SIGISMONDO NASTRI HA COLTIVATO E REALIZZATO IL SOGNO DI COMPIERE OTTANT’ANNI

GLI OTTANT’ANNI DI SIGISMONDO NASTRI
Oggi venerdì 17 aprile 2015 Sigismondo Nastri compie ottant’anni. Egli, dotato di una dose non comune di sensibilità, ha voluto far coincidere l’importante genetliaco, con la pubblicazione di una preziosa e delicata traduzione in lingua napoletana del Cantico delle Creature e di altre preghiere coniate all’epoca dal Santo di Assisi. E’ questa la sua manifestazione di gratitudine per ‘ tutti i benefici ricevuti ‘ nel corso di una vita molto attiva ma anche ricca di una pluralità di esperienze che hanno contribuito non poco ad alimentare il suo estro creativo.
L’atto compiuto conferma soprattutto il saldo radicamento della sua fede cristiana sbocciata in un contesto antropologicamente significativo in fatto di religiosità, di sentimento del sacro, del soprannaturale e del divino qual è la costiera amalfitana. Credo che uno dei più ricchi benefici ricevuti da Sigismondo sia stato proprio l’essere venuto al mondo in quel di Amalfi, l’aver potuto, fin dai primi vagiti, percepire la musicalità prodotta ed alimentata dalle onde battenti l’alta costa e il profumo delicatissimo sprigionato dai limoneti strutturati a terrazza.
Nella sua pubblica manifestazione di fede, contestuale al nobile richiamo dell’umiltà e della ricchezza d’animo del Santo d’Assisi e alla grandezza di Dio che è ammore e caretàte, priezza e allerezza, speranza nosta, giustizzia e assignatezza, Sigismondo Nastri inserisce anche il desiderio di testimoniare ‘ a quanti gli vogliono bene ‘ questo suo sforzo letterario, sicuramente ben riuscito, di rendere ancora più semplice e familiare il messaggio d’amore del Poverello.
Desidero assicurare Sigismondo che anch’io gli voglio bene. L’ho conosciuto negli anni settanta nel corso del mio impegno di lavoro di direttore didattico in quel di Amalfi, di Ravello, di Scala, della minuscola Atrani. Fece da trait d’union l’indimenticabile, compianto amico Gigino De Stefano, direttamente coinvolto nell’universo educativo quale presidente del Distretto Scolastico di Amalfi. Di lui mi parlava spesso anche un cugino di mia moglie, Michele Iovane, approdato anch’egli all’universo scolastico – educativo.
Molto più tardi, acquisita l’abituale residenza in Salerno, fu possibile ritrovarci in occasione delle non frequenti opportunità culturali che la città offre. Due amici che non ci sono più, Nino Bassi e Paolo Signorino, contribuirono a rafforzare, per i comuni interessi, il mio legame con Sigismondo e con la sua contenuta ma ricca sensibilità.
Anch’io, come Nastri, ho coltivato sogni e, come lui scrive nella quarta di copertina di quella variegata e ricca raccolta di liriche, li porto con me finché ci sono. E’ importante che la vita continui ad aprire il nostro cuore alla speranza. Credo che questa rappresenti la più onerosa fatica che oggi chiediamo alla nostra sensibilità e al nostro apparato cardiocircolatorio. Se le esperienze quotidiane che viviamo e che sanno prevalentemente di tanta povertà, di incomprensibili ingiustizie, di eccidi alimentati da odio etnico e da fanatismo religioso, di una politica contraddistinta da corruttela e da esclusivi interessi personali dovessero riproporsi, temo proprio che dai dizionari redatti in tutte le lingue ufficiali del pianeta debba escludersi il vocabolo ‘ speranza’.
Ci unisce, però, caro Sigismondo, la forza della fede. In nome suo, e soltanto in nome suo, abbiamo il dovere di continuare a sperare. Auguri di tutto cuore.

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