Archivio per novembre, 2013

L’ULTIMA OPERA DI GIUSEPPE ACONE: UN ATTO D’AMORE NEI RIGUARDI DELLA SUA TERRA NATIA

29 novembre 2013

Salerno, 29/30 Novembre 2013

Ambrogio IETTO

ACONE, CAMPAGNA E LA PEDAGOGIA

Questa sera, presso l’hotel Capital di Campagna, organizzata dal Rotary Club della Valle del Sele e dalla direzione della rivista ‘ I fatti’, importante serata culturale animata da Corrado Lembo, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Pasquale Andria, presidente del Tribunale dei minori di Salerno, dai docenti Marinella Attinà, Laura Clarizia e Giuliano Minichiello dell’Università degli Studi di Salerno e dallo scrivente.

Si discuterà intorno all’ultima produzione narrativo – scientifica di Giuseppe Acone, docente emerito di pedagogia dell’Università di Salerno: “ Di generazione in generazione. Quarant’anni di cultura pedagogica italiana tra ricostruzione storica ed autobiografia”.

Trattasi di un testo dall’originale impostazione: Paola Martino, Ornella Trotta ed Elena Visconti, tre giovani e motivate donne impegnate nella ricerca educativa, avviano una lunga conversazione col loro maestro, autorevole esponente della pedagogia di ispirazione cristiana di matrice personalistica ed affermato affabulatore capace di rendere con linguaggio semplice ed ampiamente comprensibile elaborazioni concettuali di alto valore speculativo.

Anche se di tanto in tanto, opportunamente interrotta per contenere il ‘ fiume in piena’ in cui si trasforma l’autorevole intellettuale, la conversazione assume ora il richiamo nostalgico della personale, difficile adolescenza e dell’immediata giovinezza già orientata verso le severe letture di Sant’Agostino e Dostoevskij ed ora la ricostruzione biograficamente fondata di un impegno culturale e scientifico di ampio respiro ma mai scollegato dal contesto socio – politico e civile del luogo natio e della più vasta realtà nazionale.

Al di là delle puntuali ed articolate riflessioni che, grazie soprattutto al comune maestro Roberto Mazzetti, inseriscono la pedagogia italiana nel contesto di internazionalizzazione progressiva delle scienze umane, il consistente e ricco volume di Giuseppe Acone (Pensa Editore Lecce, pagg. 261 ) va considerato anche un atto d’amore nei riguardi della sua Campagna “incastrata in una gola verde di montagne, attraversata da due affluenti del Sele, antica e bellissima, di una bellezza selvaggia e scontrosa, ricca di monumenti, di chiese e di case patrizie, cittadina nobile e fiera “.

E’ in questo contesto urbano, di per sé sobrio ed austero, che il giovane Acone dedica adolescenza e giovinezza ad ‘interminabili e precoci letture ‘ che, però, ne agevoleranno il meritato ingresso nel gotha della pedagogia italiana ed europea.

UN ADULTO PORCO ED UNA MADRE SNATURATA

28 novembre 2013

Salerno, 28 novembre 2013

Ambrogio IETTO

La testa di maiale al posto sbagliato

I venti lettori, cinque in meno dei venticinque di manzoniana memoria, che leggono le periodiche mie considerazioni inerenti al modo di intendere e di praticare la politica da parte del sindaco De Luca, ricordano che le stesse non sono per niente convergenti e generose nei suoi riguardi. Non mi convince come egli intende applicare, nella conduzione dell’istituzione che rappresenta, i concetti di libertà e di democrazia. Non mi ha mai entusiasmato il sistema di vassallaggio ideato ed introdotto di fatto nella gestione della cosa pubblica. Mi trova insofferente la tecnica comunicativa che adotta nel corso delle settimanali omelie televisive. Spesso mi irrita il tono aggressivo col quale socializza un codice linguistico assolutamente improponibile per ascoltatori e lettori di una comunità dalla forti e rispettabili tradizioni culturali. Non condivido nemmeno la forzosa ed impropria autoironia utilizzata su Facebook per commentare il gravissimo atto compiuto nei suoi riguardi con la sistemazione, da parte di ignoti, di una testa mozzata di maiale nell’androne dello stabile ove egli abita.

L’atto compiuto è di particolare gravità e va duramente condannato e attivamente perseguito da parte dell’autorità inquirente. Vincenzo De Luca, come ognuno di noi, può avere delle convinzioni e dei comportamenti opinabili ma è persona umana, degna di tutela e di rispetto; inoltre, per gli incarichi istituzionali che ricopre, è espressione di mandato popolare e va contrastato esclusivamente coi metodi propri della democrazia.

