LA MORTE DELL’ARTISTA PAOLO SIGNORINO. OGGI POMERIGGIO I FUNERALI AL DUOMO DI SALERNO. L’ORIGINALE RICORDO DI UN SUO VECCHIO COMPAGNO DI SCUOLA

Lettera a Paolo Signorino
Caro Paolo,

così il generoso tuo cuore ha deciso di arrendersi e di volare alto alla ricerca di una realtà nuova che offra spunti inediti al tuo estro artistico già catturato, qui in terra, dalle testimonianze più vere e delicate messe a disposizione da madre natura.
I viaggi della speranza, lungo l’abituale tratta della Salerno – Milano e della Milano – Salerno, hanno esaurito il loro compito ed hanno deciso di cambiare itinerario, consegnandoti tra le braccia accoglienti della sovranità misericordiosa di Dio Padre.
Ne sono trascorsi di anni da quando, nel lontano primo ottobre del 1947, ci conoscemmo a Battipaglia tra i ristretti ambienti di casa Galdi ove tre autorevoli intellettuali locali, Francesco Crudele, Severino Guerriero ed Italo Rocco decisero di dar vita ad una scuola media privata per far fronte alla carenza di una istituzione scolastica statale.
Ci scoprimmo subito amici, motivati come eravamo a percorrere gli sconosciuti sentieri del sapere ma anche consapevoli dei non trascurabili sacrifici affrontati giorno per giorno dal tuo papà, dignitoso ferroviere, e dal mio, responsabile di avere messo al mondo altri sei fratelli e sorelle, per far fronte agli oneri della pur contenuta retta mensile.
Senza indugi, al conseguimento della licenza media dell’epoca, decidemmo di iscriverci al ‘ Regina Margherita’, l’istituto magistrale storico di Salerno, che ci avrebbe consentito, in tempi brevi, di acquisire l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole elementari e sostenere gli esami di concorso per la conquista di una cattedra. Nel prendere questa decisione avevamo piena consapevolezza che il liceo classico, indirizzo di studio all’epoca funzionale alla formazione della nuova classe dirigente del Paese, era di fatto a noi proibito condizionati come eravamo dalla necessità di diventare al più presto economicamente autonomi dalle rispettive famiglie d’origine.
Durante i quattro anni di frequenza del corso di studi emerse subito lo straordinario potenziale di creatività che alimentava la tua spiccata tendenza alla produzione grafico – pittorica. Agli esami di maturità il caso volle che il commissario di disegno fosse Mario Carotenuto che immediatamente colse in te l’eccezionale estro artistico mentre, inesorabilmente, condannò me a sostenere, in questa sua disciplina, gli esami di riparazione a fine settembre.
Le nostre strade professionali, così, si divisero ma la nostra amicizia si consolidò ulteriormente.
Ebbi modo, però, di seguire i tuoi successi in campo artistico, le tante mostre che illustravano la tua preziosa opera non solo in Italia ma anche all’estero. A dire il vero anche tu, seguendomi a distanza, manifestasti piacere e soddisfazione, per qualche mio successo in campo professionale e in alcune sedi istituzionali.
Scoprimmo sempre di più che l’affetto che si era consolidato nel corso di oltre mezzo secolo, ora, con l’avanzata, comune maturità, si era cementato in salda stima, in una sempre più convinta presa d’atto dell’originalità della tua attività espressiva e dell’ inesauribile tua ricchezza d’animo.
In questi ultimi tuoi anni di vita, alimentati da un subconscio sempre più vivacemente condizionato dalle dinamiche proprie di un anomalo, bizzarro calcolo delle probabilità, ho potuto rendermi conto di quanto risultasse importante per te, per i tuoi cari, per gli amici e per l’ampia schiera di tuoi estimatori la figura di un impareggiabile angelo custode terreno interpretato, in umiltà e con straordinario pathos partecipativo, dall’ineguagliabile tua sorella Anna.
Addio Paolo, vecchio, caro, insostituibile mio amico,

Ambrogio Ietto

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