A MARGINE DELLA STATUA ERETTA IN ONORE DELL’ARCIVESCOVO DI SALERNO MONS. PIERRO

 

 

 

Salerno, 28 Maggio 2010

 

Ambrogio IETTO

 

 

 

UN CLERO INVIDIOSO O SOLTANTO AMAREGGIATO ?

 

Ci voleva anche la statua auto- celebrativa dell’arcivescovo mons. Gerardo Pierro, realizzata in puro marmo di Carrara da un artista toscano ed installata al centro dell’ampio prato che circonda i 6.000 metri quadrati di edifici in cui si collocano i comodi, molteplici ambienti del seminario metropolitano ‘ Giovanni Paolo II ‘ in territorio di Pontecagnano, comune confinante col capoluogo di provincia.

Ora si è davvero al colmo della misura dopo che il Presule, avendo compiuto i  75 anni che lo obbligavano al pensionamento e in attesa di consegnare al suo successore la guida della chiesa salernitana, particolarmente cara a Papa Gregorio VII che la scelse da esule quando nel 1080  fu costretto a lasciare Roma a seguito delle ferme posizioni assunte contro lo scomunicato imperatore Enrico IV, è stato preso di mira sulla stampa nazionale e sulle tante pagine web con  battute di dubbio gusto, illazioni anche arbitrarie, raffigurazioni più o meno grottesche che finiscono col mortificare ulteriormente la chiesa cattolica già al centro di critiche severe e di attacchi mediatici piuttosto velenosi in particolare per le ricorrenti denunce di pedofilia di cui sono destinatari suoi sacerdoti.

Il comunicato diffuso dall’emittente televisiva della Curia precisa che la realizzazione del monumento alto quattro metri sia avvenuto all’insaputa di mons. Pierro e, aggiunge don Galderisi, economo del seminario, senza oneri per spontanea disponibilità dello scultore Carlo Andrei, autore già di molte altre opere presenti all’interno del complesso di Pontecagnano.

Non ci sono motivi per non credere ad una nota che, di certo, ha ricevuto l’imprimatur vescovile e che, purtroppo, non è sufficiente per far ritrattare la malevola  ironia di un divertito Massimo Gramellini che su la ‘Stampa ‘ tratta dell’entrata in sciopero della virtù cristiana dell’umiltà e del mancato inserimento della scultura di Carrara nella pubblicità dell’otto per mille.

La realizzazione della statua, da giudicare comunque inopportuna e di  pessimo gusto, oltre tutto perché ufficializzata alla presenza dei sindaci di Salerno De Luca e di Pontecagnano Sica, rende il commiato di mons. Pierro dalla sua diocesi, ove è rimasto insediato per ben 18 anni, ancora più triste ed amaro.

Arrivato a Salerno da Avellino grazie ad una presunta, chiacchierata, sponsorizzazione di Ciriaco De Mita, dopo qualche anno il Presule è costretto già a ricevere un visitatore apostolico, mons. Luigi Sposito, inviato a Salerno per verificare la fondatezza o meno delle accuse formulate da un gruppo di sacerdoti che  lamentano una gestione particolarmente autoritaria.

Intorno al 2000 un suo sacerdote di fiducia, don Patrizio Coppola, venuto al suo seguito dalla città irpina ed ampiamente gratificato da incarichi curiali di straordinaria fiducia, è al centro di brutte vicende per debiti contratti e dubbie amicizie femminili.

Poco dopo la rimozione da parroco della cattedrale di Salerno  don Biagio Pellecchia e le contestazioni espresse dal suo ex  vicario generale don Vincenzo Romano, in merito all’utilizzo di una consistente somma ricavata dalla vendita dei terreni ubicati a Serino, vivacizzano non poco le due comunità di fedeli. Saranno proprio queste risorse finanziarie ad aprire successivamente un duro contenzioso con l’Istituto Interdiocesano per il Sostentamento del Clero in quanto la somma, di pertinenza dell’Istituto,  viene impegnata per la costruzione del nuovo seminario.

Segue un’altra lunga disputa tra mons. Pierro e la comunità parrocchiale di Campagna per l’acquisizione di un miliardo e 600 milioni di vecchie lire derivanti dalla vendita al Comune di un altro terreno sito in quella cittadina. Il parroco don Antonio Cipollaro sostiene la tesi dei fedeli ed è costretto, su disposizione di mons. Pierro, a lasciare la parrocchia. Si apre anche in questo caso un duro contenzioso presso la Segnatura Apostolica che accoglie nel 2005 il ricorso del sacerdote. Soltanto dopo oltre due anni e mezzo, esattamente nel gennaio 2008, don Cipollaro è reintegrato nel suo ruolo di parroco.