Nella stessa nostra città, mentre si ideava l’atto di intimidazione malavitosa nei confronti del sindaco e vice ministro della Repubblica, un adulto sessantaquattrenne veniva arrestato perché, secondo l’accusa, ritenuto responsabile di induzione alla prostituzione e violenza sessuale su una ragazzina di 13 anni.

Con lui raggiungeva le locali carceri la mamma della fanciulla ritenuta dagli inquirenti conduttrice delle trattative e patrocinatrice degli incontri intimi della propria giovanissima figliola.

Se le accuse gravissime dovessero risultare fondate, supportate come sono anche da intercettazioni di telefonate intercorse tra l’adulto imprenditore dell’agro nocerino e la mamma della ragazzina di Matierno e contenenti conversazioni finalizzate a raggiungere accordi sugli orari e sui luoghi degli incontri con la preadolescente, allora la testa mozzata del maiale, lasciata come messaggio di minaccia a De Luca, andrebbe collocata stabilmente sul capo del sessantaquattrenne al fine di farlo agevolmente identificare dalla comunità come autentico porco, cioè di persona particolarmente ingorda non di alimenti ma della fragilità di una quasi bambina concepita da una mamma degenere e snaturata.

NOSTALGIA PER L’EPOCA DELLE GRANDI NARRAZIONI. ORA IL CONNETTIVO DIVENTA PAPA FRANCESCO

26 novembre 2013

Salerno, 26 Novembre 2013

Ambrogio IETTO

DOVE E’ FINITA LA “MARGHERITA “ SALERNITANA

Un comunicato Ansa informa che si sono incontrati il coordinatore di Salerno dell’area Cuperlo, Simone Valiante, e il pm dell’antimafia Vincenzo Montemurro . Fa piacere leggere che l’incontro si è concretizzato in “ una discussione serena e costruttiva” e in “ un confronto a vicenda”.

Un’espressione linguistica così rasserenante a commento di un’interlocuzione riguardante “ il ritrovamento di tessere originali, ma in bianco, del PD trovate nella disponibilità di un imprenditore di Nocera Inferiore “ sembra buttare acqua sul fuoco di una vicenda che non nobilita le intenzioni di un Partito democratico abilitato, secondo l’introduzione della mozione Cuperlo, candidato alla segreteria, a “guidare la riscossa civile, economica e morale del Paese”.

Allergico come mi percepisco sia alle dinamiche interne all’area berlusconiana sia alla faida tra i Renzi, i Cuperlo, i Civati e i Pittella la lettura del comunicato Ansa e del cognome Valiante ha attivato i miei senili meccanismi cognitivi che mi hanno ricondotto addietro non di un secolo ma di alcuni anni fa quando in giro e, quindi, anche nel salernitano, si sentiva parlare di ‘Margherita’, un’aggregazione partitica che, richiamandosi in particolare alla famiglia floreale delle Composite, consentiva di non allontanare dalla mente l’antico ‘ biancofiore’ democristiano.

Un semplice approfondimento su di un comune dizionario, mi ha dato consapevolezza, purtroppo, di essere in errore.

Infatti il vocabolo ‘biancofiore’, coniato nel 1951, si ricollega anche alla Democrazia Cristiana ma per il solo fatto che veniva richiamato nel testo dell’inno del suddetto disciolto partito. Esso, infatti, non ha nulla a che vedere con la floricultura.

Invece corrisponde più esattamente ad un antico ballo che si eseguiva a coppie.

Nell’ortodosso rispetto della genesi del vocabolo il duo Valiante, transitando per la ‘Margherita’, approdò al Partito Democratico e ritenne giusto e pertinente aderire al gruppo di Fioroni, esponente moderato di ispirazione cristiano – cattolica, sognatore dichiarato di un grande centro e definito comunemente nell’ambiente scolastico lo ‘ sfasciacarrozze’.

Ora i Valiante padre e figlio, confermando la loro fedeltà all’ex ministro dell’istruzione, si trovano temporaneamente inquadrati a sostegno della linea Cuperlo che risulta essere la più prossima all’antica coppia D’Alema – Bersani.

