Si è spento il professore Ambrogio Ietto

agosto 19th, 2023

Salerno piange la scomparsa del professore Ambrogio Ietto, molto conosciuto per il suo impegno nella didattica e nella pedagogia.

 

ambrogioAmbrogio Ietto nel corso del suo impegno professionale si è interessato prevalentemente di scuola, svolgendo, nell’ordine, le funzioni di maestro elementare, di direttore didattico, di dirigente scolastico, di dirigente tecnico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di docente di discipline pedagogiche e didattiche presso l’Ateneo di Salerno, città dove risiede.

Contestualmente ha assunto responsabilità istituzionali, accettando le designazioni elettive di componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ( 1970/1975 ), di presidente dell’Istituto Regionale di Aggiornamento, Ricerca e Sperimentazione Educativi (IRRSAE) della Campania ( 1979/1987 ), di presidente del Patronato Scolastico di Salerno ( 1970/1978 ), di presidente del Consiglio scolastico provinciale di Salerno ( 1975/1978 e 1987/1990 ), di presidente del consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica di Salerno ( 1991/1994 ).

In qualità di giudice onorario ha fatto parte della Sezione di Corte di Appello presso il Tribunale dei Minori ( 1993/1996 ).

Impegnato da sempre nell’associazionismo professionale di ispirazione cattolica ( AIMC ), fu insignito, con decreto del 2 giugno 1983, dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini di medaglia d’oro in quanto “ Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte “ .

Dopo l’esperienza giovanile di consigliere comunale e di assessore presso il natio comune di Montecorvino Rovella, negli anni 2005 e 2006 fu chiamato a far parte della giunta comunale della città capoluogo in qualità di assessore ai Rapporti con l’Università. In tale veste rappresentò il comune di Salerno presso il Consiglio di amministrazione del locale ateneo.

Nell’agosto 2011 il Consiglio comunale di Vibonati, paese natale dei genitori, gli ha concesso all’unanimità la cittadinanza onoraria quale attestato di gratitudine per l’opera di promozione culturale svolta, in particolare, con l’annuale premio letterario ‘ Torre Petrosa’ giunto alla quinta edizione.

In gioventù, per mimetizzare il suo ruolo di insegnante nelle scuole statali, si diede il nome d’arte di Ambroise al fine di animare serate danzanti, sfilate di moda e concorsi di bellezza.

Praticò con passione l’hobby di arbitro di calcio, calcando i campi della serie semiprofessionistica. Dopo oltre mezzo secolo di fedeltà all’Aia – Figc e al Coni è stato insignito di benemerenze auree da entrambe le organizzazioni.

Ha scritto molti libri e saggi di pedagogia, di didattica e di costume. Con “ Angelo Patri da emigrante a schoolmaster “ ha vinto nel 2006 il Premio ‘Villalago ‘ di pedagogia.

Da tempo è tornato all’antico amore del giornalismo. Editorialista con giornali regionali ed opinionista con note emittenti televisive ha modo di divertirsi nell’osservare e nel descrivere, a modo suo, eventi e personaggi del nostro tempo e dei nostri luoghi.

GIORNATA DI FESTA A BELLIZZI

ottobre 24th, 2016

FESTA DELLO SPORT

di Ambrogio Ietto

Una giornata di festa nella natia Bellizzi coincidente con l’inaugurazione  dell’impianto sportivo finalizzato primariamente al gioco del calcio. E’ un altro degli obiettivi acquisiti dall’amministrazione comunale animata e diretta dal sindaco Mimmo Volpe cui va il particolare merito di offrire alla comunità amministrata  varie opportunità che consentano ai  cittadini di differente età e di diversa formazione socio – culturale, non solo di incontrarsi e di gestire in dimensione educativa  il proprio  tempo libero, ma di favorire  anche la fioritura e la tenuta di  nuovi esperienze aggregative. Il comune più giovane del salernitano, nonostante la mancata disponibilità  di un terreno di gioco definitivamente deputato alla disputa di incontri di calcio riconosciuti in sede di campionati ufficiali, è da almeno settant’anni  coprotagonista, con le sue compagini, costituite da atleti di diverse fasce d’età, di vivaci tornei riconosciuti dall’ente federale. Negli ultimi decenni, infatti, sono stati acquisiti anche brillanti risultati  che hanno favorevolmente accreditato le squadre di calcio rappresentative del giovane Comune generato da Montecorvino Rovella. I cittadini più anziani di Bellizzi ricordano come uno dei campi sportivi, messi su dall’entusiasmo di cittadini quali Nicola Cosentino, Domenico Verderame, Eustachio Buoninfante, Gerardo Ciccariello, Bartolomeo Ietto, fu attrezzato alla meglio lungo la strada che conduce a Picciola. Le sue tribune erano costituite da casse di lamiera contenenti armi da fuoco dei contingenti inglese ed americano della 46^ Divisione in parte di stanza a Bellizzi dopo l’avvenuto sbarco  del 10 settembre 1943. L’entusiasmo per  una felice ripresa di vita normale non impedì ai circa 400 abitanti della comunità locale di quel tempo di piangere  la morte tragica   dei piccoli fratelli  Fortunato dovuta proprio all’incauta manipolazione  di quelle cassette contenenti armi da fuoco. L’amore per il calcio, però,  continuò tanto da incoraggiare un gruppo di appassionati di questo sport, tra i quali si distinguevano i fratelli Giovanni ed Antonio Toriello, immigrati da località vicina,  a formalizzare al comm. Domenico Parisi la richiesta di poter utilizzare un terreno di sua proprietà, collocato al centro del paese,  per la realizzazione del campo sportivo. Un equivoco linguistico tra i termini ‘stadio’ e ‘stasio’ non consentì l’intesa. Benedetto Giocondo, impareggiabile tifoso granata, grazie alla sua verve, valorizzò l’episodio per sostenere al meglio l’esigenza improcrastinabile del campo sportivo. E’ passato un po’ di anni ma, finalmente, Bellizzi saluta ora l’inaugurazione del suo grazioso, funzionale, piccolo stadio. Di certo si riascolterà l’incoraggiante voce del più rappresentativo esponente della numerosa famiglia Giocondo.

