Archivio per maggio, 2012

SOLIDARIETA’ AGLI AMICI EMILIANI. NOI UOMINI SIAMO ACCOMUNATI DALLO STESSO DESTINO

31 maggio 2012

 

Salerno, 31 Maggio 2012

Ambrogio IETTO

ANCHE UN TERREMOTO PUO’ UNIRE

 

“ Credo che l’unità sia un bene prezioso per tutti e che il Paese si salva solo se unito “, così il presidente del Consiglio  Monti, partecipando ieri al pranzo  che la Comunità di Sant’Egidio di Roma predispone quotidianamente per circa 1000 poveri di cui 150 italiani. L’espressione pronunciata dall’attuale inquilino di Palazzo Chigi, riferita di certo al terremoto che da dieci giorni sta alimentando paura e indiscutibili sofferenze tra le popolazioni dell’Emilia, si completa con l’altra sua dichiarazione semiufficiale che letteralmente scandisce: ‘ Nessuno. Istituzioni, governo e cittadini lascerà solo nessuno’.

I primi provvedimenti assunti dal Consiglio dei ministri confermano questa volontà confortata anche dall’impegno assunto dal portoghese  José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea e, come Monti, accademico in discipline giuridiche prestato alla politica.

Da credente sono decisamente convinto che il dolore, la sofferenza, la privazione alimentino non solo il senso della solidarietà ma spingano gli uomini, come sostiene il novantenne sociologo francese Edgar Morin, a comprendere di essere accomunati dal medesimo destino. Soprattutto in relazione al rapporto che si costruisce tra l’uomo e l’ambiente.

Ai nostri fratelli di Medolla, di Mirandola, di Finale Emilia vanno espressi i sentimenti profondi di compartecipazione sofferta ed autentica da parte dei connazionali del Sud, provati da sempre da un continuo, tragico  avvicendamento di terremoti, di alluvioni, di frane, di eruzioni vulcaniche, di smottamenti di terreni imbevuti d’acqua.

Alcuni di essi, intervistati dai tanti  inviati  delle emittenti televisive nazionali, manifestano la loro rabbiosa incredulità verso l’evento sismico così inatteso da non essere stato inserito il loro territorio nella mappa delle aree a rischio. Dalla narrazione di cronisti dell’epoca sembra, infatti, di dover risalire a circa cinque secoli fa per trovare traccia di precedenti di questo genere di cataclisma.

Noi meridionali siamo costretti a discutere di terremoti anche quando, grazie a Dio, l’evento sismico non si ripropone. E’ di questi giorni, infatti, la notizia della querela presentata dallo scrittore Roberto Saviano alla società che edita ‘ Il Corriere del Mezzogiorno’ con una richiesta di 4,7 milioni di risarcimento per avere ospitato una lettera di Marta Herling, segretario generale dell’Istituto italiano per gli studi storici nonché nipote di Benedetto Croce.

Si sa che il grande filosofo fu l’unico della famiglia a salvarsi in occasione del terremoto di Casamicciola verificatosi il 28 luglio 1883. In quella circostanza morirono la mamma, il papà e la sorella Maria. Lo stesso Croce nel libro ‘ Memorie della mia vita’ scrisse: ‘ Eravamo a tavola per la cena io, la mamma, mia sorella e il babbo che si accingeva a prendere posto. Ad un tratto come alleggerito vidi mio padre ondeggiare e subito in un baleno sprofondare nel pavimento stranamente apertosi, mia sorella schizzare in alto verso il tetto. Terrorizzato cercai con lo sguardo mia madre che raggiunsi sul balcone dove insieme precipitammo e così io svenni ‘.

Saviano aveva raccontato in televisione che Croce, in quella circostanza, avrebbe offerto 100 mila lire dell’epoca a chi lo avesse soccorso, liberandolo dal cumulo di macerie sotto il quale si trovava bloccato. Ora chiede l’oneroso risarcimento perché sarebbe stato vittima di una campagna diffamatoria.

Non sono tentato di richiamare, in una stupida, improduttiva narrazione comparativa, cosa fu per 280.000 sfollati di noi il terremoto del 23 novembre 1980 che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro – settentrionale coi suoi 2914 morti e 8848 feriti. Fu un’esperienza terribile come lo è quella che stanno vivendo gli amici emiliani.

Queste calamità, con la distruzione, portano, purtoppo, anche denaro e col denaro gli uomini, come sempre, cadono in tentazione. Fummo destinatari di un’inchiesta parlamentare presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, compianto presidente della Repubblica.,  e di diverse altre indagini avviate dalla magistratura. Molti politici furono oggetto di queste inchieste. Non pochi furono anche i veri e falsi imprenditori del Nord che profittarono del sostegno economico erogato a fondo perduto dallo Stato  per realizzare ufficialmente strutture produttive che poco dopo  si ridussero in misere cattedrali nel deserto.