Gli altri margheritini salernitani, in particolare Iannuzzi ed Andria, si sono collocati, per processi aggregativi diversi, lungo il filone di Renzi. Sulla medesima posizione, almeno considerando la sua presenza all’incontro della settimana scorsa al Grande Hotel Salerno, anche l’ex vice- presidente del senato Michele Pinto. Insomma, staccatisi come i petali ad uno ad uno o tutt’al più a coppia dall’appassita Margherita, i personaggi che esprimevano, nell’epoca delle grandi narrazioni, idee e principi prossimi alla visione cristiana della vita e della società ora si ritrovano assemblati chi a sostegno di De Luca, ortodosso cultore un tempo del messaggio marxista-leninista, e chi a supporto dei suoi compagni di merenda D’Alema e Bersani. Quale il connettivo di fondo ?

Il generoso e buon Papa Francesco, citato frequentemente dal nostro sindaco, da D’Alema e dalla mozione Cuperlo che, a pagina sei, ci sollecita “ a raccogliere e fare nostro l’appello di Papa Francesco per vincere la globalizzazione dell’indifferenza”.

Mala tempore currunt.

LA GRAVE ACCUSA DI D’ALEMA: ” DE LUCA CAPOBASTONE ”

23 novembre 2013

Salerno, 23 Novembre 2013

Ambrogio IETTO

Da D’Alema a Gad Lerner

“ Tra i sostenitori del PD che hanno scelto Renzi ci sono molti capobastone tra i quali il sindaco di Salerno De Luca indagato dalla Procura della sua città “: questa la dichiarazione rilasciata l’altro giorno all’Ansa nientedimeno da Massimo D’Alema, compagno di merenda del primo cittadino dalla nascita, essendo venuto alla luce appena 18 giorni prima del nostro conterraneo per collocarsi così, per un pelo, nella costellazione dell’Ariete e lasciare al salernitano il Toro, maschio adulto dei bovini non castrato. L’appellativo di ‘ capobastone’ non è dei più generosi ed eleganti. Il vocabolario della Treccani, infatti, dà questa definizione del termine: “ Nell’organizzazione mafiosa, capo di un’area territoriale limitata”; sulla stessa linea si pone il dizionario di Sabatini – Coletti: “ Nella gerarchia mafiosa, chi dirige le attività criminose in una determinata zona”.

Gad Lerner sul suo blog, riferendosi a Renzi, di cui molto probabilmente è uno dei supporter, così scrive: “ Si è posizionata a suo sostegno anche una percentuale maggioritaria dell’apparato di partito che l’anno scorso sosteneva contro di lui Pierluigi Bersani. Fra gli altri anche il collezionista di poltrone Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e viceministro. Dopo i ricorsi interni, ora anche la magistratura salernitana sta indagando sulle anomalie delle votazioni fra gli iscritti che hanno regalato in quella città il 97% dei consensi a Renzi. Ha poco senso obiettare che simili maggioranze bulgare un anno fa lo stesso De Luca le aveva versate a Bersani: una vergogna non sana l’altra. Credo che Renzi non abbia alcun interesse a incassare tacendo”. Perciò “ Renzi rinunci “. Di quei voti “ può farne benissimo a meno “.

Sia l’apposizione di D’Alema sia il più argomentato scritto di Gad Lerner più che manifestare il disagio di un partito allo sbando pronunziano una valutazione di merito di straordinaria gravità nei riguardi di Vincenzo De Luca che, ne siamo certi, non denuncerà mai D’Alema per l’epiteto azzeccatogli.

Il modesto opinionista locale si limita a riprendere il concetto dell’area territoriale limitata ( Treccani ) e della zona determinata ( Sabatini – Coletti ) utilizzato dai testi citati. Di certo lo spettacolo offerto qualche giorno fa al Grand Hotel Salerno può essere rapportato ad una grande, colorita sceneggiata che ha avuto come ineccepibile esperto di drammatizzazione il sindaco De Luca e come comparse, presenti sulla scena per ricoprire un ruolo di acritico contorno e di mera esecutività, centinaia di cittadini rappresentanti della zona rientrante nella sovranità deluchiana e portatori anche di significative referenze per ruoli istituzionali ricoperti tuttora e in passato.

Per certi aspetti fa anche tenerezza quanto scritto ieri sul ‘Corriere del Mezzogiorno’ da Franco Tavella, segretario generale della Cgil Campania, il quale, a proposito di quanto si sta verificando nel PD sul nostro territorio, così si esprime: “ sarebbe forse il caso di allontanare suggestioni demagogiche e populiste e ripensare a congressi di partito che riacquistino e facciano riacquistare il gusto del dibattito politico, restituendo agli iscritti la facoltà di scegliere i propri gruppi dirigenti “.

Ma a Salerno “Vincenzo c’è “!

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