 

 

 

UNA STUPIDA FORMA DI LAICISMO

settembre 23rd, 2016

STUPIDA FORMA DI LAICISMO

di Ambrogio Ietto

La cronaca di ieri dei quotidiani salernitani ha informato l’opinione pubblica che all’atto dell’omaggio floreale da offrire, secondo consolidata tradizione, all’icona di San Matteo  sovrastante piazza Flavio Gioia, una manifestazione questa di riverenza e di ossequio personalmente espressa dall’arcivescovo primate Monsignor Luigi Moretti, non ha preso parte alcun rappresentante dell’Amministrazione comunale mentre sono stati doverosamente presenti sia il prefetto Salvatore Malfi sia il questore Pasquale Errico. La notizia, in verità, alimenta meraviglia ma non più di tanto in considerazione del fatto che l’attuale sindaco della città Vincenzo Napoli  coglie, con caparbia frequenza, occasioni particolarmente  favorevoli, secondo una sua parziale e discutibile ottica, per socializzare la personale posizione di testimone istituzionale di agnosticismo, cioè di quella corrente di pensiero che sostiene l’opportunità di manifestare indifferenza di fronte ai problemi religiosi e, quindi, alle manifestazioni di culto. Napoli è certo della necessità di escludere le dottrine religiose e le istituzioni che se ne fanno interpreti dal funzionamento della cosa pubblica in ogni sua articolazione. Convinto che la separazione tra la sfera pubblica della politica e la sfera privata della fede religiosa è, quindi, un elemento essenziale del laicismo, il sindaco Napoli riconosce, a modo suo, in questa divisione una condizione necessaria per il benessere dell’uomo, per il rispetto della sua dignità e per il libero e creativo sviluppo delle sue capacità. Si sa, però, che il laicismo è orientamento tendenzialmente individualista e razionalista. L’attuale sindaco, dimenticando di essere il rappresentante di una città abitata prevalentemente da cattolici che, soprattutto, si tramandano di generazione in generazione il culto verso il Santo Evangelista, preferisce eludere il problema deontologico della rappresentatività istituzionale, quindi non prende in considerazione l’eventualità di designare un rappresentante della comunità consiliare, scegliendolo a proprio piacimento tra membri  della sua giunta dichiaratamente credenti  o tra consiglieri di maggioranza o di minoranza che avvertirebbero di certo l’onore e il piacere di rappresentare il consesso comunale. Egli agisce, così, da inabile ducetto di periferia, ritenendo di passare alla storia locale con simili atti pieni di stupida vanagloria.

 

 

INFANTILI RICATTI O IMMATURITA’ ISTITUZIONALE ?

settembre 23rd, 2016

INFANTILI RICATTI

O IMMATURITA’ ISTITUZIONALE ?

di Ambrogio Ietto

 

Non conosciamo nei particolari i contenuti della conversazione che si è avuta tra l’arcivescovo di Salerno Monsignor Moretti e il sindaco della città Enzo Napoli. Anzi non siamo certi che tra i due ci sia stato uno scambio diretto di opinioni in merito allo svolgimento della processione di San Matteo. Siamo invece a diretta conoscenza di ciò che si è constatato, partecipando al medesimo rito in cui sacerdoti e fedeli , disposti in fila e pregando e intonando inni, hanno accompagnato lungo via Duomo, via Mercanti, corso Vittorio Emanuele e via Roma la statua del Santo protettore della città. Un’immediata constatazione ha rilevato l’assenza del sindaco e la mancata esposizione del gonfalone, cioè del vessillo – insegna del municipio di Salerno raffigurante, sopra strisce rosse e gialle,  proprio San Matteo, l’Apostolo e l’Evangelista il cui nome, come si sa, vuol dire “ Dono di Dio”, al quale la più alta antichità è concorde nell’attribuire  il primo Vangelo secondo l’attuale disposizione della Bibbia. Il sindaco Napoli, confermando un molto discutibile agnosticismo, cioè enfatizzando una corrente di pensiero che sostiene l’inconoscibilità di ciò che non può essere verificato scientificamente,  ha preferito recarsi a prendere un po’ di fresco lungo la litoranea e, come è sua abitudine, per non essere disturbato, incrociando degli occasionali passanti, di continuo  ha fatto finta di rispondere al cellulare. Analisti particolarmente aggiornati sulle dinamiche comportamentali di Napoli approfondiranno la logica degli infantili ricatti che sono a fondamento dei suoi discutibili comportamenti. Per i più, comprese le tante persone semplici che si sono interrogate sulla sua assenza lungo il percorso della processione, è stato facile riconoscere nel comportamento del sindaco una forma di disadattamento sociale, cioè il mancato superamento delle difficoltà che consentono di accettare le condizioni di vita propria di una determinata società oppure la conferma di una seria forma di immaturità istituzionale. Qualche consigliere comunale, appartenente alla  stessa sua maggioranza, è sicuro che sia stato il presidente della regione Vincenzo De Luca o uno dei suoi attivi figlioli ad imporgli di non prendere parte alla processione. Se una simile illazione dovesse risultare fondata, verrebbe da esclamare: ‘‘Architetto Napoli,  ma vale proprio la pena di essere al completo servizio del governatore? Recuperi uno straccio di dignità e mandi a quel paese l’intero trio De Luca! ’’

 



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