Biblista
SEGNALI DI CRISI NELL’IMPEGNO COMUNITARIO
Chi si accinge a leggere il capitolo secondo con l’intenzione di scorgervi segni di coraggio da parte di Papa Francesco si trova davanti ad un discorso decisamente emozionante. La prima cosa che viene in mente è chiedersi se non era questo il discorso che avremmo desiderato sentire dai vescovi italiani in questi ultimi trenta anni, anziché vederli impicciati in operazioni di appoggio all’azione politica. Non solo non lo abbiamo avuto un tale discorso, ma addirittura abbiamo assistito al sostegno di un progetto politico che è difficile immaginare meno cristiano. Pazienza. Ora è il momento di aprire la mente ed il cuore ad un insegnamento capace di riconciliarci con l’azione politica, intesa in senso alto.
Quando dico “ discorso emozionante” intendo affermare…qualcosa che tocca nel profondo. La riflessione entra nel cuore dei problemi, mette in risalto le passioni e le speranze dell’uomo di oggi. Comincia con il richiamare alcune sfide del mondo attuale. Dopo aver lodato i progressi non tace sugli aspetti problematici. Ad esempio : ” la gioia di vivere, frequentemente si spegne; crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’iniquità diventa sempre più evidente” (n.52).
Continua poi con una chiara denunzia della economia della esclusione: ” Oggi dobbiamo dire no ad una economia dell’esclusione e della iniquità.(n.53). Si deve leggere direttamente il testo in modo da esperimentare una emozione profonda:” Gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi”(n.53).
Poi il discorso si fa ancora più concreto e crudo : “No alla nuova idolatria del denaro” (nn.55-56) e “ No al denaro che governa invece di servire”. Bella la citazione di Giovanni Crisostomo:” Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri ma loro” (n.57).
Poi ancora: “No all’iniquità che genera violenza ( nn. 59-60).
L’analisi del testo rischia di diventare troppo lunga. E’ allora sembra opportuno concentrare l’attenzione su due punti in cui il coraggio si manifesta con singolare incisività.
Il primo lo troviamo nel paragrafo del capitolo intitolato: ”Tentazioni degli operatori pastorali”; in particolare nei nn.93-97 che trattano della mondanità spirituale: “No alla mondanità spirituale”, Il secondo, sempre in questa parte del capitolo, al n.104 ove si fa riferimento al ministero episcopale.
Il “no alla mondanità spirituale “ è qualcosa di veramente sovversivo. Già l’espressione è assai significativa: mondanità. E’ qualcosa che contrasta con il Vangelo, che gli è estraneo. Credo che tutti, in basso e in alto nella Chiesa, abbiano notato la forza straordinaria del discorso. Temo tuttavia che molti, in basso e in alto, abbiano rimosso più o meno inconsciamente questa provocazione. Ognuno si difende come può dalla verità, soprattutto se scomoda.
Sarà bene riportare qualche affermazione di questa parte:”La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale”.
Parole chiarissime e impossibili da sfumare. Nessuno può sentirsene esentato, ma nella Chiesa, forse, qualcuno rischia di sentirsi particolarmente chiamato in causa. Poi, così continua il discorso:” Dal momento che è legato alla ricerca dell’ apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici. All’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale”(n.93).
Nel numero successivo il Papa afferma che tale mondanità si afferma in due modi. Mi pare opportuno citare il secondo, quello di coloro che si “sentono superiori agli altri “ perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. Trattasi di una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario. Così, invece di evangelizzare, si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare(n.94).
Chissà a chi stava pensando il Papa quando tracciava questo profilo!
Ancora più positivamente feroce è il numero successivo: “Questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di dominare lo spazio della Chiesa”. Terribile espressione “dominare lo spazio della Chiesa”. Poi, così continua:” In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia”(n.95).
Tutto il numero è fantastico e merita una lettura attenta, animata soprattutto da fede evangelica. Sembra scaturita direttamente dal cuore del Signore che invita costantemente ad essere come lui miti ed umili di cuore.
Di grande efficacia sono anche i numeri 96 e 97. Il primo inizia così: “In questo contesto si alimenta la vanagloria di coloro che si accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere… Così neghiamo la nostra storia di Chiesa, che è gloriosa in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso.”. Che sia il Papa a dire queste cose fa davvero pensare:” Ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di quello che si dovrebbe fare, come maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo all’esterno”.
Il numero successivo è decisamente coinvolgente.” Chi è caduto in questa mondanità guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dalla apparenza”.
La conclusione è stupenda: “Questa mondanità asfissiante si sana, assaporando l’aria pura dello Spirito Santo che ci libera dal restar incentrati in se stessi, nascosti in una apparenza vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo!”.
Un altro aspetto in cui il coraggio è alto riguarda il ministero ordinato, quello dei sacerdoti e vescovi. Discorso che merita di essere affrontato a parte. Per ora, il discorso sulla mondanità spirituale si offre come serio esame di coscienza per tutti e invito a snidare ogni lembo di questa maniera infelice di essere comunità del Signore.

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