Un’ulteriore brutta vicenda, che vede coinvolto il compianto don Generoso Santoro, sacerdote di consolidata fiducia di mons. Pierro, ha addirittura risvolti giudiziari con gravi dichiarazioni del difensore del prete a proposito di ipotetiche, reiterate minacce subite.

La storia del ‘ Gregge del bambino Gesù ‘ chiama in causa intorno al 2004/2005 diversi qualificati sacerdoti che sostengono un gruppo di preghiera impegnato settimanalmente in una chiesa di Pontecagnano nella recita di speciali orazioni e salmi. Mons. Pierro ritiene di avere a che fare con una ‘ setta ‘. Ecco perché sollecita i preti aderenti ad abiurare e a sottoscrivere un documento di obbedienza. Uno dei primi sottoscrittori è don Marcello De Maio, suo nuovo vicario generale, da tempo aderente al gruppo. Altri 13 preti, molto positivamente considerati all’interno del clero salernitano, decidono di non firmare, accettando poi le conseguenti rimozioni dai delicati incarichi ricoperti.

Tra i ‘ribelli ‘ c’è anche don Carlo Magna, vice rettore del seminario interdiocesano, il quale aveva inviato in quegli anni una severa relazione in Vaticano, riguardante la gestione del seminario, nella quale  si avanzavano anche  illazioni su presunti abusi sessuali.

Agli inizi del 2008 don Matteo Notari, presidente pro – tempore dell’Istituto Interdiocesano del Clero, a nome della maggioranza dei componenti del Consiglio, chiede udienza al Prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi Cardinale Giovanni Battista Re e ai presidenti dell’Istituto Centrale e del Comitato Enti e Beni Ecclesiastici al fine di ‘ evitare danno e temuto clamore ‘ per le vicende che si vanno verificando nella gestione del patrimonio dell’Istituto salernitano.

Negli ultimi anni, oltre ad un’altra antipatica vicenda che coinvolge anche in sede giudiziaria la Congrega del Carmine, la più consistente della città sia per numero di aderenti sia per il patrimonio immobiliare posseduto, si aggiunge la brutta storia della vecchia colonia ‘  San Giuseppe ‘ ristrutturata in albergo per la quale sono rinviati a giudizio lo stesso Arcivescovo e il suo sacerdote di fiducia e da sempre cerimoniere don Comincio Lanzara. L’accusa è di truffa a danno dello Stato. Ora il sofferto episcopato Pierro nell’arcidiocesi di Salerno si chiude con questa anacronistica, impopolare, infelice erezione della statua eretta all’interno del seminario metropolitano ove troneggia il monumento a papa Giovanni Paolo II, opera dello scultore Giancarlo Buratti di Carrara. Poco prima della scadenza del mandato il Presule ha fatto più volte riferimento, con non celata amarezza, ad un gruppo di sacerdoti poco corretti e per niente benevoli nei suoi riguardi mentre l’economo del seminario don Galderisi, nell’intervista raccolta da ‘Il Mattino’,  riferisce di un ambiente sacerdotale che ‘ fa veramente schifo ‘, costituito come è da sacerdoti invidiosi.

Queste dichiarazioni lasciano il credente interdetto, disorientato.

Diciotto anni di episcopato non sono stati sufficienti per costruire e consolidare un clima contraddistinto, se non da amore cristiano, almeno da rispetto reciproco,  concordia, solidarietà, fratellanza così come si deve dentro una comunità di diaconi.

Le tante, tristi vicende richiamate molto rapidamente in precedenza  spingerebbero ad ipotizzare una poco equilibrata gestione, da parte di mons. Pierro, della sua leadership ecclesiale – istituzionale. Trattasi di limiti caratteriali o, al contrario, di acritica accettazione delle strategie a volte interessate e  subdole di qualche suo privilegiato collaboratore ?

L’ invidia nei confronti del proprio Vescovo può avere soltanto origine indiretta derivando, eventualmente, da particolari privilegi concessi a taluni sacerdoti, magari piuttosto discussi, e non ad altri, estraniati perché fuori dal ristretto coro degli adulatori.

 

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