Archivio per novembre, 2011

PER LA SCUOLA ‘SGARRUPATA’ DI NAPOLI E DEL MEZZOGIORNO UN SOTTOSEGRETARIO ESPERTO DI DISAGIO SOCIALE

30 novembre 2011

 

Salerno, 30 novembre 2011

Ambrogio IETTO

QUALE SCUOLA PER ROSSI DORIA ?

 

Scrivere ed affermare che il governo del prof. Monti sia costituito da tecnici, totalmente disancorati dalla politica e sicuramente competenti nei settori disciplinari dei quali assumono la responsabilità della conduzione politica, significa vivere in un contesto umano che non è di questo mondo.

La conferma arriva non soltanto dalla discussa designazione di Giampaolo D’Andrea, gratificato – per fortuna – non per le sue competenze di storico ma per le sue esperienze di politico accorto e navigato ( a Salerno si ricorda una sua poco brillante esperienza di commissario straordinario della Democrazia Cristiana in una delle tante fasi critiche e di transizione di quel partito ).

Alla Pubblica istruzione, ad esempio, insieme ad Elena Ugolini,  preside di un liceo di Bologna, arriva, nella qualità di sottosegretario, Marco Rossi – Doria, enfatizzato da buona parte della stampa italiana con la qualifica di ‘ maestro di strada’, attività svolta soltanto per qualche anno a Napoli ma che gli ha procurato una straordinaria notorietà molto intelligentemente valorizzata dall’interessato che, tra questa ed altre referenze, porta con sé anche quella di essere figlio di Manlio, comunista ortodosso con Emilio Sereni, Umberto  Zanotti Bianco e il nostro Giovanni Amendola, incarcerato, poi scarcerato  e inviato al confino, studioso attento dei problemi del Mezzogiorno con specifici interessi nel comparto agrario.

Dunque questo nuovo sottosegretario di Stato deve appunto la sua fama alla non lunga esperienza di maestro elementare tra i Quartieri Spagnoli, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, Soccavo. Più incisiva, invece, è stata la sua presenza in qualità di compartecipe a progetti pedagogico – didattici, tra questi molto pubblicizzato  ‘ Chance’, robustamente finanziati dal Comune di Napoli e dal Ministero dell’Istruzione con gli speciali interventi rubricati con la dizione  ‘ Scuole a rischio ’.

Col tempo il ‘passaparola’ lo ha accreditato quale formatore di docenti impegnati con ragazzi ripetenti, già fuoriusciti dal circuito scolastico o in evidente stato di disagio sociale e, quindi, con evidenti manifestazioni di disadattamento scolastico. Dal suo Blog si apprende che finanche la doviziosa Provincia Autonoma di Trento lo ha scritturato per progetti a favore di ragazzi in difficoltà e per itinerari innovativi nel settore della formazione professionale.

A Viale Trastevere, dove troverà gli uffici dei suoi predecessori, collaboratori del ministro Gelmini, per niente ingombrati di carte a causa del ruolo egemone svolto dalla giovane signora bresciana, Rossi – Doria è già stato tante volte, godendo di piacevole posizione di comando. Il ministro Fioroni, ad esempio, lo volle quale unico rappresentante della pedagogia e della didattica del Mezzogiorno d’Italia, nella Commissione incaricata di scrivere le nuove ‘Indicazioni curricolari ‘ per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione.

Anche in quella occasione a confortare la scelta del ministro furono le esperienze di Rossi – Doria quale ‘maestro di strada’. Dunque non sembra forzatura rilevare che per coloro che sono chiamati ad operare scelte politiche riguardanti il governo della scuola, in rappresentanza dell’area geografica meridionale, questa istituzione possa e debba identificarsi col disagio, con la dispersione scolastica, con l’abbandono, col bullismo, tout court con l’istituto di Caivano ove anche poveri squattrinati aspiranti supplenti di terza fascia rifiutano una ‘ ricca ‘ supplenza annuale.

