Archivio per novembre, 2010

E’ DAVVERO PACE TRA MARA ED EDMONDO?

27 novembre 2010

 

Salerno, 27 Novembre 2010

Ambrogio IETTO

 

TUTTO BENE O QUASI PER IL MINISTRO CARFAGNA

 

Sono stato ben lieto avantieri di leggere la nota di Salvatore Prisco sull’evoluzione politica di Mara Carfagna pubblicata su ‘ Il Corriere del Mezzogiorno’. Il suo giudizio sul conto della giovane ministro è stato decisamente positivo: ‘ parlamentare diligente, donna di governo incisiva e capace di autocritica’.

Tutto sommato una sintesi stringata di quanto avevo scritto l’altro giorno nella prima ampia parte del mio lungo articolo sugli ‘ errori ‘ dell’illustre concittadina che, come è noto, ha ritirato le dimissioni e si è dichiarata pienamente soddisfatta dopo il lungo colloquio avuto col presidente Berlusconi.

C’è chi sul ‘ Corriere della Sera ‘ giudica ‘ il lieto fine della Carfagna troppo rapido per non stupire’. Senza entrare nel merito delle dichiarazioni ufficiali riguardanti il colloquio telefonico col coordinatore campano del PDL Cosentino e l’incontro col ‘ triunvirato Bondi, La Russa e Verdini ‘ mi azzardo ad esprimere alcune considerazioni di fondo che riguardano il quadro complessivo della situazione campana e salernitana del PDL.

Preliminarmente va dato il merito a Berlusconi di essere stato capace di far rientrare rapidamente le originarie intenzioni della Carfagna grazie al suo carisma personale e alla sottolineatura delle molto gravi difficoltà in cui trovasi il partito in campo nazionale per la crisi politica e, in particolare, in Campania a causa dell’ennesima emergenza rifiuti e per la forte lacerazione soltanto apparentemente ricucita all’interno della stessa aggregazione di centrodestra.

Presumo che non sia stato tanto il richiamo, da parte del Cavaliere, della fiducia espressa a suo tempo nei riguardi della giovanissima Mara nel volerla componente del suo governo,  destinataria tra l’altro di una delega, quella delle ‘ Pari Opportunità ‘, particolarmente emblematica  e rispondente pienamente al profilo culturale ed esperienziale dell’interessata.

Credo che Berlusconi si sia sforzato di far comprendere all’interlocutrice la complessiva gravità della situazione politica e, quindi, del danno inevitabile che la sua fuoriuscita, sicuramente dettata anche da incontrollate dinamiche emotivo – relazionali, avrebbe prodotto. La soddisfazione manifestata dal ministro dopo il colloquio conferma la presa d’atto, da parte sua, di non avere scelto di certo il momento più opportuno  per esprimere con tanto clamore la personale insofferenza nei confronti della condizione non certo rosea in cui trovasi il partito in Campania e nella stessa Salerno.

Sugli esiti degli incontri successivi avuti dal presidente del Consiglio con Cosentino e col presidente della Provincia di Salerno Cirielli, due personaggi di spicco del PDL regionale e notoriamente non animati da grandi, entusiastici  slanci nei riguardi dell’esponente di governo, non si conoscono particolari di dettaglio. Se la telefonata che si è avuta tra Mara e Cosentino è stata definita ‘lunga e cordiale’ dalla stessa ministro vuol dire che l’apparato digerente del coordinatore regionale del PDL funziona non solo perfettamente ma anche a velocità sostenuta.

Le osservazioni mosse già in passato dalla Carfagna nei confronti del collega di partito erano di particolare gravità e, a chiare lettere, lasciavano comprendere l’assoluta sua indisponibilità ad avere come referente del partito nella sua regione una persona accusata dalla magistratura di avere avuto rapporti di contiguità con la malavita organizzata.

