URGE UN SALDO PATTO SOCIALE PER LA SCUOLA

 

Salerno, 26 ottobre 2011

Ambrogio IETTO

 

LA SCUOLA TRA MEMORIA E FUTURO

 

Sabato 22 ottobre, presso il salone della scuola ‘Vicinanza’ in Salerno, si è aperta la mostra espositiva sui 150 anni della scuola salernitana. Trattasi di 27 significativi pannelli che riproducono il laborioso percorso compiuto dal 1861 ad oggi dal nostro  sistema educativo – formativo alla luce delle disposizioni emanate dai vari ministri dell’istruzione pubblica, prima da Torino, quindi da Firenze e poi da Roma, e delle iniziative assunte dai prefetti, investiti della responsabilità primaria di essere promotori significativi del processo di alfabetizzazione.

Nel censimento del 1871, cioè a dieci anni dal compimento del processo di unificazione, l’analfabetismo raggiunge in Campania ancora la ragguardevole percentuale del 79% contro il 42% del Piemonte e il 45% della Lombardia.  Nel 1911, a cinquant’anni dalla raggiunta unità, a Salerno capoluogo si conta ancora il 44,67% di analfabeti mentre nei comuni contigui il tasso di analfabetismo si attesta al 59,96 %.

Le differenti situazioni tra capoluogo di circondario e territorio periferico di riferimento si confermano a Vallo della Lucania ( capoluogo 57,83 %, retroterra 64,71 %) e a  Sala Consilina (61,60 % capoluogo  e 65,42 % nell’intero Vallo di Diano ).

La rassegna muove dalla riforma dell’organizzazione amministrativa e scolastica nel Napoletano ( 1862 ) per poi prendere in esame il tortuoso cammino compiuto dall’istruzione pubblica tra carenza di insegnanti e tentativi anche seri di riforma. Le lettere autografe di due maestri di Treviglio (Bergamo ), scritte entrambe il 28 luglio 1863, con le quali  essi  si rendono disponibili ad insegnare nelle nostre ‘ricche, meravigliose contrade  a fine di diffondere il benefico seme dell’istruzione e dell’educazione’ confermano una complessiva situazione di carenza di insegnanti e della necessità di organizzare corsi accelerati di formazione e di istituire nel tempo scuole normali,  all’epoca abilitate a formare la nuova classe magistrale . Sono molteplici e tutti interessanti i richiami culturali e professionali recuperati dalla mostra: dall’istruzione femminile (1863) alle ‘scuole libere’, dalla funzione ispettiva alle biblioteche circolanti, funzionali al perseguimento dello speciale  obiettivo dell’educazione degli adulti.

A Salerno, ad esempio, opera nel 1903 in via Umberto I ( già dei Mercanti 174 ) l’Agenzia Giornalistica di Pasquale Stanzione che apre una biblioteca circolante economica. Con una lira al mese è possibile fruire in prestito  di un numero illimitato di libri sempre che l’abbonato sia nelle condizioni di leggerli.

Sono in competizione tra loro anche diversi collegi ( il ‘ Carucci’ in via Tribunali 9, il ‘Sinno’ in via Duomo 1, il ‘De Sanctis’ di Berardino Altieri ubicato sempre nel centro storico ). Non manca chi bara, presentando un’offerta formativa affidata a docenti di fama che, nei fatti, sono rimpiazzati da insegnanti novelli, alla prima esperienza didattica.

Il materiale recuperato e scannerizzato presso l’Archivio di Stato e alla Biblioteca Provinciale documenta, comunque, una diffusa, significativa attenzione nei riguardi della scuola anche da parte dei giornali periodici dell’epoca. Nella mostra è riportata, ad esempio, la prima pagina di un periodico, la ‘Idea Fascista’, che pubblica stralci significativi  del discorso pronunciato da Giovanni Gentile nel 1932 al teatro ‘Verdi’ in occasione dell’inaugurazione a Castiglione del Genovesi del monumento ad Antonio Genovesi.

L’acuto esponente dell’idealismo ed ex ministro dell’istruzione elabora un prezioso  confronto tra Giambattista Vico e l’Abate nostro conterraneo che, come si sa, si dichiarò allievo del precettore dei marchesi Rocca di Vatolla.

L’esposizione consente anche di prendere atto dell’attenzione che l’istituzione scuola riceve da quanti sono in grado di sostenerla con lasciti e donazioni. I comuni quasi sempre non sono  nelle condizioni di assumere e di assicurare la misera paga ai maestri, il nascente Stato è nell’oggettiva difficoltà di erogare risorse, gli ambienti destinati all’attività didattica sono precari ed insalubri, però si percepisce una diffusa, condivisa attenzione ad assicurare tutto il possibile sostegno ad un’istituzione considerata essenziale per elevare il senso dell’appartenenza alla nascente, comune identità nazionale.

Purtroppo oggi manca proprio questa tensione partecipativa al destino della scuola che spesso è sottoposta al pubblico ludibrio: ragazzacci violenti che compiono atti vandalici contro gli indifesi edifici, distruggendo le poche strumentazioni didattiche disponibili, la maggioranza dei genitori pronti a scaricare sull’istituzione formativa la propria inettitudine a svolgere con senso di responsabilità quanto previsto dall’articolo 30 della Carta Costituzionale, vale a dire ‘il dovere e diritto a mantenere, istruire ed educare i figli’, i mezzi di comunicazione di massa ben disposti a metterla sotto processo nei talk show e nelle più popolari trasmissioni con la ricorrente affermazione del ‘cosa fa la scuola’, gli enti locali, obbligati a sostenerla materialmente con edifici idonei, che lamentano la carenza di risorse finanziarie, lo Stato che taglia indiscriminatamente organici e finanziamenti per l’ordinario funzionamento.

L’imputata preferita, messa sotto accusa, resta, così, soltanto la povera ed indifesa istituzione che, tra le tante sue fragilità, manifesta la diffusa perdita di autorevolezza a causa di un eccesso di autoreferenzialità che l’allontana sempre più dai rapidi mutamenti sociali, incapace come è di affrontare, con la dovuta ed attesa autorevolezza culturale, l’emergenza educativa rilevabile da una comunità, giustamente definita da Bauman ‘liquida’, e condizionata da logiche individualistiche, prive di saldi principi etici, sostanzialmente  demotivata  a ricercare un orizzonte di senso.

La memoria del passato dovrebbe aiutarci a recuperare almeno un sufficiente senso di vicinanza psicologica e materiale alla scuola, assumendo in prima istanza piena consapevolezza della sua impossibilità – incapacità ad assicurare, da sola, alle giovani generazioni un itinerario formativo che le renda rispettose delle regole del buon vivere e portatrici del pieno diritto alla cittadinanza attiva.

Il momento è davvero difficile: o si realizza il conclamato patto di corresponsabilità educativa tra genitori, operatori scolastici, istituzioni pubbliche, corpi intermedi, gruppi di autentico volontariato oppure si sprofonda definitivamente nel baratro dell’ignoranza e dell’illegalità.

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