Non è che il governo Berlusconi, in verità, abbia assunto al riguardo comportamenti diversi. Il sottosegretariato concesso a Giuseppe Pizza, politicamente cresciuto a Salerno intorno ai vecchi padroni della DC di palazzo Sorgente, fu puntualmente quello della Pubblica Istruzione. La sua presenza, tutto sommato, non ha contribuito ad apportare ulteriori danni al sistema scolastico italiano.

La nomina di Rossi – Doria al Palazzo della Minerva,  che richiama precedenti incarichi ricevuti per le medesime referenze,  autorizza quasi a pensare che la scuola meridionale risulti tanto ‘sgarrupata’, secondo la colorita immagine di Marcello D’Orta, da essere politicamente e culturalmente diretta da un esperto del disagio sociale e del disadattamento scolastico  di cui, purtroppo, finiscono col risultare vittime non pochi ragazzi napoletani e meridionali.

Dall’attenta lettura dei testi redatti da Rossi – Doria, alcuni dei quali pubblicati su ‘La Stampa’ di Torino, non è che sia tanto agevole ricavare una precisa idea di scuola. Anche il ‘ pezzo’ pubblicato sul suo Blog il 15 di novembre con l’invitante titolo ‘ Quale scuola vogliamo davvero’ non consente di ricavare, almeno alla modesta intelligenza di cui sono portatore, l’idea di scuola del neo – sottosegretario.

Tra i richiami dell’impegno didattico dei ragazzi di don Milani a Barbiana, coinvolti in un ‘ mondo dell’apprendere che era largo ’ (sic ) e le dissertazioni intorno al tema della complessità, riprendendo – senza citarlo – considerazioni particolarmente care ad Edgar Morin, ispiratore delle ‘Indicazioni’ di cui il suo allievo Mauro Ceruti e lo stesso Rossi – Doria sono stati redattori, non è impresa semplice ricavare il senso della ‘ nuova scuola ‘ che ha in mente il già candidato a sindaco di Napoli, non gratificato, però, nemmeno della elezione a consigliere comunale.

Se alcune considerazioni possono essere condivise ( ad esempio il primato dei  saperi appresi e delle esperienze maturate nell’extrascuola su una didattica prevalentemente trasmissiva e scarsamente pratico – operativa vigente nella maggioranza delle scuole italiane ) mancano, però, indicazioni precise sul da farsi: una generalizzazione di scuola a tempo pieno ? Una riqualificazione radicale del profilo professionale dei docenti per dar vita a strategie didattico – metodologiche idonee ad elaborare curricoli del tipo di quelli richiamati ? Un conseguente sistema premiante per i docenti e le scuole qualitativamente migliori come si è potuto dedurre dalle dichiarazioni di Monti ?

Rossi – Doria non dice nulla in proposito. Disserta, sicuramente in buona fede, sulle nuove povertà, sul disagio diffuso, sulla dispersione prodotta anche da una scuola non all’altezza dei cambiamenti socio – culturali in atto.

Egli, però, è molto netto nello scrivere peste e corna di Berlusconi e del berlusconismo che ‘ hanno potuto più che altrove rappresentare l’insipienza distruttiva e nichilista di troppa gente sempre col “ culo al coperto” in quanto perenni abitanti dei molti santuari dove pure se crolla tutto “ chi se ne frega “. I santuari delle imprese costruite con le corruttele e le faccende dei faccendieri’. Così una delle tante espressioni colorite e volgari uscite dalla non sempre lucida e fluida prosa di un personaggio che, da quando non fa il maestro di strada, è fortemente tentato dall’imitare col linguaggio qualche ragazzo sfortunato di Scampia.

E’ pur vero, però, che egli quando scriveva queste espressioni quindici giorni fa non si aspettava di diventare da un momento all’altro ‘ maestro dei maestri italiani’. Qualche giorno dopo, però, ripensandoci, si è fatto avanti col ‘ pezzo ‘ pubblicato su ‘La Stampa’  del 20 novembre scorso, al fine di accreditarsi presso il prof. Monti con un  linguaggio, questa volta,  pulito ed ammaliatore: ‘ L’Italia ha una grande risorsa: le persone che si occupano di infanzia e adolescenza in difficoltà sono molto esperte, le meno inclini a buttarla in protesta e le meno litigiose”.