Avere superato più o meno agevolmente queste riserve significa avere riproposto in modo sbagliato la questione, potendo e dovendo pensare che, al momento, Berlusconi non può fare a meno di Cosentino in Campania alla vigilia delle molto probabili elezioni politiche e di quelle amministrative per la scelta del sindaco nel capoluogo di regione.

Ancora più oscura e problematica la relazione Cirielli – Carfagna dopo il rientro nei ranghi del ministro alle ‘Pari Opportunità ‘. Il loro conflitto, ormai in atto da tempo, si placherà per le superiori ragioni di Stato? La scelta, già operata, di designare il vice – presidente della Provincia a candidato sindaco di Salerno per il centrodestra verrà accettata e fatta propria da Mara che soltanto un anno fa ha dovuto ingoiare il magone nel constatare l’allontanamento della sua migliore amica e collaboratrice verso la corte del simpatico ed accattivante principe di Arechi ?

Per far fronte alla difficile lotta da intraprendere nei riguardi di un De Luca, dato da molti per sicuro vincente, occorrerà presentarsi uniti e apparentemente concordi anche per non buttare alle ortiche le assicurazioni date al Cavaliere. Una simile impresa richiede da subito forti, significativi segnali esterni sull’intesa ritrovata, sulla convergenza convinta a favore della candidata a sindaco unilateralmente espressa qualche tempo fa.

Se, come si teme,  saranno anticipate a fine marzo anche le elezioni politiche, l’onorevole Cirielli sarà costretto a dimettersi da presidente della Provincia per correre quale parlamentare. L’esigenza, quindi, di un fronte unitario all’interno del centrodestra risulterà  prioritaria e si sarà costretti inevitabilmente a rimandare a tempi migliori le dispute interne.

Cirielli giustamente ha fatto della conquista di Palazzo di Città non solo una sfida ma anche e, soprattutto, un obiettivo. Egli sa bene che l’impresa, se non impossibile, è di certo ardua. Al momento manca un progetto alternativo a quello di De Luca del quale, invece, si conoscono intenzioni e metodi.

Il centrodestra nel suo insieme, Cirielli e Carfagna compresi, non ha pensato, almeno subito dopo il successo alle politiche del 2008, ad avviare la pratica dell’ascolto e della comunicazione con la città, ad interpellare i diversi settori operativi della polis e le variegate aggregazioni della società civile. Entrambi hanno ritenuto che puntare su qualche giovane risorsa proveniente dalla scuola di partito di AN e su una serie di politici e di pubblici amministratori riciclati, con variegate referenze partitiche d’origine, potesse costituire la scelta giusta per amministrare in futuro la città capoluogo.

De Luca, almeno fino ad oggi, si è proposto a Salerno come ha fatto e farà Berlusconi verso l’intera comunità nazionale.

In mancanza di una leadership cittadina significativa ed autorevole occorreva pensare per tempo a costruire opportunità di incontro e di confronto   idonee a far emergere intelligenze e potenzialità operative sulle quali puntare per l’alternativa al sistema De Luca sicuramente carente per partecipazione democratica e livello di cittadinanza attiva.

L’immediato rientro a casa di Mara Carfagna, pertanto, può assumere una valenza positiva nella misura in cui non si riproporranno  gli antichi errori.

 

 

 

 

LO SHOW CARFAGNA – MUSSOLINI

23 novembre 2010

 

 

Salerno, 23 Novembre 2010

Ambrogio IETTO

GLI ERRORI DEL MINISTRO CARFAGNA

 

Ritornare sul caso Carfagna con delle considerazioni derivanti da attenta, meditata ponderazione è un dovere duplice per chi, avendo piena consapevolezza di esprimere delle opinioni comunque discutibili, considera quanto accaduto nei giorni scorsi di non secondaria importanza per la città in cui abitualmente vive il ministro e per l’intero territorio che, in modo diretto o indiretto, può ricevere o subire dalla politica militante benefici o, al contrario, condizionamenti negativi.

