SOLO A VITTORIA CONQUISTATA I SOLONI DELLA SINISTRA EVIDENZIANO IL MODO DI GESTIRE IL POTERE DA PARTE DI VINCENZO DE LUCA

Salerno, 3 Marzo 2015
Ambrogio IETTO
NOI COMPLICI DI DE LUCA

A leggere dichiarazioni e interventi organici ospitati sui quotidiani di ieri, all’indomani della vittoria dell’ex sindaco di Salerno alle cosiddette primarie del partito democratico, viene spontaneo porsi una domanda: “ma forse anche noi, umili osservatori critici delle vicende di casa nostra, ospiti non rifiutati di una testata comunque coraggiosa, abbiamo offerto il nostro umile contributo al successo dell’onorevole De Luca? “. Sembrerebbe proprio di dover dare una risposta affermativa.
Nel consueto, corrente nostro linguaggio giornalistico, infatti, espressioni quali ‘ militarizzatore del salernitano’ e ‘recuperatore dell’accordo coi capobastone popolari’ non erano state mai usate.
Né si era al corrente che il partito democratico in Campania costituisse ‘ un ambiente asfittico da circoli dei cacciatori dove i soci sono sempre gli stessi eternamente seduti al tavolo del tresette’.
Ora, invece, capita di leggere di questo e di peggio sul conto di De Luca. Per fortuna fa eccezione, tra gli intellettuali, l’amico professore Cacciatore che evidenzia come il successo dell’aspirante presidente della giunta regionale sia espressione di “ una vittoria dei militanti e dei cittadini della Campania “.
Da sempre, però, non si ha notizia di aggregazioni di liberi professionisti , di accademici, di intellettuali, di operatori economici, di appassionati della politica di orientamento progressista disposti ad entrare in scena, pronti a caricarsi della responsabilità di denunciare l’opinabile modo di amministrare la cosa pubblica da parte del futuro avversario dell’uscente Caldoro.
Non è mancata, in verità, qualche voce, molto signorile e garbata, disposta anche in epoca recente a sottolineare l’opinabilità del ‘ sistema primarie’ in Campania. Essa, però, è rimasta ‘ clamantis in deserto’. L’opinione pubblica più attenta di Salerno e del salernitano sa, invece, da sempre, qual è il segreto del successo di De Luca che pur non indugia un attimo nel definirsi di impianto culturale gobettiano: egli, identificandosi con autentico slancio con la città, l’ha governata come meglio ha creduto.
Ha costruito ed ha consolidato il potere nel modo ritenuto rispondente al personale consenso.
Chi ha ricevuto l’incarico di amministrare le società miste ha saputo da subito che le decisioni più delicate ed importanti da prendere dovevano passare preliminarmente al suo vaglio.
Tutti gli assessori, nessuno escluso, sanno bene che la loro sopravvivenza in carica è subordinata alla volontà dell’ex sindaco.
I suoi collaboratori più prossimi, funzionari e responsabili dei vari settori, sono consapevoli di dover dipendere dalla volontà e dalle labbra del vincitore delle primarie.
E’ abbastanza logico che questo esercito di privilegiati debba poi rispondere, nei termini desiderati, alla chiamata quando c’è da mostrare l’entità del consenso.
Questo modo di amministrare, alla fine dei conti, piace, convince, fa proseliti anche tra amministratori di altre comunità della Campania che, nel trasformarsi in suoi ammiratori, tentano di imitarlo, adottando il cosiddetto metodo De Luca.
Le sue dichiarazioni pubbliche sono sempre chiaramente ostili alla camorra e ai suoi proseliti. Se finge, sapendo di fingere, lo sa solo De Luca e gli ipotetici camorristici.
Ora si legge che i Vaccaro e i Cozzolino vogliono produrre ricorso avverso presunte irregolarità elettorali. Speriamo che vadano fino in fondo e che abbiano ragione.
Il primo, quando fu punito dal sistema bolscevico di De Luca, ricorse al suo amico Letta e risolse il suo problema personale, lasciandosi eleggere con tranquillità nell’altro collegio della Campania.
Il secondo fu bocciato dal provvedimento di riconosciuta non validità delle primarie del gennaio 2011 che lo vedevano designato a candidato a sindaco di Napoli.
Ognuno nasconde qualche scheletro nel proprio contenitore politico.
E di scheletri e responsabilità sono portatori anche i tanti sostenitori del Partito Democratico che, in tempi di ‘ pace elettorale’, trovano comodo e conveniente tacere sul regime feudatario di De Luca.

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