UN PREGIUDIZIO DI NATURA ANTROPOLOGICA DEL PROFESSORE DELLA ‘BOCCONI’ NEI RIGUARDI DEGLI INTELLETTUALI E DEI TECNICI MERIDIONALI ?

17 novembre 2011

 

Salerno, 17 novembre 2011

Ambrogio IETTO

MONTI BOCCIA L’INTELLIGHENZIA DEL SUD

In tempi significativamente rapidi è nato l’atteso governo del professore Monti che, con ‘ rispetto e attenzione’, prima di leggere la lista dei ministri, ha salutato per  ‘l’opera da lui compiuta ‘ il presidente uscente Berlusconi. Finalmente un apprezzabile segnale di cortesia per il Cavaliere che, in questi giorni, è stato costretto a  bere nel solo calice delle ingiurie e delle volgarità proferitegli dai non pochi ammalati di berlusconismo cronico.

La squadra capitanata dal bocconiano è di alto profilo. Ha solo un limite che può anche corrispondere ad un convincimento: il mondo accademico meridionale è stato giudicato, nei diversi settori disciplinari e nel suo insieme, privo di risorse tecnico – scientifiche da mettere a disposizione per il tentativo di risanamento dei conti pubblici e l’avvio anche della tanto implorata fase di crescita e di sviluppo.

Trattasi di un giudizio di merito sul quale va fatta una riflessione pacata che prescinde da stupidi ed improduttivi piagnistei  a favore del Sud. Personalmente sono convinto che il presidente della Repubblica e il neo-presidente del Consiglio, nel corso dei non pochi pourparler, avuti vis – à – vis o telefonicamente, da domenica scorsa ad ieri siano stati costretti anche a valutare, oltre il patrimonio tecnico – culturale ed esperienziale,  anche la provenienza territoriale dei componenti il futuro governo.

Forse sarà stato proprio Giorgio Napolitano ad esprimere qualche considerazione relativa ad una possibile, auspicabile, equa  distribuzione territoriale dei futuri titolari di dicastero. L’avrà fatto in quanto capo dello Stato, napoletano doc ed appassionato sostenitore dell’unità della nazione conclamata in tutti gli angoli della penisola nel corso delle celebrazioni per i 150 anni. E’ probabile, quindi, che sia stato proprio  il professore che, nel valutare questo o quel nome di esperto di una certa area disciplinare di origine meridionale, abbia assunto un’espressione facciale poco incoraggiante.

Sarà anche ardito o addirittura  assurdo il mio ragionamento ma ritengo che nel merito qualcosa del genere sia accaduto all’interno del confessionale laico del Quirinale. Viene, così, da chiedermi, dando per acquisita  la presenza nelle regioni e negli atenei meridionali anche di una intellighenzia di alto profilo in campo giuridico, economico, socio – pedagogico, sanitario, ingegneristico, come mai si sia trovato solo e proprio in un alto e referenziato ufficiale di carriera,  nato a Torre Annunziata, la figura di  lignaggio cui affidare emblematicamente il dicastero della difesa e, quindi, l’unica rappresentanza meridionale all’interno del nuovo governo.

Posso sbagliarmi, anzi mi auguro di sbagliarmi, ma credo proprio che sia stata avanzata, nel merito del problema, dal neopresidente del Consiglio una pregiudiziale, complessiva  considerazione di natura antropologica. Penso che egli, pur conoscendo e stimando personalità del meridione di solida formazione scientifica e di consolidata affermazione tecnico – professionale, abbia preferito tenerle lontane da incarichi di straordinaria delicatezza che richiederanno, in un periodo di diffusa sofferenza per il Paese, assoluta estraniazione da contesti ambigui purtroppo presenti in forma diffusa nel Mezzogiorno.

Questa infondata e, quindi, arbitraria mia illazione corre il rischio di insinuarsi come un tarlo nella mia non più giovane mente se mi soffermo su tre notizie raccolte dalla stampa dei giorni scorsi.

