Ambrogio Ietto

DE LUCA  COME ENRICO IV

 

Chi conosce da vicino Vincenzo De Luca non può non considerare l’entità del prezzo, dal punto di vista emotivo – caratteriale, che egli ha dovuto pagare per ricevere l’appoggio di Di Pietro e compagni alla sua candidatura a governatore della Campania.

Il suo realismo politico l’ha convinto a compiere l’atto di recarsi a Roma per essere sottoposto, come malignamente ha rimarcato l’aggressivo ‘suo’ pubblico ministero De Magistris, al ‘processo breve ’ dopo aver reso ‘ spontanee dichiarazioni ‘ ai congressisti di ‘Italia dei Valori ‘così come aveva preannunciato l’altro ex pm Di Pietro.

Il suo gesto ricorda, fatti i dovuti rapporti, quello dell’imperatore Enrico IV che, per prevenire e scongiurare il viaggio di Papa Gregorio VII in Germania e il giudizio di Augusta, attraversò le Alpi durante l’ inverno di quel gelido gennaio del 1077 e si presentò a piedi nudi  in abito di penitente al castello di Canossa ove si trovava, ospite della contessa Matilde di Toscana, il pontefice Ildebrando di Soana.

I buoni uffici della padrona di casa riuscirono a convincere Gregorio VII, dopo tre giorni di sofferta attesa da parte dell’imperatore, ad ammetterlo alla sua presenza  e a togliergli la scomunica alle condizioni ben note e che i libri di testo ci ricordano.

Non è dato di sapere se il sindaco De Luca, prima di decidere di recarsi a Roma, sia andato nella cattedrale della città da lui amministrata ove la storia e il caso vogliono che siano seppelliti proprio i sacri resti del grande papa grossetano che, successivamente ingannato da Enrico IV con la nomina anche di un antipapa, preferì venirsene a Salerno in esilio ove, come è noto, morì nel 1085.

Se non ha avuto tempo per una sia pur rapida meditazione laica dinanzi alla tomba di Gregorio VII, certamente egli, da attento cultore di storia e filosofia, avrà riflettuto molto sull’opportunità o meno di ‘andare a Canossa’ per incontrare i suoi grandi inquisitori Di Pietro e De Magistris. Alla fine la Realpolitik lo ha convinto sulla necessità di compiere l’atto di rendere le sue ‘ dichiarazioni spontanee ‘ alla platea dei congressisti.

Già Bersani, il capo del partito democratico, gli aveva raccomandato di ampliare l’area dell’aggregazione che lo deve sostenere nella difficile sfida  contro la coesa compagine del centrodestra. Forse sarà stato lo stesso leader emiliano a suggerirgli di essere protagonista della sceneggiata preparata da Di Pietro a Roma.

Così il severo, burbero, brusco, ruvido ( da Ruvo del Monte ) nostro primo cittadino, obtorto collo, è stato costretto a raggiungere Roma per compiere il rito della promessa di dimissioni in caso di condanna definitiva nei processi cui è interessato.

Se non fosse stato animato e ‘preso’ dalla forte motivazione a compartecipare a questa disputa elettorale, alla quale ha pensato da quando non si è riproposto più come parlamentare ed è ritornato vittorioso a Palazzo di Città, dalla sua bocca sarebbero uscite le più colorite ed aggressive espressioni  nei confronti di Di Pietro e dell’altro inquisitore di professione De Magistris il quale, sostenendo di avere letto gli atti processuali relativi al primo cittadino, non ha condiviso la decisione di sostenerlo nella competizione di fine marzo.

De Luca, pertanto, va positivamente apprezzato anche per questo suo atto di umiltà che gli avrà prodotto di certo un supplemento di adrenalina. Se non avesse perseguito con  tenacia e determinazione, aspetti distintivi del suo temperamento, l’obiettivo della presidenza del governo della Campania,  i ‘vaffa..’ e le aggettivazioni più fiorite avrebbero accompagnato le sue considerazioni sul dipietrismo e sul giustizialismo di comodo che ne caratterizza la Weltanschauung.

Abile comunicatore ed attore nato il sindaco di Salerno è riuscito a conquistare la stragrande maggioranza dei delegati e dei dirigenti di Italia dei Valori, ottenendo alla fine, con una molto diffusa ovazione, la desiderata incoronazione. Ora c’è da aggregare anche la componente di Nichi Vendola che qualche giorno fa non ha indugiato molto nel dichiarare il mancato assenso ad un sindaco ‘repressivo ‘ che amerebbe svolgere la funzione di ‘sceriffo ‘verso le fasce più deboli ed emarginate.

Sono affermazioni che, come l’esperienza insegna, tendono ad alzare il prezzo delle concessioni e delle intese. Poi il realismo della politica conduce tutti a miti consigli.

Chissà che De Luca non sogni di fare come Enrico IV: recarsi contrito e apparentemente mortificato a Canossa, inginocchiarsi e far finta di umiliarsi dinanzi a Gregorio VII per poi designare l’antipapa e costringerlo in esilio a Salerno.

                                                                                     

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