La Carfagna, dunque,  in primo luogo è cittadina di Salerno ed è tuttora membro del governo in carica; inoltre le posizioni da lei assunte sono al centro del dibattito politico e mediatico nazionale.

Sembra giusto e corretto far memoria di quanto precedentemente scritto dal redattore di questo ‘ pezzo’ sul conto della bella ed intelligente Mara. Il 14 marzo 2008, alla vigilia della consultazione politica: ‘L’eventuale incarico ministeriale vorrebbe significare soprattutto riconoscimento, da parte dell’aggregazione vincente, di potenzialità cognitive e caratteriali possedute dalla nostra concittadina idonee a svolgere un così delicato ruolo istituzionale ‘. Il giorno 11 maggio 2008 ad elezione avvenuta: ‘ La compostezza comportamentale e la discrezione, che contraddistinguono in questi ultimi tempi il modo di essere e lo stile comunicativo di Mara Carfagna, rappresentano la migliore risposta a comodi, discutibili, ricorrenti richiami a sue precedenti esperienze di vita comunque rispettabili se collocate in un contesto socioculturale e di costume proprio dell’odierna realtà mediatica ‘. Il 6 luglio 2008: ‘ Il ministro Carfagna sapeva bene che per una giovane e bella donna l’ascesa ad un posto di responsabilità si accompagna, inevitabilmente, in questo  incoerente e contraddittorio nostro Paese, a congetture, supposizioni, illazioni, valutazioni di pessimo gusto. Questa consapevolezza, unitamente al profondo rispetto nei riguardi del ruolo istituzionale ricoperto, l’hanno orientata da subito ad indossare abiti sobri e ad assumere comportamenti inequivocabilmente confacenti alla funzione svolta ‘. 14 settembre 2008: ‘Lina Merlin e Mara Carfagna, due donne profondamente diverse per età, formazione, cultura, storia politica ma animate da una comune spinta ideale: porre al primo posto del personale impegno civile e politico la tutela della dignità femminile e ricercare tutte le possibili strade per contenere l’antico, triste, complesso fenomeno che vede al centro della mercanzia la vendita del proprio corpo’. Il 19 ottobre 2010, vale a dire appena un mese fa: ‘L’interlocuzione portata avanti dalla Carfagna col navigato Antonello Piroso su ‘ La7’ ha consentito di cogliere in lei un più che dignitoso retroterra culturale, una consolidata abitudine allo studio e all’approfondimento dei temi di pertinenza del suo ministero e della vita interna del partito, una straordinaria capacità di sintesi, una piena sicurezza linguistica. Condizionali e congiuntivi sono stati coniugati sempre con padronanza e pertinenza. Al di là delle idee e delle collocazioni personali di ognuno di noi produce davvero piacere rilevare queste qualità in una nostra conterranea che, pur provenendo dal mondo dell’effimero, dimostra di essere decisamente superiore a diversi suoi colleghi di governo e a molti inquilini delle stesse aule parlamentari’.

Le lunghe citazioni sono utili per evidenziare, con eguale onestà intellettuale ed analoga chiarezza espressiva, alcuni gravi errori che, ad avviso di chi scrive, sono stati commessi dal ministro Carfagna nel corso dei quasi due anni e mezzo di presenza all’interno della compagine governativa. Il primo: non aver compreso che la sua designazione venuta dall’alto, per esclusiva decisione del premier Berlusconi,  avrebbe richiesto il contestuale avvio, in sede locale, di un necessario, non facile lavoro di  sensibilizzazione e di promozione culturale – politico lungo la dorsale liberale – democratico – moderata potenzialmente presente nella realtà salernitana anche se frammentata e per niente organizzata all’interno del mondo universitario e scolastico, delle libere professioni, del contesto mercantile – imprenditoriale.