La prima, tratta da un lungo contributo del duo Rizzo – Stella sul ‘ Corriere della Sera’: presso il Tar di Salerno opera un giudice  che, contestualmente, è anche capo dell’Ufficio Legislativo della regione Calabria ove ha già svolto negli scorsi anni le funzioni di capo di gabinetto del presidente della giunta e, quindi, di segretario generale dello stesso organo di governo. Per questo delicato incarico il dr. Nicola Durante riceve una retribuzione di oltre 176.000 euro all’anno.

Il suo curriculum professionale è così ricco di referenze, tra le quali la presidenza del Collegio dei probiviri dell’Associazione degli Industriali di Catanzaro e molte docenze a contratto presso università e scuole di specializzazione post-universitarie, da riempire ben 22 pagine sul sito della regione della Calabria. Trattasi di certo di un’intelligenza superiore in quanto a 25 anni ha assunto servizio in qualità di giudice ordinario per poi transitare, dopo appena sei anni, tramite regolare concorso, nel ruolo di consigliere nei Tar. Secondo i giornalisti del ‘ Corriere’ il dr. Durante è regolarmente in servizio presso il tribunale amministrativo di Salerno. Quindi la sua posizione, dal punto di vista dello stato giuridico, è di certo consentita dalle norme vigenti. Tutt’al più può solo alimentare qualche perplessità una possibile efficace ed efficiente gestione di due incarichi di così complessa natura da parte di un professionista che, oltre ai periodici viaggi Catanzaro – Salerno e ritorno, è tenuto pure a far fronte ad un’altra miriade di compiti.

La seconda notizia riguarda il prossimo arrivo a Salerno di Massimo Vignelli, notissimo designer italiano con studio professionale a New York, che, corteggiato dal sindaco De Luca volato a tal fine qualche mese fa nella metropoli americana, offrirà, previo versamento di appena 200.000 euro, il brand, cioè il marchio, il logo col quale la città mediterranea con vocazione europea  e planetaria si accrediterà agli operatori turistici dell’intero globo.

La terza notizia fa riferimento alla trama del complicato gioco a  dama o a scacchi che il presidente della Provincia Cirielli sta elaborando per determinare avvicendamenti e coperture nei diversi 64 riquadri della scacchiera di altrettanti incarichi  presso  vari enti pubblici di personale pertinenza.

I tre riferimenti non costituiscono  affatto una forzatura nel ragionamento partito da lontano a proposito della composizione del governo Monti. Tutti abbiamo avuto modo di leggere in questi giorni il costo delle assemblee legislative delle varie regioni d’Italia. Si sa che mentre in Lombardia l’onere pro capite per ogni abitante è di euro 7,77, in Campania è di euro 15,47 mentre in Sicilia e in Sardegna raggiunge rispettivamente 34,77 e 50,87 euro.

Si sa ancora che la Campania, che conta 7.982 dipendenti, supera di 412 unità i dipendenti della Lombardia ( 3.328 ), del Piemonte ( 3.133 ) e della Liguria ( 1.109 ) messi insieme. Ora sempre la stampa locale ci informa che la regione Campania non ha soldi per pagare gli stipendi  dei dipendenti della sanità, dei trasporti e dei servizi idrici mentre l’Asis, l’ente che gestisce l’acquedotto di Salerno, presieduto dall’ex assessore del comune  Fiore, minaccia di ridurre la portata d’acqua diretta al capoluogo in quanto è creditore di otto milioni di euro presso  Salerno Sistemi, società pseudo mista ma di esclusiva emanazione municipale, il cui capitale, a sua volta, dovrebbe essere ceduto prossimamente a Salerno Energia, anch’essa espressione della locale municipalità.

Insomma un ginepraio, un vero pasticcio che conferma ancora una volta non solo lo stato comatoso dei  nostri enti  pubblici ma anche la sindrome di vanagloria, di protagonismo e di sostanziale irresponsabilità di cui molti degli amministratori pubblici sono affetti.

