LE RIFLESSIONI DI DON GIULIO CIRIGNANO SULL’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO

LAUDATO SI’
L’enciclica recente di Papa Francesco “LAUDATO SI ” non è solo una enciclica. E’ qualcosa di più, molto di più. E’ il secondo prezioso tassello della nuova stagione ecclesiale che il Papa ci esorta a vivere. La dimensione di novità è al primo posto nella gerarchia degli aspetti che riguardano questo atto del magistero papale. Prima addirittura del suo originalissimo contenuto, prima del suo accorato appello alla coscienza di ogni uomo per il bene della casa comune ha il pregio di alimentare la novità.
La novità.
Che significa? A cosa ci si riferisce? A qualcosa di semplice e di essenziale insieme.
Il Concilio Vaticano Secondo, con la sua poderosa riflessione e con la ricchezza dei suoi documenti, aveva chiuso una stagione, inaugurandone una nuova. I cinquanta anni che ci separano da quell’evento non sono riusciti ad estinguerlo.
Ora, con il magistero e lo stile di Papa Francesco, si ripropone con inesausta vitalità. Ma a questo punto è necessaria una riflessione circa il fluire del tempo.
Le stagioni che Dio fa vivere alla sua Chiesa sono suo dono. Sono dono dello Spirito, dono della sua potenza creatrice. Non accorgersene è peccare contro lo Spirito che è vita, è autocondannarsi alla morte. La lunga e per molti aspetti suntuosa e felice stagione post-tridentina, dopo ben quattro secoli cede il passo alla nuova, tutta da costruire, con l’aiuto del Signore.
Dobbiamo affermare con profonda convinzione: Il Vaticano Secondo è stata la conclusione ufficiale di quel lungo periodo . Ora, possiamo ripetere con San Paolo: ”Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove”.
L’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, allora, può essere paragonata ad un magnifico, inaugurale, concerto di campane a festa. Quanto serve alla Chiesa in questo momento vi è indicato con forza e coraggio. A quanti non lo avessero compreso occorrerebbe ripetere quanto Paolo diceva ai paurosi e incerti cristiani di Galazia:
” O stolti Galati, chi vi ha ammaliato, proprio voi davanti ai quali è stato come dipinto Cristo crocifisso?”.
L’anima segreta della “Evangelii Gaudium” consiste proprio in questo essere manifesto di vita ecclesiale chiamata a vivere la nuova stagione. E’ nella natura delle cose il cambiamento.
Se la Parola di Dio rimane in eterno l’uomo, invece, è soggetto a mutamenti continui. Cambia il suo linguaggio, cambiano i suoi gusti, le sue abitudini. Tutto ciò si ripercuote anche nell’ esperienza religiosa, nel modo di pensarla ed esprimerla. Solo chi confonde la tradizione con la conservazione non se ne accorge. La tradizione vive e si alimenta agli aspetti immutabili della realtà religiosa. Aspetti fondamentali che non sono creazione dell’uomo ma frutto della generosa liberalità di Dio.
La conservazione, invece è la gelosa e stolta custodia di quegli aspetti della esperienza religiosa che l’uomo, con il volgere del tempo ha introdotto: linguaggio, usi, abitudini. Andavano bene nel passato ma ora sono estranei alla vita. Ci riferiamo, ovviamente, ad aspetti secondari del credere e che proprio per questo, non possono essere gratificati dalla connotazione della perennità.
In realtà, è sempre stata presente questa necessità di prendere atto dei cambiamenti accogliendo l’invito ad evitare l’illusione di congelare la proposta di Dio in forme anacronistiche. Qualche esempio può aiutare a comprendere.
Basta pensare, fra i molti che si potrebbero portare, a quello più evidente e comprensibile per ognuno: il linguaggio. L’annuncio evangelico ha iniziato a diffondersi in lingua aramaica. Era la lingua di Gesù e degli Apostoli. Sarebbe stato bello poter continuare a sentire gli insegnamenti del Signore in quella lingua. Ma non fu possibile. Gli uomini, già al tempo stesso di Gesù, usavano una lingua diversa per le loro faccende quotidiane. Il greco, allora, prese il posto dell’aramaico nella predicazione e nella liturgia. Ma anche questa fase non durò molto. Al greco subentrò il latino. Si iniziò pertanto a pensare e a parlare in latino che poi, per complessi motivi, divenne la lingua ufficiale della comunità cristiana. Lingua ufficiale e, purtroppo, usata anche quando non veniva più compresa. Per secoli nella vita della comunità cristiana si usava il latino mentre nella vita di tutti i giorni si venivano formando le lingue volgari. C’è voluto il Vaticano Secondo per rimettere in bocca ai fedeli un parlare che rendesse comprensibile quanto venivano facendo quando pregavano.
