CRISI DI IDENTITA’ ED OFFERTA DI SENSO

 

Salerno, 05 Ottobre 2010

Ambrogio IETTO

GIORNATA MONDIALE DELL’INSEGNANTE

Dal 1994, su decisione dell’Unesco e dell’Unicef, si celebra oggi in oltre 100 Paesi dei cinque continenti  la Giornata Mondiale dell’Insegnante che vuole ricordare la ‘ Raccomandazione ‘ espressa dalle Nazioni Unite  il 5 ottobre 1966 per il pieno riconoscimento dell’insegnamento da considerare non semplice  attività esecutiva ma espressione di professionalità responsabile, decisiva per lo sviluppo sociale, economico ed intellettuale delle nazioni.

Lo slogan coniato dagli organismi internazionali per l’odierna celebrazione è il seguente: “ La reconstruction passe per les enseignants “. Tradotto letteralmente  il termine francese ‘reconstruction ‘ sta per azione finalizzata a ricostruire ciò che è stato distrutto o da riportare al suo stato d’origine. Con significato ampio si tratta di riconoscere alla professione docente la funzione primaria di promuovere processi di cambiamento e di assicurare la spinta necessaria all’emergenza culturale delle comunità istruite. In sostanza, per utilizzare un’espressione abbastanza usata nel linguaggio tecnico italiano, è giusto immaginare un docente in grado di pensare il futuro, di ipotizzare situazioni e contesti sottoposti a continui mutamenti per l’avvento di sempre più sofisticate tecnologie, per i condizionamenti propri prodotti dalla globalizzazione e per l’incontro, lo scambio e, a volte, lo scontro tra culture altre determinati  da dinamici, continui flussi migratori. Va detto subito che la ‘ reconstruction ‘ auspicata dall’Unesco, dall’Unicef, dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, dall’Organizzazione per il Lavoro, dall’Internazionale dell’Educazione ( sono tutte queste le organizzazioni che sponsorizzano l’odierna ‘ giornata ‘ ) non può essere, tout court, identificata con un semplice ritorno al passato per un ripristino della scuola di un tempo considerata, anche dalla nostra gente comune, autorevole, severa, valida, dignitosa. E’ necessario, di certo, restituire alle istituzioni scolastiche le qualità sopra richiamate, estendendo, però, i saperi ad un’utenza sempre più generalizzata al fine di consentire a ciascun allievo di essere protagonista del suo futuro e di considerare il rispetto delle regole poste a fondamento della convivenza democratica condizione indispensabile per svolgere un effettivo ruolo di cittadinanza attiva.

La professione docente in Italia attraversa indubbiamente una forte crisi di identità determinata da non pochi fattori tra i quali:

a ) la percezione sociale del lavoro dell’insegnante non è di certo positiva. A sostegno di questa tesi si  richiamano il contenuto impegno lavorativo determinato anche dai lunghi periodi di interruzione delle attività didattiche, la scarsa incidenza dell’ azione della scuola sul processo di costruzione dell’identità dell’allievo e sull’acquisizione di competenze specifiche spendibili ai fini dell’inserimento nel mondo produttivo, l’incapacità – impossibilità di molti docenti a porsi come agenti di cambiamento e di reali professionisti di scuola, la mancanza  di un sistema di valutazione oggettiva del livello di qualità raggiunto dalle singole istituzioni scolastiche, l’assenza di un meccanismo di comparazione delle prestazioni dei singoli docenti e, quindi, di riconoscimento del merito;

b ) il processo di frammentazione della famiglia e la sostanziale rinuncia da parte della stessa a svolgere il primario compito di natura educativa richiamato dall’articolo 30 della Carta Costituzionale con la conseguente difficoltà, da parte dei docenti, di attivare significativi processi di insegnamento – apprendimento che richiedono, di norma, una classe – comunità rispettosa delle regole di convivenza, aperta al dialogo, disponibile ad una didattica di tipo cooperativo;

c ) l’azione invasiva di internet e degli altri mezzi di comunicazione di massa che molto spesso, non opportunamente raccolta e sottoposta alle mediazione critica della scuola,  finisce col contenere o addirittura annullare quanto di positivo è ricavabile dall’offerta formativa;

d ) l’insieme di questi fattori rende la scuola e, quindi, la funzione docente destinataria di attese e di aspettative sociali sproporzionate alle reali sue possibilità. Di conseguenza si generalizza e si consolida un giudizio sostanzialmente negativo nei riguardi dell’istituzione scolastica e dei suoi operatori, destinatari  delle frustrazioni delle famiglie e degli altri organismi istituzionali, inidonei o impossibilitati a svolgere compiutamente compiti di loro pertinenza integrativi di quelli ordinariamente di competenza della scuola;

e ) non ultima, anzi una delle cause  primarie della crisi d’identità, la politica di forte contenimento delle risorse umane, strutturali e funzionali disponibili. Recenti modifiche degli ordinamenti e tagli, in alcuni casi anche indiscriminati, hanno contribuito sensibilmente  ad alimentare sfiducia e demotivazione tra i docenti costretti ad operare con classi più numerose anche in contesti socio – culturali deprivati.

Analizzare i fattori di crisi non significa, però, abdicare ad una offerta di senso. La scuola, anche per i motivi richiamati, deve continuare a vivere e a proporsi con la diffusa consapevolezza della sua indispensabilità soprattutto nell’odierna società della conoscenza e della globalizzazione. In particolare il nostro Mezzogiorno ha bisogno di una scuola in grado di far migliorare il rendimento dei propri allievi giudicato assolutamente insufficiente da tutte le rilevazioni nazionali ed internazionali. Va riconosciuto l’uso troppo spesso improduttivo dei fondi europei. Gravi carenze in matematica, in scienze e in lingua non possono essere superate, attivando interventi con linguaggi non pertinenti e per niente funzionali la cui gestione, in aggiunta, viene affidata a presunti esperti meno preparati degli stessi insegnanti di classe.

In aree negativamente condizionate da fenomeni di illegalità come le nostre necessita che in primo luogo l’istituzione scolastica sia espressione di pieno rispetto delle regole, cresca in autorevolezza culturale e offra messaggi indicativi di umanità, di socializzazione e si sussidiarietà. Se gli insegnanti per un secolo, a partire  dal 1861, sono stati i protagonisti della costruzione culturale della nazione italiana è possibile, muovendo dalla prossima ricorrenza dei 150 anni di unità, riprendere con forza e far veicolare idee fondanti quali il bene comune, la solidarietà, il senso di appartenenza, il rispetto delle regole di convivenza civile, il legame con un’identità nazionale ricca di richiami culturali.

L’autonomia scolastica, elevata a dignità costituzionale a seguito della modifica del Titolo V, è strumento essenziale per cambiare in meglio la qualità del servizio educativo – scolastico, potendo contare su un’elaborazione progettuale e su risoluzioni organizzative di esclusiva pertinenza degli organi di gestione della singola istituzione scolastica. Pur tra le tante difficoltà presenti dirigenti scolastici e docenti non possono rassegnarsi ad una quotidianità stanca e ripetitiva. E’ tempo di risvegliarsi, mettendosi in discussione con umiltà professionale e ricercando, nella coralità dell’impegno, strategie didattico- metodologiche rispondenti ai cambiamenti in atto, senza rinunciare all’entusiasmo e al potenziale di creatività che l’incontro quotidiano coi fanciulli e coi giovani genera sempre.

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