Possibile, assurda conclusione: il professore Monti ha fatto del tutto per evitare che il suo governo corresse il rischio di un così pericoloso contagio.

NEL CONTESTO DI UNA SCARSA, POSITIVA CONSIDERAZIONE DELL’INTERA DEPUTAZIONE PARLAMENTARE SALERNITANA

10 novembre 2011

 

Salerno, 10 Novembre 2011

Ambrogio IETTO

IL RASSEGNATO LOCALISMO DI DE LUCA

 

L’intelligente e tempestivo fotografo che ha ripreso avantieri alla Camera il foglio sul quale il presidente del Consiglio Berlusconi aveva appena scritto con la sua Montblanc ‘ 8 traditori ‘ merita davvero una nota di riconosciuta stima che ne sottolinei l’alta professionalità. In quella parola ‘ traditori ‘, infatti, è racchiuso non solo il senso di frustrazione per la sconfitta subìta ma anche e, soprattutto, la conferma della validità di una frase sentenziosa proferitagli di certo in passato anche dalla sua compianta mamma: ‘ la gratitudine è il sentimento della vigilia’.

Al di là delle estrosità del suo bunga bunga il Cavaliere, alla fine, deve essere portatore davvero di un cuore grande se ora soltanto si rende conto che riconoscenza e desiderio di ricompensa per un beneficio ricevuto non sono aspetti costitutivi dell’identità umana.

Ora sia per i suoi ‘traditori’ sia per gli altri inquilini di Montecitorio e di Palazzo Madama è ripreso il rito del posizionamento, una sorta di sindrome che esplode quando all’orizzonte si intravedono segnali di crisi politica e di probabile indizione di nuove elezioni.

Dei componenti le deputazioni parlamentari salernitane non si hanno notizie di passaggi e di adescamento. In verità diversi di essi non hanno offerto segnali incoraggianti della loro presenza all’interno delle due assemblee legislative.

L’Associazione Open Parlamento pubblica su un apposito sito,  sia per i deputati sia per i senatori, una speciale graduatoria in cui, alla luce di alcuni indicatori previsti da una particolare tabella di valutazione, è sintetizzata l’attività dei singoli parlamentari. L’indice che si ricava tiene conto del numero dei disegni di legge, delle mozioni, delle risoluzioni, degli ordini del giorno, delle interrogazioni, delle interpellanze e degli emendamenti presentati. Di ciascuno di questi strumenti di partecipazione alla vita parlamentare  sono presi in considerazione quelli discussi in commissione e/o in aula, i votati e gli interventi tradotti in legge. Ovviamente un’incidenza particolare è prodotta dalla partecipazione ai lavori e, quindi, dalla percentuale delle assenze.

A titolo di cronaca va segnalata l’ottima posizione assunta alla Camera da Edmondo Cirielli che, pur ricoprendo anche la carica di presidente della Provincia di Salerno, è piazzato tra i primi dieci deputati, occupando l’ottavo posto con un tasso di assenza del 5,02 %. Più che buona a Montecitorio la posizione di Tino Iannuzzi, collocato al 171° posto con un tasso di assenza di appena lo 0,82. Nella retroguardia della graduatoria sono posizionati Gerardo Soglia ( 281°), Guglielmo Vaccaro ( 366° ), Antonio Cuomo ( 371°), Fulvio Buonavitacola ( 475°), Pasquale Vessa ( 580° ).

Al Senato della Repubblica è Antonio Paravia ( 95° ) ad occupare la migliore posizione tra i senatori salernitani, seguito da Giuseppe Esposito (124°), Alfonso Andria ( 157°), Vincenzo Fasano ( 251° ). Se si vogliono eludere anche queste indicazioni elaborate, comunque, su dati oggettivi e si tende a tener conto dell’effettiva presenza e delle  reali iniziative assunte in ambito locale dai predetti parlamentari, davvero si giustifica la ricorrente insinuazione sulla sostanziale loro improduttività in relazione ai compensi ricevuti. Ci sono nomi, infatti, dell’uno e dell’altro schieramento, che non solo tacciono nelle sedi ufficiali ma rinunciano a vivificare il dibattito e il confronto finanche sulle questioni di interesse locale.