Questa esigenza risultava ancora più pregnante a causa della consistente presenza in città e provincia di una componente di centrodestra proveniente da una cultura contraddistinta da inflessibilità e da rigorismo di maniera e da una realtà di centrosinistra egemonizzata dalla personalità di De Luca, allergica ad ogni pratica di confronto democratico e di partecipazione.

Mara Carfagna ha preferito  circondarsi in misura prevalente di qualche menestrello disattento da sempre alle questioni proprie della cultura e della politica, da alcuni ex amministratori pubblici, riciclabili in quanto reduci da esperienze vissute e solo temporaneamente condivise presso le diverse sigle che contraddistinguono il firmamento politico attuale, e – infine – da alcune signore quasi sempre ambiziose ed insofferenti ad attendere il proprio turno per soddisfare legittime, personali aspirazioni.

Il secondo errore non meno grave: presumere che la stima e la favorevole considerazione guadagnate alla guida del dicastero di sua competenza e gli apprezzamenti lusinghieri espressi più volte sulla qualità del suo lavoro da parte di Berlusconi potessero spingere il premier a tutelarla, comunque,  nei riguardi di suoi colleghi di partito che ne controllano la vita e i relativi organigrammi all’interno della nostra regione.

Dentro questo peccato di presunzione si collocano i 55.740 voti di preferenza ottenuti a Napoli nelle ultime elezioni regionali e richiamati tante volte in recenti dichiarazioni dell’interessata. Senza volere mettere in discussione il potenziale carisma e la grazia comunicativa, di cui è sicuramente dotata Mara Carfagna, va detto a chiare lettere che il suo volto nuovo nella realtà politica napoletana, la possibilità offerta all’elettore di fruire del beneficio di due preferenze a condizione che una delle due fosse destinata ad una candidata – donna, la posizione favorevole di capolista e di membro del governo, la diffusa consapevolezza di non essere lei diretta concorrente dei candidati uomini sono stati tutti fattori favorevoli ad un incremento notevole del personale bottino di suffragi.

Terzo errore di natura spiccatamente politica: la mancata considerazione della posizione del PDL sulla presunzione di colpa e sulla filosofia garantista e, quindi, sull’indisponibilità assoluta dei vertici del partito a scaricare il coordinatore Cosentino.

Quarto errore: avere scelto il momento peggiore per aumentare ulteriormente il numero e le cause delle difficoltà che rendono quanto mai problematico l’attuale cammino della maggioranza.

Infine il quinto, di puro stile: l’essere caduta in trappola a sangue freddo nel corso dell’intervista concessa a ‘ Il Mattino’, definendo la rivale Alessandra Mussolini una ‘vajasse’. Gli abituali navigatori in internet si possono addottorare sul termine, utilizzato già nel XVIII secolo dall’abate Ferdinando Galiani nel suo celebre vocabolario delle ‘parole del dialetto napoletano ‘.

Il significato dato è di ‘serva ‘ mentre nel gergo comune e popolare si tende addirittura ad identificare questa parola con quella di prostituta.

Una giovane donna come la Carfagna, dalla formazione umanistico – classica e giuridica e con un ruolo istituzionale specificamente finalizzato alla cultura del rispetto altrui, avrebbe dovuto riflettere mille volte prima di autorizzare l’intervistatore a riportare proprio quel termine.

E’ bene fermarsi qui per non infastidire o annoiare ulteriormente il cortese lettore.

BERSANI PROTETTORE DI DE LUCA E LA SCENEGGIATA DAL TITOLO ” ISSO, ESSA E ‘A MALAMENTE “

20 novembre 2010

 

Salerno, 20 Novembre 2010

Ambrogio IETTO

 

QUESTA CLASSE POLITICA GUERRAFONDAIA

 

I resoconti giornalistici di quanto accaduto avantieri, a prima mattina, nella palazzina B del centro di produzione della Rai a Saxa Rubra, successivamente a Palazzo Chigi, sede del Consiglio dei ministri e, quindi, a Montecitorio, in piena aula parlamentare, offrono uno spaccato per niente incoraggiante e sicuramente espressivo del livello esageratamente elevato raggiunto dalla sguaiata conflittualità in atto tra esponenti della nostra classe politica.

