PER DE LUCA IL CONCETTO DI TEMPO E’ PIUTTOSTO FLESSIBILE. QUINDI PUO’ ESSERE INTESO AD USUM DELPHINI

Salerno, 15 Ottobre 2015

Ambrogio Ietto
I TEMPI DI DE LUCA

L’altro ieri, ad ora di pranzo, mi capita di seguire in televisione, su di una rete nazionale, una breve intervista rilasciata ad un cronista dal presidente della regione Vincenzo De Luca, reduce da un incontro istituzionale avuto a Roma col presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Al centro dell’interlocuzione l’annoso problema della cosiddetta ‘ terra dei fuochi’ e della relativa opera di risanamento che, ovviamente, impone l’acquisizione e la disponibilità di consistenti risorse finanziarie.
La successiva domanda posta dall’intervistatore riguarda i tempi da attendere per venire in possesso del relativo finanziamento e, quindi, per dare avvio ai lavori. La risposta del cosiddetto governatore della Campania è concisa, addirittura lapidaria: “ Ma i tempi del governo non sono i tempi di De Luca “.
Si sa che in filosofia nel mondo greco sono rintracciabili due figure di tempo: il tempo ciclico e il tempo progettuale. Nell’era cristiana è individuata la figura del tempo escatologico ( fine ultimo dell’umanità e del dell’universo ) mentre nell’età moderna prende corpo la concezione scientifica del tempo fondata sulla meccanica galileiana che concepisce il tempo come una serie idealmente reversibile di istanti omogenei. Nel corso di questo millennio prendono ancora corpo tre figure di tempo: l’unità spazio – temporale, il tempo come durata e il tempo come dimensione ontologica ( riferita all’essere in generale ) dell’esistenza. La concezione del tempo, secondo De Luca – dottore in filosofia, è quella del tempo progettuale secondo la quale si inaugura un tempo dell’uomo misurato dalle sue intenzioni.
Trattasi di una temporalità che non guarda al passato ma al futuro.
Secondo Galimberti a presiedere questa temporalità non è la figura del ritorno ma quella del perseguimento del bersaglio, del raggiungimento dell’obiettivo.
La temporalità del presidente della regione, dunque, è funzionale al raggiungimento del risultato.
La sua dichiarazione lascia dedurre che egli non ha l’ombra di fiducia nei riguardi del presidente del Consiglio Renzi e che, quindi, quanto promesso da quest’ultimo, a proposito del risanamento delle terre inquinate del casertano e del napoletano, non avrà immediato seguito.
La filosofia deluchiana del tempo, quindi, ha una sua originalità.
Ad esempio per quanto riguarda il tempo concesso agli interventi verbali dei consiglieri della regione egli è dell’avviso che cinque minuti siano sufficienti mentre i venti previsti dal Regolamento vigente nell’era Caldoro sono assolutamente troppi e, quindi, vanno decisamente contratti.
A parte le buone e condivisibili ragioni, De Luca, di norma, non vuol perdere tempo anche se, sempre per lo stesso governatore, non ha importanza se le personali omelie televisive settimanali, da lui improvvisate, durano un tempo per dodici volte più lungo di quello che vuole imporre a ciascuno dei suoi consiglieri.

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