Con tutti i limiti che si porta dietro la perenne diatriba Cirielli – De Luca, almeno dai continui scontri che essa alimenta è possibile acquisire materiale più che sufficiente per elaborare un profilo abbastanza attendibile, dal punto di vista psicologico, di entrambe le personalità. Può darsi  che siano proprio i forti, spiccati tratti distintivi dei due leader a contenere di fatto la significativa entrata in campo di altri interlocutori.

Una serena, equilibrata lettura del movimentismo in atto tra i nostri parlamentari consente, come si suole dire, di non fare di tutta l’erba un fascio. Ad Andria e a Iannuzzi, ad esempio, va riconosciuta per il PD una presenza qualificata nei settori di rispettiva competenza dell’agricoltura e dei trasporti oltre che nel prezioso lavoro di animazione politica sul territorio provinciale. Sull’altro fronte offrono il loro dignitoso apporto Fasano e Paravia.

Non può essere, però, sottaciuta la scarsa considerazione che, almeno in termini di visibilità mediatica, riceve l’intera deputazione della nostra provincia a livello nazionale. E’ molto raro che qualcuno dei nostri parlamentari venga designato dalla segreteria del proprio partito o dal suo capogruppo a Montecitorio o a Palazzo Madama per partecipare ad un confronto in una trasmissione televisiva o per concedere un’intervista su problemi di un certo respiro. Si attestano forse tutti ad un livello di non eccellenza ? Oppure sussistono in entrambi gli schieramenti regole non scritte che spingono ad offrire al grande pubblico sempre gli stessi volti ?

Questi interrogativi spingono  a considerare anche l’accentuato localismo in cui si è chiuso o è stato costretto a chiudersi lo stesso sindaco De Luca, spiazzato in campo nazionale non solo dal giovane Matteo Renzi, sindaco di Firenze, abilitatosi alla rottamazione, ma finanche dal suo coetaneo sessantaduenne Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino, che invece guarda con interesse e diretta partecipazione alla vicenda nazionale del suo partito e del Paese.

Il fatto che De Luca progetti sempre di più di spodestare Caldoro quando avrà compiuto 65 anni, vuol dire che tutt’al più il suo pensiero non va oltre il Garigliano.

SALERNITANI ATTENTI A RISPETTARE LE REGOLE DEL RIGORE DETTATE DAI LORO LEADER POLITICI MA SEVERAMENTE IMPEGNATI A NON IMITARE LE LORO AZIONI

3 novembre 2011

 

 

Salerno, 3 Novembre 2011

Ambrogio IETTO

TROPPI SCRIBI E FARISEI

 

Per il credente peccatore come me ritrovarsi di domenica in chiesa per partecipare al rito liturgico della Chiesa cattolica significa anche disporsi a riflettere, nella fase della liturgia della Parola, sul contenuto del brano del Vangelo letto e commentato dal celebrante.

Così domenica scorsa l’attenzione si è concentrata sul testo di Matteo ( 23,1 -12 ), ex esattore delle tasse in quel di Cafarnao, attratto dal fascino di Gesù che lo sceglie come uno dei suoi apostoli per risultare   poi elevato, col tempo,  anche alla dignità di protettore della città di Salerno. Ebbene,  quel brano del Vangelo, redatto da Colui che all’alzata del Panno ogni 21 di agosto ripropone ai fedeli presenti nell’atrio del duomo la sua espressione rassicurante ‘ Salerno è mia e la difendo’, chissà perché sembra  scritto proprio di questi tempi per i troppi scribi e farisei che circolano pure dalle nostre parti oltre che, ovviamente, tra i lussuosi corridoi dei Palazzi  Madama e Montecitorio in quel di Roma.