Occorre procedere in ordine non per giustificare eventuali pronunciamenti a favore di questo o di quel personaggio in competizione ma semplicemente per partecipare al lettore situazioni e circostanze cosi come sono state presentate da importanti testate nazionali e, ad avviso di chi scrive, sicuramente emblematiche di una vorticosa caduta in basso della politica.

Al centro Rai, come preannunciato da comunicati ufficiali, avrebbero dovuto prender parte ad ‘Unomattina’, ospiti del conduttore napoletano Franco Di Mare, il sindaco di Salerno De Luca e il presidente della provincia Cirielli. Argomento da affrontare: quello dello smaltimento dei rifiuti in Campania. All’inizio della trasmissione  risultano presenti solo Edmondo Cirielli e Marco Demarco direttore del ‘ Corriere del Mezzogiorno‘. Di De Luca neppure l’ombra. Egli, però, comparirà in quello stesso studio televisivo dopo l’uscita di scena di Cirielli.

E’ un primo episodio questo che la dice lunga sull’interpretazione che la classe politica nostrana dà del  senso di responsabilità istituzionale, del concetto di democrazia e della pratica del confronto. A riflettere bene è andata meglio così. Pensate un poco quale sarebbe stato il pronunciamento della comunità nazionale se i due si fossero presi a pugni dinanzi le telecamere della televisione di Stato.

La seconda sceneggiata paraistituzionale si svolge a Palazzo Chigi ove è in riunione il Consiglio dei ministri per prendere decisioni riguardanti, tanto per non cambiare, la questione dell’immondizia napoletana e, perché no, anche di quella salernitana.

All’improvviso, scortato dai deputati Marantelli e Marchignoli, il primo di Varese e il secondo di Bologna, nella camera antistante il salone delle riunioni del consiglio dei ministri irrompe il segretario del partito democratico Pier Luigi Bersani. La cronaca dei quotidiani nazionali non fa cenno sul perché l’uomo politico piacentino abbia preferito scegliere come testi due compagni di partito del nord e non portarsi dietro un Cuomo o un Vaccaro che pur sono entrambi  salernitani. L’arrivo di Bersani a Palazzo Chigi, infatti, si giustifica proprio con la logorante querelle del termovalorizzatore da installare a Salerno.

Egli rivendica il primato dei comuni a farsi carico del tanto corteggiato adempimento anche perché coinvolgere le province di Salerno e di Napoli significherebbe operare una scelta ‘ con poca trasparenza’. A pensar bene è lo stesso concetto espresso da De Luca alcuni giorni prima quando a chiare lettere ebbe ad affermare che per l’operazione termovalorizzatore avrebbe avuto fiducia   soltanto di se stesso.  

E’ il ministro Maroni ad accogliere la raccomandazione di Bersani e a riferirla subito dopo all’intero consiglio che, come si sa, prenderà una decisione sfavorevole sia per De Luca sia per Cirielli, assegnando la patata bollente tra le mani del mite presidente della regione Caldoro.

Se i fatti fossero soltanto questi si potrebbe, al limite, solo considerare irrituale il blitz compiuto da Bersani certamente a seguito delle pressanti sollecitazioni di De Luca che, valutata parzialmente perduta la partita giocata con Cirielli, ha considerato scelta estrema recarsi a chiedere aiuto alla casa madre del PD  spesso da lui rinnegata se non proprio  ripudiata.

