UN TEMPO, A CAROSELLO, LA FIDUCIA LA PRETENDEVANO I PRODOTTI CASEARI DELLA GALBANI. ORA LA STESSA FIDUCIA NON PUO’ ESSERE CONCESSA AD UN CANDIDATO CHE, SIA PURE IN PRIMO GRADO, E’ STATO CONDANNATO PER UN REATO CONSIDERATO ABOMINEVOLE DA TUTTE LE CULTURE

Salerno, 18 Maggio 2015

Ambrogio IETTO

CORRADO GABRIELE, L’IMPRESENTABILE

La spasmodica ricerca della lista degli ‘impresentabili ‘, da ricavare grazie ad un attento dépistage delle molte liste che fiancheggiano soprattutto Vincenzo De Luca, candidato alla presidenza della regione per conto del partito democratico, consente anche di imbattersi nel nome di Corrado Gabriele che, dopo essere stato negli anni Ottanta dirigente della FGCI ( Federazione Giovanile Comunista Italiana ), quindi tra i fondatori del Movimento per la Rifondazione Comunista, eletto per tre volte al consiglio comunale e due volte assessore al Comune di Marano di Napoli, poi, dal 2001 al 2005, assessore al Lavoro e alla Formazione alla provincia di Napoli e, infine, accolto nella giunta regionale del presidente Bassolino, con l’incarico di assessore al Lavoro, all’Istruzione, alla Formazione e alla Cooperazione Internazionale, ha fatto parte dell’ultimo consiglio regionale in quanto eletto nel 2010, nel partito democratico, con ben 17.582, dopo aver lasciato il Partito di Rifondazione Comunista.
Sono proprio queste notizie, riprese dalla biografia ufficiale del Gabriele, recuperabile via Internet, a dar forza a due essenziali considerazioni: la prima riguarda il percorso del personaggio, sicuramente ancorato ad una confusa e contraddittoria idea e visione del marxismo – leninismo; la seconda tiene doverosamente conto della rispettabile entità dei suffragi raccolti dall’interessato che ora, tanto per rafforzare la sua instabile identità culturale e politica, si candida sempre nella Circoscrizione di Napoli, al secondo posto, dopo Simeone Antonio detto Tonino, con la lista del Partito Socialista Italiano.
Oltre 17.000 voti non sono pochi. Anzi consentono al Gabriele di trovare ospitalità con una certa facilità. E’, infatti, proprio il potenziale budget elettorale di partenza che lo accredita, anzi lo legittima da parte del gruppo partitico che lo accoglie.
Mica a questo o quel partito di sinistra, facenti tutti capo al raccoglitore indifferenziato del partito democratico e, quindi, del candidato presidente De Luca, interessa altro.
Per quanto riguarda Gabriele, ad esempio, sarebbe stato inutile far riferimento all’inchiesta, avviata per il tramite della Guardia di Finanza di Napoli, a carico di 16 persone fra cui lo stesso ex assessore alla regione Campania all’istruzione professionale. Eppure le Fiamme Gialle sequestrarono circa 20 milioni di beni agli indagati, tutti accusati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso di ufficio.
Per l’aggregazione di sinistra queste accuse sono quisquilie, banalità.
D’altro canto proprio per Gabriele è stata considerata ininfluente alla dignità di consigliere e di assessore regionale la famosa condanna a quattro anni e 3 mesi di reclusione per presunti abusi commessi sulle figlie della sua compagna.
Il pubblico ministero Giusy Loreto aveva chiesto la condanna addirittura a 5 anni e nove mesi di reclusione. Secondo l’avvocato difensore, che presentò appello contro la sentenza della settima sezione del Tribunale di Napoli, i fatti accaduti sarebbero stati ‘ ingigantiti’ e le accuse risulterebbero conseguenza del disagio psicologico sofferto dalle figlie della compagna di Gabriele del tempo passato.
Ora, è vero, si è in attesa del processo d’appello ma la stessa sentenza di primo grado, si vuole o non si vuole, getta un’ombra di sospetto, di diffidenza, di scarsa fiducia nei confronti del soggetto incolpato che, in passato, da Bassolino fu elevato addirittura alla dignità e alla responsabilità di assessore regionale all’istruzione.
Che Gabriele si lamenti ora per ‘il clima di terrore’ circa la sua persona, alimentato in prossimità delle elezioni regionali, la dice lunga.
Personaggi simili, accusati di un reato abominevole e per questo stesso reato condannati in primo grado, andrebbero esclusi da eventi seri come il rinnovo di un governo regionale.
Essi, invece, hanno la faccia di bronzo di sentirsi offesi da dichiarazioni, sia pure opportunistiche, che nel merito altre persone interessate alla vicenda elettorale esprimono.

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