Va ricordato che il brano evangelico ripropone un intervento di Gesù alla folla che l’ascolta e alla quale dà conferma che  sulla cattedra di Mosè ora sono seduti scribi e farisei. I primi sono gli esperti della Torah, cioè della legge di cui sono attenti lettori, mentre i secondi, chiamati secondo la lingua ebraica farisei, in italiano ‘ separati’, si distinguono perché fanno gruppo a parte in quanto seguaci scrupolosissimi della stessa Torah. Ebbene Gesù non ha difficoltà a criticare entrambe le categorie per l’eccesso di legalismo e di ipocrisia ed ammonisce gli ascoltatori: ‘ Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano, infatti, pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini, amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze’.

Proprio in questi giorni la nostra stampa quotidiana e le emittenti televisive locali offrono, con una certa insistenza, a lettori e a telespettatori due notizie considerate particolarmente interessanti: la Camera di Commercio finalmente si dispone a concedere al comune di Salerno l’annuale contributo a sostegno della sesta edizione delle ‘ Luci d’Artista ‘ mentre il Partito della Libertà esulta per aver battuto ogni più rosea aspettativa nella campagna di tesseramento, raggiungendo il record di ben 20.000 adesioni.

Sulla prima questione il presidente Guido Arzano, imponendosi il self-control di quando faceva l’arbitro di calcio, non ha reagito alle provocazioni del sindaco De Luca che, confondendosi  per un attimo di avere a che fare con un presidente di una delle sue società miste,  aveva redarguito l’ente camerale per non essersi ancora pronunciato nel merito dell’atteso contributo.

Nel campo opposto si manifesta legittima euforia per i ventimila neo-iscritti, dimenticando l’arrabbiata incavolatura di Gasparri, manifestata due -tre settimane fa in quel di Battipaglia ove, sicuro di trovarsi almeno dinanzi ad un ventesimo dell’ufficiale  folla degli  accoliti del PDL per festeggiare con solennità il tradimento fatto dal presidente della provincia Cirielli all’ex suo leader Alemanno e il contestuale passaggio nella sua schiera, riuscì a contare ad occhio e croce appena una cinquantina di stagionati esponenti del partito.

I due fatti sopra richiamati consentono di evidenziare soltanto uno dei limiti comune a scribi e a farisei: quello della vanagloria, dell’accentuato compiacimento dei propri meriti che fa cadere poi inevitabilmente nell’eccesso di enfatizzazione.

Così De Luca, pronto a premere il pulsante per l’accensione delle luminarie, non chiarisce perché Torino, retta dal suo vecchio compagno di merenda Fassino, pur trovandosi ancora dentro i festeggiamenti dei 150 anni e alla quattordicesima edizione dell’evento, spenda appena 800 mila euro, cioè soltanto un quarto di quanto costeranno le luci di artista a Salerno. Eppure sul sito del capoluogo piemontese è possibile leggere che sono ben diciannove le diverse elaborazioni di  luci di quest’anno prodotte  da notissimi artisti dei quali sono puntualmente pubblicati i nomi.

Dall’altra parte ci si preoccupa di informare la comunità che alla cena di gala organizzata l’altra sera a Washington  dalla National Italian American Fondation sul palco d’onore, accanto al presidente Barack Obama, c’era pure il nostro presidente della Provincia di Salerno onorevole Cirielli accompagnato finanche dal suo consigliere politico e da altri esponenti di Palazzo Sant’Agostino.

Eppure si sente parlare tanto di crisi, dell’impossibilità di garantire i servizi alla persona e anche della necessità, scriveva l’altro giorno sul ‘ Corriere della Sera’ l’ex sindaco di Torino Chiamparino, di dover combattere il populismo che mentre  ‘ strumentalizza le paure’, allignando ‘ sia a destra sia a sinistra’, tende a ‘ colpevolizzare l’altro e deresponsabilizzare se stessi e la propria comunità’, sottraendo ‘ a tutti noi il diritto di misurarsi con il proprio futuro’.  

Ma, come scrive l’evangelista Matteo, facendo il cronista di Gesù, tutti noi dobbiamo puntualmente eseguire ciò che scribi e farisei ci raccomandano di fare ma siamo tenuti in modo  assoluto ad evitare di imitarli nei comportamenti che assumono e nelle opere che realizzano.

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