UNA SPERANZA DI VITA SOFFOCATA DA MAROSI RIBELLI

Salerno, 4 settembre 2015

Il bimbo sul bagnasciuga

Bene hanno fatto i direttori di alcuni quotidiani a pubblicare la foto del corpo irreversibilmente spento di un bambino siriano di due-tre anni, affogato insieme ad altri 12 connazionali che tentavano di raggiungere l’isola greca di Kos.
Tenero e protettivo anche il volto del soldato turco che se ne prende cura.
La spiaggia è quella di Bodrum, una stazione turistica molto frequentata dalla borghesia di Istanbul e da turisti stranieri. Qui, quando Bodrum si chiamava Alicarnasso, nacque lo storico greco Erodoto.
Mancavano quasi cinque secoli alla nascita di Cristo.
Da quel tempo e da sempre le guerre sono state decine di migliaia come milioni sono risultati i bambini morti perché denutriti, maltrattati, abbandonati, sfruttati, sezionati di organi.
Nell’immediato dopoguerra mi capitò di osservare a Bellizzi i pezzi sanguinanti del corpo del piccolo Nicola Fortunato dilaniato dalla deflagrazione di un ordigno di guerra.
L’immagine pubblicata dai quotidiani stamani, se osservata con l’attenzione che merita, non può che alimentare nella mente di ciascuno di noi pensieri e riflessioni che ci riportano all’egoismo umano, alla spietatezza che accompagna l’atto impietoso ed inesorabile della prevaricazione e della prepotenza.
Nel 1968 Franco IV e Franco I, erano questi i nomi di due bravi cantanti dell’epoca, ci cantarono “ Ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento poi ci ha portati via con sé “.
Il piccolo siriano, travolto anch’egli dai marosi, ha voluto inconsapevolmente scrivere per l’umanità un poema d’amore idoneo a ricordare a tutti noi che le guerre, spietate come sono, non guardano in faccia nemmeno i bambini.
Le madri che arrivano sui natanti nei nostri porti molto spesso tutelano nel loro grembo una creatura. Il loro volto appare sorridente, sereno, stranamente disteso nonostante le indescrivibili tensioni vissute nel corso del pericoloso attraversamento del canale di Sicilia.
Esse sono consapevoli che quel figlio, quella figlia avrà finalmente vita. Perciò non hanno rinunciato alla maternità, pur calcolandone i rischi.
E’ il trionfo del bene sul male, dell’amore sull’odio, della vita sulla morte.

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