Quello che vale per la lingua vale per i costumi, per le sintesi teologiche, per la prassi liturgica. La logica della Incarnazione è nostro tesoro ma anche nostro costante impegno.
L’enciclica “Laudato sì” è ora il secondo importante passo di questo futuro che ha fatto irruzione. Siamo davanti ad un ampio documento strutturato in sei densi, capitoli. Non è questo il momento di farne una presentazione dettagliata. Ma solo per invogliare a immergersi in una lettura personale e comunitaria seria sarà sufficiente indicarne il titolo.
Dopo una rapida parte introduttiva (nn.1-16) il primo capitolo si intitola “Quello che sta accadendo nella nostra casa” (nn.17-61). Siamo davanti ad una analisi drammatica e vera. Il capitolo secondo: “ il vangelo della creazione” (nn.62-100) chiama in causa la Parola di Dio . Il capitolo terzo: “La radice umana della crisi ecologica” inizia significativamente con l’affermazione:” A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica”( nn.101-136). Segue il capitolo quarto “Un’ecologia integrale” (nn.137-162). Il capitolo quinto è dedicato ad “Alcune linee di orientamento ed azione ( 163-201). L’ultimo capitolo recita “ Educazione e spiritualità ecologica (202-246).
Due preghiere concludono l’ampia riflessione:” Preghiera per la nostra terra” e “Preghiera cristiana con il creato: naturalmente ciascun capitolo è suddiviso in parti che esplicitano il tema generale. Anche la semplice lettura dell’indice fa intuire la ricchezza e la bellezza del testo che va accostato senza fretta.
A botta calda, come possiamo sintetizzare l’impressione suscitata dalla lettura di questo originale documento? Che dire di significativo e stimolante?
La prima cosa che colpisce è il costante riferimento alle conseguenze del disastroso disinteresse per la casa comune su i più poveri e indifesi. Il riferimento ai poveri è continuo a testimonianza della passione del Papa per l’uomo. Questo tratto fa dell’enciclica un vero e proprio atto d’amore.
Il secondo aspetto che cattura l’attenzione è costituito dalla citazione di pronunciamenti dei più diversi episcopati: Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, del Canada, del Giappone, dell’Africa del Sud, dell’Australia, delle Filippine, dell’Episcopato dominicano. Boliviano, della Nuova Zelanda, dell’Argentina, Conferenza episcopale messicana, paraguayana, portoghese, tedesca; episcopato latino- americano e dei Caraibi, del Brasile, dell’Asia, dei Vescovi della Regione Patagonia – Comahue. Il coinvolgimento dei più svariati episcopati fa della enciclica una specie di canto della terra, un’invocazione che sale da tutto il mondo.
La terza osservazione: il riferimento al magistero dei predecessori di Papa Francesco è costante. Giovanni Paolo Secondo insieme al Papa Emerito e Paolo Sesto sono molto presenti.
Questo fatto non indebolisce la indicazione iniziale di questo scritto circa la novità. La continuità su molti aspetti parziali rende onore ad un magistero prezioso. L’insieme del discorso, la sua globalità e la collocazione a tema unitario fa della enciclica sulla cura della casa comune un vero e proprio elemento di novità.
A questo punto non ci resta che concludere queste scarne note con l’ultimo numero della enciclica : “Dopo questa prolungata riflessione, gioiosa e drammatica insieme, propongo due preghiere, una che possiamo condividere tutti quanti crediamo in un Dio creatore onnipotente e un’altra affinché noi cristiani sappiamo assumere gli impegni verso il creato che il Vangelo di Gesù ci propone”(246).
Il Vangelo e Gesù, il suo modo di pensare e i suoi appelli: tutto ciò è il nostro tesoro più prezioso, la risorsa vera a cui attingere con fiducia per una vita pienamente umana sulla terra.

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