L’aspetto triste e miserevole della vicenda, però, sta nel conflitto ormai non più latente tra il presidente della provincia Cirielli e il ministro Carfagna entrambi, si ricorda, facenti parte della squadra berlusconiana. La giovane responsabile del dicastero delle ‘Pari Opportunità ‘  ha dichiarato di avere sollecitato la soluzione pro – presidente della regione al fine di non vedere bloccata sine die la realizzazione del termovalorizzatore dal contenzioso amministrativo in atto tra comune di Salerno e provincia di Salerno. Altri esponenti nazionali del PDL sostengono, invece, che la pressione operata dall’onorevole Carfagna sul presidente Berlusconi, a sostegno della decisione assunta dal governo,  sia la naturale reazione allo sgarbo subito il giorno prima da Cirielli che aveva distribuito ai colleghi parlamentari centinaia di fotocopie di ritagli di giornali salernitani sui quali si ipotizzava non solo il mancato gradimento, da parte della Carfagna, della candidatura a sindaco di Salerno della vice presidente della provincia  Ferrazzano ma addirittura un assenso di massima del ministro ad una candidatura alternativa combinata con l’UDC e con altri frammenti del centrodestra.

Ed è proprio all’interno dell’aula di Montecitorio che si concretizza il terzo atto della sceneggiata messa su a Roma e da poter tranquillamente intitolare “ isso, essa e ‘a malamente”. Il personaggio che interpreta “isso” è il Bocchino di sempre, considerato cattivo suggeritore dei comportamenti e delle scelte politiche del ministro Carfagna che, nel caso rappresentato,  ricopre il ruolo di “essa”  secondo il consolidato protocollo  napoletano.

I due stanno comunicando verbalmente tra loro a distanza ravvicinata. Improvvisamente entra in scena “ ‘a malamente“, al secolo Alessandra Mussolini, la quale non crede ai suoi occhi nel poter fermare col cellulare personale le immagini di “ isso” e di “ essa “ colti in flagranza di reato quali cospiratori antiberlusconiani. Apriti cielo! Due volte un ‘ brava ‘ sarcastico da parte della bella salernitana e due volte un ‘ vergognati ‘ furente da parte della vulcanica puteolana.

L’estensore di questa non esaltante cronaca non osa pronunciarsi su quanto accaduto nella giornata di avantieri nella Roma dei papi e su chi ha ragione e su chi ha torto. Si permette soltanto manifestare il personale, isolato senso di repulsione nei confronti di una politica ridotta a scontro continuo, a maldicenze più o meno piccanti, ad insinuazioni e ad offese non di rado gratuite.

Sono del tutto assenti, purtroppo, consapevolezza istituzionale e senso di responsabilità. Quanta miseria umana e quanta ingorda conflittualità.

 

 

 

IL RITO DEL VIAGGIO A NUSCO DEGLI ASPIRANTI CANDIDATI

18 novembre 2010

 

 

Salerno, 18 Novembre 2010

Ambrogio IETTO

L’EFFETTO DE MITA

 

Ho la fortuna di conoscere l’onorevole Ciriaco De Mita dal 1972. In quell’epoca ero componente elettivo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, massimo organo consultivo del titolare pro – tempore del Palazzo della Minerva, il compianto Riccardo Misasi. In uno dei giorni di fine febbraio di  quell’anno era stato battuto alle Camere il primo governo Andreotti, costringendo  il presidente della Repubblica Giovanni Leone ad indire, per la prima volta nella storia dell’era repubblicana,  elezioni anticipate.

Misasi, che mi conosceva soltanto perché componente dell’organo che egli era tenuto a presiedere, mi convocò nel suo studio e, senza particolari fronzoli, ricordando la mia appartenenza alla rappresentanza cattolica e la mia provenienza territoriale, mi chiese di sostenere il suo capo corrente De Mita alle elezioni che si sarebbero tenute il successivo 7 maggio.

Fu così che qualche settimana dopo l’incontro romano, in piena campagna elettorale, ospitai presso l’attuale mia abitazione di Salerno il leader irpino alla presenza di un qualificato gruppo di amici e colleghi direttamente impegnati nell’azione politico – amministrativa.

