IL FELICE RITORNO DI DON GIULIO CIRIGNANO

EGLI OFFRE PREZIOSE RIFLESSIONI SULL’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA (Misericordiae Vultus)
Il giorno otto dicembre prossimo, festa della Immacolata Concezione avrà inizio l’anno Santo della Misericordia. Già abbiamo discusso, nel recente passato, su questa rubrica il significato ecclesiale di questo particolare anno giubilare. E’ venuto, ora, il momento di parlare della Bolla di indizione promulgata da Papa Francesco, “ Misericordiae vultus”. Per due ragioni, fondamentalmente.
La prima è di immediata evidenza. Siamo davanti ad un documento di intensa bellezza. Sarebbe un peccato lasciarselo scappare nella dimenticanza o indifferenza. Chiunque può procurarselo o in una libreria cattolica per non più di due o tre euro oppure scaricarlo da internet. Il documento mostra con grande forza il cuore del Papa, il suo modo di pensare, il suo veleggiare in una zona alta di spiritualità. Il lettore ne rimane affascinato e segnato in profondità. Forse è proprio questo l’aspetto più prezioso del testo. Non c’è niente di formale o banalmente burocratico in questo documento. Il Papa deve averlo pensato e scritto come un specie di confidenza del suo animo appassionato del Vangelo. Una confidenza intima e personale con quanti avvertono il bisogno di un discorso religioso autentico e promotore di pensieri speciali.
La seconda ragione è meno evidente ma non meno importante. Si tratta di lasciarsi aiutare a polverizzare ogni resistenza circa l’invito di Papa Francesco a entrare con lucida chiarezza nella nuova stagione ecclesiale che egli ha aperto in maniera irreversibile. Quella stagione che il Concilio aveva con sorprendente coraggio avviato chiudendo la precedente, per molti aspetti ricca ma anche ormai esaurita e sfinita. Le stagioni di Dio sono anche le stagioni dell’uomo e se la Parola di Dio rimane in eterno quelle degli uomini sono soggette al logorio ed alla mutazione. Ora è il momento di guardare avanti.
Proprio per queste due ragioni, circa la Bolla di indizione del Giubileo ho la profonda convinzione che non convenga sprecarla in una presentazione sintetica che dispensi il lettore dalla gioia della lettura personale o comunitaria. Come la poesia, non può essere ridotta a banale racconto. La poesia come la pittura suscita emozioni solo nel contatto diretto. Per questa ragione non farò una didascalica presentazione sintetica del documento ma colgo l’occasione per invitare caldamente a regalarsi un percorso di lettura e di riflessione da attuare nel periodo che ci separa dall’otto dicembre. Un percorso a tappe per immergersi nello spirto del colloquio che il Papa ci offre. Lo possiamo compiere singolarmente o, preferibilmente in gruppo, dividendo il testo in piccole porzioni che consentano un approccio non frettoloso ma pacato e sereno. Abbiamo quasi tre mesi da spendere con intelligenza. Potremo così vedere come al fondo del discorso vi sono la preoccupazione ed il desiderio del Papa di portare la Chiesa in alto, negli spazi della speranza e del coraggio.
Tuttavia, per stuzzicare l’appetito, può essere utile toccare qualche punto del documento, in maniera rapida.
L’inizio: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre”. Poi subito sotto ”Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. E’ fonte di gioia, di serenità e di pace. E’ condizione della nostra salvezza” (n2). Al numero quattro il Papa spiega il perché della scelta dell’otto dicembre come inizio dell’Anno Santo :” Aprirò la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia….Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano chiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo”. Parole inequivocabili che i molti cripto- lefevriani presenti ancora nel corpo ecclesiale farebbero bene a meditare con attenzione.
Di grande dolcezza è anche il discorso circa la conclusione dell’Anno Santo: “L’Anno giubilare si concluderà nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo, il 20 novembre 2016.
In quel giorno…affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro. Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio!” (n5). Forse il Papa stava pensando, con qualche preoccupazione, anche alla prossima tappa del Sinodo sulla famiglia.
Da meditare con molta attenzione ed amore sono i numeri successivi, fino al numero dodici che riportiamo nel suo inizio e nella sua conclusione:” La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno…Pertanto dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia” (n.12).
Non possiamo prolungare oltre le citazioni del documento. A volo d’uccello ricordiamo il motto dell’Anno Santo (“misericordiosi come il Padre”), il richiamo alle opere di misericordia corporale e spirituale (n15), l’invito a celebrare in maniera del tutto speciale la quaresima (n.17), l’iniziativa “24 ore per il Signore da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la quarta domenica di quaresima” e il caldo richiamo al sacramento della riconciliazione rivolto ai sacerdoti (“Non ci si improvvisa confessori”), l’invio dei missionari della misericordia (n18), l’accorato appello alla conversione rivolto ai gruppi criminali e ai complici di corruzione (n.19), infine l’importante riflessione circa il rapporto tra giustizia e misericordia (n.21) ed il fugace sapiente riferimento all’ indulgenza (n22).
Il documento è affidato alle nostre mani, alla nostra premura. Quel che più conta, è rivolto ad ognuno per tornare a scoprire, in maniera efficacemente creativa di consolazione, quanto la nostra vita sia affidata alle mani ed alla misericordia del Padre.

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