Nell’edizione straordinaria del Tg2 del 27 novembre 1980 il presidente della Repubblica Sandro Pertini, in visita nella vasta area del sisma, dichiarò: ‘ Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora ( a quattro giorni interi dalla terribile scossa, ndr )  dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi’.

Affrontino con la necessaria, ferma determinazione questi momenti brutti i fratelli emiliani. Ed è preferibile che non dichiarino in televisione di essere diversi dagli altri perché pronti a reagire e a darsi da fare. Non  facciamo di questo grave evento anche una questione di sapore antropologico né un’ulteriore occasione per entrare in polemica tra nordisti e sudisti. 

Se cadessimo in questo limite si arriverebbe ad affermare paradossalmente che ‘ occorre  buona sorte anche nella tragedia’. Monti ha giustamente affermato che ‘ il Paese si salva solo se unito’.  Soprattutto  si salva se, abbandonando i toni spocchiosi, ci si ricorda che noi tutti, italiani e non, siamo accomunati dal medesimo destino.

 

L’ATTUALITA’ DEL PENSIERO DEL SALERNITANO SALVATORE VALITUTTI GIA’ MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

29 maggio 2012

 

Salerno, 29 Maggio 2012

Ambrogio IETTO

VALITUTTI PER I GIOVANI

 

Ieri mattina, presso il salone di rappresentanza di Palazzo Sant’Agostino, sede dell’Amministrazione provinciale, si è svolta la cerimonia della premiazione del concorso ‘Sezione Giovani’ del Premio Internazionale di saggistica Salvatore Valitutti cui hanno preso parte, con contributi personali o con significative attività di ricerca collaborativa, circa 300 studenti frequentanti ben 29 istituti secondari di secondo grado della nostra provincia. Gli elaborati, come da bando, approfondiscono argomenti di carattere storico – filosofico, socio – pedagogico ed economico- politico, traendo spunto dall’ampia e variegata produzione bibliografica del nostro conterraneo che, ai molto qualificati ruoli professionali di provveditore agli studi, rettore dell’Università per stranieri di Perugia, consigliere di Stato, accompagnò quelli di consigliere comunale di Salerno, di deputato, senatore, sottosegretario di Stato e ministro della Pubblica Istruzione.

Bene ha fatto l’Ente Provincia, nella persona del suo presidente Edmondo Cirielli, a sostenere l’iniziativa che, per l’edizione 2012, ricorrendo il ventennale della morte, ha previsto anche un premio speciale per la migliore redazione di un  profilo, da realizzare in cartaceo o in video,  che delineasse la personalità dello studioso e politico di Bellosguardo.

A Salvatore Valitutti sono intitolate una scuola primaria ed una strada di Roma, una via di Ravenna, una strada di Contursi Terme, una via ed una scuola  secondaria di secondo grado  di Roccadaspide, la sala multimediale del Conservatorio statale di musica di Salerno e la larga strada che, dipartendo da via dei Principati, si distende lungo il trincerone verso la stazione ferroviaria.

Instancabile sostenitore di questi pubblici riconoscimenti e delle varie iniziative culturali che ripropongono il nome di Valitutti è un suo congiunto acquisito, Renato Cangiano, cha ha avuto modo per molti anni di fruire del carisma culturale ed umano dell’intellettuale.

La manifestazione di ieri, riservata a giovani volitivi, motivati, desiderosi di ampliare il personale orizzonte culturale, ha offerto anche l’occasione per una riflessione più puntuale e serena sulla personalità e sull’opera del nostro conterraneo che, appartenente ad una famiglia costituita da dodici fratelli, affrontò non pochi sacrifici per farsi strada.

La descrizione che egli fece della  sezione ‘L’ dell’istituto tecnico di Salerno da lui frequentata, definita classe degli isolati e degli irregolari, di quelli, cioè, che non avevano trovato posto nelle altre sezioni perché di loro non si era occupato paternamente nessuno in quanto ‘ figli di poveri genitori intimiditi della scuola e angariati dal bisogno ’ è decisamente positiva.

E’ la scuola ‘ in cui si impara da tutti e da tutto: da se stesso, dai compagni e dagli insegnanti, e in cui si imparano cose che restano in noi come sorgenti da cui sgorgano pensieri e sentimenti che perennemente fecondano e arricchiscono la nostra vita rendendola progressiva’.