Tra noi due si costruì, così, un rapporto di reciproca stima sancito dal confidenziale ‘ tu ‘ che egli benevolmente volle pretendere da me. Una sola volta, ‘ catturato ‘ in auto da  Antonio Valiante, raggiunsi Nusco ove, nell’abitazione del parlamentare irpino, ebbi modo di trovarmi al cospetto del cavaliere Giuseppe Amato, del presidente dell’epoca della Camera di Commercio Pastore e di un giovanissimo Tino Iannuzzi.

Si era nel tardo autunno del 1993 e, ex abrupto, sentii propormi da De Mita come potenziale candidato a sindaco di Salerno alla prima discesa in campo di De Luca. Rapporti di sincera amicizia con Pino Acocella, ampiamente consolidata negli anni successivi, mi misero nelle favorevoli condizioni di passare a lui la patata bollente di una contesa di certo non facile.

La lunga introduzione serve a giustificare alcune essenziali considerazioni che mi permetto di esprimere sul conto dell’onorevole De Mita e sull’effetto di prevalente valenza psicologica che egli produce su quanti ricercano la sua sponsorizzazione in occasione di diretta discesa in campo per importanti dispute elettorali.

Non si scopre nulla di nuovo nel riconoscere ancora oggi all’ex presidente del Consiglio e segretario nazionale della DC per oltre sette anni un’intelligenza tuttora vivace ed acuta, un’attitudine spiccata ad elaborare il pensiero, utilizzando la simpatica ed ineguagliabile dizione e condendolo con paradossi, costruzioni metaforiche, elucubrazioni sofisticate e battute pronunciate al momento giusto e dal sicuro effetto su chi le ascolta.

In un contesto culturale e politico in cui il corrente linguaggio politichese, contorto, involuto e spesso incomprensibile al vasto pubblico, si accompagna ad un uso piuttosto improprio della sintassi e a ricorrenti incidenti di percorso nella coniugazione dei congiuntivi e dei condizionali, l’onorevole De Mita è giustamente percepito come una star. Un suo intervento oratorio in pubblico alimenta ancora giustificato, diffuso interesse.

Pertanto lasciarsi legittimare da lui politicamente ancora oggi significa presumere di concedere alle personali aspirazioni elettorali un valore aggiunto. E’ pur vero che il cosiddetto visir di Nusco non concede facilmente la sua parola e la sua immagine al richiedente di turno del quale accerta preliminarmente l’entità del consenso elettorale acquisito in precedenza, l’indice della potenziale credibilità, il contesto sociale in cui l’aspirante opera, i rapporti e i collegamenti politici tenuti in precedenza e il loro livello di congruità coi disegni e coi progetti al momento erompenti nella mente dell’attuale esponente del partito di Casini.

Presi in esame questi ed altri fattori si sigla l’accordo. In questo modo negli ultimi venti anni sono state attivate e spesso scisse poco dopo decine e decine di intese collaborative tra De Mita ed esponenti della politica salernitana.

Continua, però, ad essere riconosciuto al politico irpino una sorta di carisma. Sia pure in misura notevolmente più contenuta di un tempo persiste il pellegrinaggio di nostra gente verso la località montana dell’Irpinia. E’ un rito che si ripropone soprattutto nella fase propedeutica alle sfide elettorali.

Da questo andirivieni e dai riconoscimenti concessi nel tempo a tanti nostri conterranei sicuramente l’onorevole De Mita avrà ricavato in passato e potrà ricavare tuttora un interiore appagamento.

Il sentirsi corteggiato  ad 82 anni di età e il vivere la percezione di incidere ancora in termini significativi sul percorso politico- amministrativo dei questuanti del momento rappresentano per lui una sostanziosa fonte di energia che aiuta di certo a contenere gli effetti perversi della senilità.

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