ASSEGNATO A VILLAMMARE IL PREMIO LETTERARIO ‘ TORRE PETROSA’

 

 

Villammare, 23 agosto 2011

Bruna Caponigro

A PAOLO ARCURI CON ‘ SANDALI DI ORTICA’

LA QUINTA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO

‘ TORRE PETROSA ‘

 

E’ davvero una formula fortunata quella ideata per il Premio di narrativa ‘ Torre Petrosa’ giunto alla quinta edizione consecutiva e conclusosi felicemente domenica sera nell’affascinante, suggestiva cornice di piazza Santa Maria di Portosalvo col  sottofondo musicale prodotto, con discrezione e naturale delicatezza, dalle quiete onde del mare  illuminato da un parziale  quarto di luna.

Nel corso del libroforum all’aperto di sabato notte si era avuta già la conferma di un felice itinerario procedurale, ormai ampiamente collaudato, che, grazie anche alle iniziali, intelligenti sollecitazioni della commissione selezionatrice, vedeva coinvolti, per quasi tre ore, diversi componenti della giuria popolare impegnati, anche su fronti opposti, a sostenere la maggiore o più contenuta qualità dei tre libri selezionati. Era questa l’evidente prova che i testi in discussione erano stati attentamente letti e seriamente vagliati dai cinquanta lettori-elettori sottoposti ad una sorta di arresti bibliografici durati non più di due settimane.

Le storie raccontate, i personaggi in esse descritti, i contesti ambientali di riferimento, lo stile della narrazione sono stati ripresi, anche con severi spunti critici, dai giurati popolari che, domenica sera, sono stati i primi protagonisti, questa volta discretamente silenziosi, della manifestazione.

Essi, infatti, hanno espresso con voto segreto la loro opzione a favore di uno dei tre libri finalisti, rispettando le procedure fissate da Tonino De Simone, Lina Parisi ed Anna Auricchio componenti ormai storici del seggio elettorale. Quindi è stato possibile conoscere ed ascoltare i tre autori ( Paolo Arcuri per ‘Sandali di ortica ‘, Francesca Battistella per ‘ Re di bastoni, in piedi ‘ e Maria Regina Simonetti per ‘ Il compleanno di mia madre’) sottoposti a quesiti tecnici e a curiosità  varie da parte dei componenti della commissione selezionatrice e della giuria popolare.

Il gioco comunicativo ‘domanda – risposte ‘ è stato seguito con particolare interesse dal folto pubblico presente. Non sono mancati momenti di commozione ogniqualvolta Teresa Pinto, finissima dicitrice, leggeva brani accuratamente selezionati dei tre libri.

Arcuri e Battistella sono stati percepiti come i più vulnerabili tra i tre a dimostrazione e a conferma che nella produzione narrativa c’è sempre una percentuale non secondaria delle dinamiche emotivo – affettive che investono la personalità dello stesso redattore del testo soprattutto quando questi, come nel caso dei tre citati finalisti, sono degli esordienti e, quindi, non contaminati da logiche mestieranti.

 A mezzanotte in punto, come da tradizione consolidata, si è avuto lo spoglio delle cinquanta schede votate da altrettanti componenti della giuria popolare che, come il resto del folto pubblico presente nel parterre all’aperto, hanno seguito con manifesta partecipazione emotiva l’andamento dello scrutinio conclusosi con la vittoria allo sprint ( 24 voti contro 22 ) di Paolo Arcuri su Francesca Battistella.

Le loro due produzioni hanno prevalso di fatto sul lavoro di Maria Regina Simonetti risultato probabilmente di più difficile lettura e di più complessa interpretazione a causa di un non sempre decifrabile gioco tra intensa attività onirica e recupero dell’ingenua stagione dell’infanzia.

Francesca Battistella col suo ‘ Re di bastoni, in piedi ‘ offre un quadro non solo movimentato ma anche significativo sul versante antropologico del contesto umano della Napoli degli anni Ottanta. I personaggi della storia narrata si ritrovano agevolmente nella realtà e meritano, per i tratti distintivi dei loro rispettivi identikit, un’auspicabile riduzione teatrale.

Paolo Arcuri, autore di ‘ Sandali di ortica’ e meritato vincitore della riuscita manifestazione letteraria, ha lavorato su un romanzo storico che vede protagonista ‘ un calabrese sovversivo ‘, rispondente nella realtà a suo nonno materno non conosciuto in vita dall’autore ma scoperto e ridisegnato sul versante umano col pathos partecipativo del nipote – scrittore la cui storia personale non si allontana di molto, se si escludono la partecipazione ad eventi drammatici propri degli anni Trenta e le conseguenti misure restrittive della libertà personale,  dal vissuto di tanti meridionali costretti ad emigrare e a subire i condizionamenti propri di continui processi di adattamento e di integrazione in realtà molto distanti da quella di origine.

L’Arcuri migliore emerge nelle fasi narrative dedicate al recupero degli aspetti più distintivi della sua terra d’origine e della gente che l’anima e ogniqualvolta il suo sforzo di interpretazione – identificazione coi comportamenti e con le scelte ideali dell’avo protagonista,  consente di mettere in moto l’intensa, profonda sua sensibilità di autodidatta, cultore appassionato di importanti, significative letture e votato ad ulteriori affermazioni.

 

 

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