In questa scuola Valitutti ebbe la fortuna di avere tra i suoi professori Giovanni Cuomo, che, laureato in lettere e in giurisprudenza, per esplicita ammissione dello stesso intellettuale e politico, lo motivò alla lettura sistematica di Orazio. 

Il caso volle che Cuomo, ovviamente prima dell’allievo, si trovò a guidare, all’interno del Governo Badoglio, insediatosi a Salerno agli inizi del 1944, il  dicastero ancora vincolato alla denominazione, attribuitagli dal ventennio fascista, di ministero dell’Educazione Nazionale. 

Valitutti non ha difficoltà ad indicare in De Sanctis, Gentile, Croce ed Einaudi le fonti privilegiate della sua formazione. Del letterato irpino, elevato alla dignità di primo ministro dell’istruzione dell’Italia unificata, fa sua l’esigenza primaria di una riforma intellettuale e morale che investa la generalità degli italiani.

Gli anni settanta ed ottanta, come d’altronde quelli odierni, segnarono la diffusa insoddisfazione della gente comune nei riguardi del potere politico e delle pubbliche istituzioni. Per il nostro conterraneo s’impone, nel tentativo di far fronte al diffuso disgusto verso i partiti e le loro oligarchie interne, una riforma generale di natura etica e di forte spessore culturale.

Per lui i giovani possono essere, debbono essere messaggeri di democrazia a condizione che essa risulti più coraggiosa e creatrice, faciliti la loro cittadinanza attiva, favorendo partecipazione e libera espressione. Nel suo saggio  ‘La rivoluzione giovanile’ Valitutti precisa che la libertà desiderata come regola della società è positiva e non negativa. Essa, infatti, deve aiutare ciascuno e tutti non già ad abbassare ma ad elevare l’umanità. Trattasi di ‘ una libertà  che dona, sì, agli individui il suo immenso potere, ma li investe nello stesso tempo della responsabilità di usarlo per il loro sviluppo. La nuova società democratica è ispirata dall’ideale di questa libertà che ha dentro di sé il limite costituito del suo stesso fine’.

Ovviamente egli individua nella scuola la sede privilegiata per educare ed educarsi alla democrazia. La sua opzione è per una scuola dell’impegno, dello studio costante, del merito. Aderisce senza indugio alla provocazione avviata da Luigi Einaudi sull’opportunità di abolire il valore legale del titolo di studio, una proposta che tende a tutelare quanti acquisiscono per esclusivo merito e padroneggiano pienamente competenze specifiche il cui accertamento garantisce, in una società dalla libera circolazione delle professioni, di valorizzare i giovani meglio preparati a differenza di quando si è destinatari di  titoli rilasciati e ‘ messi in vendita’, quasi sempre col massimo dei voti, da presunte istituzioni scolastiche paritarie, di tanto in tanto sorprese dall’autorità giudiziaria  in piena attività truffaldina.

 

TRA VIOLENZA CIECA, DISASTRO GEOLOGICO E STUPIDO REGIONALISMO LA DIFFICILE IMPRESA DELLA SCUOLA

22 maggio 2012

 

Salerno, 22 maggio 2012

 

Ambrogio IETTO

LA SACRALITA’ DELLA SCUOLA

 

Sabato 19 maggio: la ‘Freccia Rossa’, partita da Salerno alle 6.02, giunge puntualmente a Milano Centrale alle 11.40. Alla signora tassista che capita di turno preciso subito: ‘ per cortesia Casa Schuster,  in via Sant’Antonio al duomo’. Immediato il non richiesto riscontro espresso con tono distaccato, quasi freddo: ‘Anche lei al convegno sulla scuola? Ah, con quello che succede avete ancora voglia di discutere di alunni, di famiglia, di rispetto della legalità, di democrazia, di partecipazione ?’.

Apprendo, così, la tragica notizia di quanto accaduto a Brindisi in mattinata. La conducente ha una figliola più o meno della stessa età di Melissa, la bella, tenera sedicenne dilaniata dallo scoppio di una bomba costituita da tre bombole di gas, dotate di altrettante microcariche esplosive e collegate tra loro da fili elettrici.

E’ un vulcano in piena. Attraversiamo piazza Fontana e non mancano i richiami degli anni bui del terrorismo. Non è possibile, insiste l’occasionale interlocutrice,  che un tragico evento del genere venga programmato per colpire fiorenti adolescenti e una scuola.

Avrei voluto fare ascoltare, in quel momento, alle centinaia di migliaia di operatori scolastici ( docenti, dirigenti, personale tecnico ed amministrativo, collaboratori ausiliari ) l’alta considerazione che veniva espressa nei riguardi dell’istituzione scolastica da quella acuta e severa conduttrice del taxi: l’ambiente deputato all’apprendimento del sapere e all’esperienza diretta della socializzazione destinatario della medesima dignità e sacralità di un luogo di culto.

Crivi’s Hotel Milano. Ore 4.04 di domenica 20 maggio: due forti scosse, una dietro l’altra di magnitudo 5.9, mi svegliano di soprassalto. Ero abbandonato tra le braccia accoglienti di Morfeo e, nel subconscio, ho immaginato di trovarmi per la prima volta in uno dei tanti centri – benessere, non con una massaggiatrice dolcemente impegnata a trattare la mia schiena, ma a fruire del meccanico trattamento di un dispositivo impegnato a generare vibrazioni.

Dopo qualche secondo è arrivata la replica che mi ha ricondotto alla non bella realtà. L’istinto di sopravvivenza mi  spinge fuori della camera, nel corridoio di quel terzo piano. Cinque, dieci minuti di attesa all’altezza delle scale, pronto per arrivare almeno alla reception. Il silenzio tutt’intorno, però, è assoluto, tombale..

Convinto di avere fatto soltanto un brutto sogno, rientro in camera e, stanco per l’entità dell’impegno fisico e mentale del giorno precedente, mi riaddormento. Al mattino, in sala ristorante per la prima colazione, ognuno degli ospiti racconterà la sua percezione di quelle ondulazioni mentre le emittenti televisive danno notizia dei primi tre morti rilevati nel ferrarese.

Il viaggio di ritorno a Salerno, sempre su di una ‘Freccia rossa’ di Trenitalia, sottoporrà  ogni utente al fuoco di fila dei propri familiari che, man mano che arrivano le notizie sulle forti scosse successive ( 15.30 – 19.35), chiedono affannosamente, tramite cellulare, se il convoglio ha superato il territorio più prossimo all’epicentro del sisma.

L’arrivo liberatorio a casa trova terreno fertile in me a seguire l’incontro di finale di Coppa Italia  tra la Juventus e il Napoli in programma allo stadio Olimpico. In mente mia, superando ogni riserva mentale, mi dispongo a seguire la partita, sperando tanto che si risolva con una vittoria della squadra partenopea.

Il cerimoniale prevede, giustamente, l’esecuzione dell’inno di Mameli con l’intervento canoro della solista Arisa, una ragazza di Pignola, paesino della provincia di Potenza, che, pur avendo frequentato il liceo pedagogico, prima del successo, ha svolto diversi lavori umili: donna delle pulizie, cameriera, baby sitter. Grazie al diploma di parrucchiera e di estetista, conseguito a seguito di frequenza sistematica di un centro professionale di via Gonzaga della nostra città, ha potuto successivamente esplicare anche queste meglio referenziate attività.

L’Arisa non aveva dato nemmeno avvio all’esecuzione che dalla curva è arrivato ben marcato il coro ‘Noi siamo partenopei’ che va avanti senza soste fino alle prime parole di ‘Fratelli d’Italia’, sostituito poi da una valanga di fischi.

Ancora sofferente di mal di scuola decido di interrompere la visione dell’incontro, trasferendomi nello studio a riflettere, ahimè, sulla rabbiosa amarezza della conducente del taxi del giorno precedente. La sua sofferenza, espressiva della personale compartecipazione alla tragedia di Brindisi, ha elevato la scuola alla dignità sacrale di un luogo di culto. Ella avrà pensato che, tra tanti cattivi maestri che si trovano in giro, tra tutti i ceti, tra  le diverse appartenenze politiche e tra i più differenti ruoli istituzionali e non, resta soltanto la scuola, pur consapevole dei suoi limiti e delle sue negligenze, a tentare di alimentare i dichiarati valori del rispetto della legalità e della cittadinanza attiva, a portare avanti la necessità impellente, anche e soprattutto per il nostro Paese, di sensibilizzare le giovani generazioni alla  cultura della tutela ambientale idonea a favorire una diffusa presa di coscienza della fragilità geologica del nostro territorio già massacrato dalla logica speculatoria degli uomini, di educarle alla convivenza pacifica, al rispetto dell’altro e, in particolare, al rifiuto della violenza, alla difesa dell’identità nazionale e alla piena affermazione del valore sacro della vita.

I fatti, purtroppo, vanno in senso contrario e confermano amaramente che la scuola non è un’isola, sottoposta come è alla malvagità e alla cattiveria degli uomini.

UNA NOTA DI MERITO ALL’AMMINISTRAZIONE CIRIELLI

18 maggio 2012

 

Salerno, 18 maggio 2012

Ambrogio IETTO

QUANDO LA POLITICA AIUTA LA SCUOLA

 

Giornali nazionali e locali quando scrivono del sistema scuola evidenziano quasi sempre le carenze strutturali che, unitamente ad una didattica obsoleta, ne condizionano in negativo i risultati. Piuttosto rari, invece, sono i riferimenti all’impegno generoso che centinaia di migliaia di suoi addetti esprimono nei grandi centri urbani, nelle piccole isole e nelle pluriclassi di montagna del Paese per assicurare alle giovani generazioni competenze essenziali al fine di  gestire al meglio le informazioni e gli stimoli che arrivano attraverso una pluralità di canali mediatici, per fare acquisire loro un buon grado di autonomia critica, sufficiente per compiere scelte decisive nell’odierna società, giustamente definita liquida e complessa, infine per garantire un’ essenziale  dose di cittadinanza attiva idonea a rendere ciascun allievo  compartecipe del processo di rafforzamento delle istituzioni democratiche col necessario senso di responsabilità e nell’assoluto rispetto della legalità.

La politica nazionale spesso cade nel limite, storicamente consolidato, di inseguire un tipo di riformismo finalizzato primariamente a non considerare valido quanto è stato legiferato dalla precedente maggioranza governativa, introducendo al pregresso sistema modifiche ed integrazioni che snaturano le  innovazioni a suo tempo introdotte.

La politica locale, dal canto suo, rappresentata dal sistema degli enti autarchici (regione, province, comuni ), dovendo rispondere nel rispetto delle  specifiche competenze, alla realizzazione e alla manutenzione degli edifici, alla loro funzionalità e alla loro messa in sicurezza, quasi sempre lamentano carenza di risorse finanziarie per far fronte alle pressanti sollecitazioni che arrivano dai dirigenti scolastici.

Di tanto in tanto, però, si colgono anche segnali positivi che, in modo indiretto, mirano al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e che, quindi, vanno salutati col piacere dovuto soprattutto da parte di quanti, consapevoli delle oggettive difficoltà che vive oggi la mediazione didattica, apprezzano la valenza di una proposta metodologicamente interessante e pedagogicamente significativa.

E’ il caso, ad esempio, dell’iniziativa ‘ Pittori in biblioteca’ che prende avvio stamani presso il Salone della storica Biblioteca Provinciale di via Laspro. Su proposta di Vittoria Bonani, responsabile del Servizio Biblioteche, coadiuvata dai suoi collaboratori Wilma Leone e Roberto Ruocco, e col determinante avallo di Barbara Cussino, dirigente del settore, e della giunta Cirielli, si apre, per gli studenti del secondo  ciclo di istruzione, una serie di incontri diretti con artisti salernitani arricchiti da specifica mostra bibliografica, illustrativa del percorso artistico e del portfolio documentario del pittore ospite.

Si comincia con Mario Carotenuto, giovane, creativo nonagenario, coprotagonista di una  stagione culturalmente felice e feconda per Salerno grazie alle significative presenze di Vasco Pratolini e Alfonso Gatto, fondatori della rivista ‘Campo di Marte’, del nocerino Domenico Rea, successivamente di Edoardo Sanguineti, giunto a Salerno  come incaricato prima, quindi come associato e poi come ordinario  di letteratura italiana contemporanea presso la nostra Università.

Nato a Tramonti, un  belvedere tra i più accattivanti della costiera amalfitana, Carotenuto fa dei paesaggi della ‘divina’ uno dei Leitmotiv più significativi della sua ricca e preziosa produzione.

L’ incontro di oggi è riservato a classi selezionate dei licei artistici ‘Sabatini’ e ‘ Menna’ e dei licei scientifici ‘da Vinci’, da Procida’ e ‘Severi’. Con la recente riforma, che ha elevato finalmente alla piena dignità liceale anche gli istituti d’arte, con un curricolo che garantisce, come ai ragazzi dei licei classici, 132 ore annue di lingua e letteratura italiana e 99 ore di lingua e cultura straniera con l’aggiunta di 66 ore di storia e 66 di filosofia, risulta particolarmente stimolante l’incontro diretto col pittore di turno.

Soprattutto quando ad introdurre l’artista e a rispondere alle domande – curiosità degli studenti c’è un esperto di specifica, provata competenza come Angelo Trimarco, docente universitario ed accreditato critico d’arte, particolarmente qualificato per inquadrare l’opera di Carotenuto nel giusto contesto inter e transdisciplinare.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi