IL GIUDIZIO POCO SERENO DI SERGIO ROMANO SU SALVATORE VALITUTTI MINISTRO DELL’ISTRUZIONE

 

Salerno, 15 ottobre 2011

Ambrogio IETTO

LA COERENZA DI VALITUTTI DURANTE GLI OTTO MESI DA

MINISTRO DELL’ISTRUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

 

 

L’odierna riflessione riguarda un  modo di fare giornalismo che può essere anche compreso quando il redattore del ‘pezzo’ o il responsabile della rubrica non ha alle spalle un percorso severo di studi e un’esperienza professionale e di vita di altissimo livello. Delude, invece, quando l’interlocutore è davvero illustre e i suoi contributi sono ospitati stabilmente sul più autorevole quotidiano del Paese. Alludo a Sergio Romano come persona e, ovviamente, al ‘ Corriere della Sera’ come organo di stampa.

Entro nel merito della questione che mi ha visto molto umilmente  coinvolto. Il giorno 1 ottobre u. s., nella rubrica condotta dal prof. Romano sul ‘Corriere’, viene ospitata la lettera di un lettore che, nel fare indiretto riferimento alla ridicola storia dei neutrini e all’ennesima brutta figura del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, elenca una decina di nomi che hanno preceduto la Gelmini quali titolari del palazzo della Minerva a viale Trastevere. Ovviamente sono richiamati, tra gli altri, i nomi di Croce, Gentile,  Moro, di De Sanctis, De Mauro, Spadolini, Credaro.

Successivamente,  in data 7 di ottobre, un altro lettore integra il precedente intervento , segnalando a Romano un’inesattezza e un’omissione che riguarda la mancata citazione dello ‘studioso di dottrina dello Stato Salvatore Valitutti, ministro liberale della Pubblica Istruzione nel 1979’.

L’ex diplomatico ( su questa esperienza molto interessanti risultano le sue Memorie di un conservatore ) ed ora autorevole editorialista del quotidiano di via Solferino riconosce l’omissione fatta e recupera nella risposta aspetti della personalità dello studioso e del politico nostro conterraneo, esprimendo sul suo conto un giudizio complessivo decisamente positivo.

Valitutti, infatti, è definito ‘intelligente, affabile, cordiale, un vero signore meridionale nello stile di coloro che frequentavano il salotto di Casa Croce a Napoli in palazzo Cito Filomarino ’. Egli, però, aggiunge che ‘alla Pubblica Istruzione la sua influenza, come quella di tutti i liberali che passarono dal ministero, fu tutto sommato’, a suo avviso, ‘ piuttosto modesta. I veri padroni della casa erano la democrazia cristiana e i sindacati’.

Lettore come sono del ‘Corriere’, avevo avuto modo di prendere visione di questa affermazione e di giudicarla non solo poco serena ma anche imprecisa soprattutto perché redatta da una personalità che l’enciclopedia libera Wikipedia definisce, oltre che scrittore, giornalista e diplomatico, anche uno storico. Una telefonata dell’amico Nino Bassi, che aveva cortesemente letto un mio saggio su Salvatore Valitutti, mi sollecitò a chiedere ospitalità alla rubrica del quotidiano per una precisazione-integrazione nel merito.

In poche battute, via e-mail, essenzializzai, con precisi richiami documentari e legislativi, interventi ed atti normativi compiuti da Valitutti durante appena gli otto mesi alla Minerva (questo il titolo che il Nostro diede al libro pubblicato da Armando nel 1980 in cui racconta la sua esperienza ministeriale).

A qualche ora di distanza dall’avvenuta trasmissione del messaggio, al mio indirizzo di posta elettronica arrivò una e-mail da parte della signora Iside Frigerio, probabile segretaria della rubrica, che testualmente scriveva di avere avuto incarico dal dr. Romano di ringraziarmi per il contributo letto ‘ con vivo interesse’. Come da mie previsioni la risposta era di fatto standardizzata. Infatti il mio conciso intervento non ha trovato spazio nemmeno nello spazio riservato alle lettere prive del commento del giornalista.

Con poche battute e con doveroso garbo cosa mai avevo scritto a Romano ?

Essenzialmente tre affermazioni. La prima: Valitutti ha dedicato un libro intero allo strapotere del sindacato anche sulle decisioni  della politica. Questo il titolo: ‘Il quinto Stato’ ( Armando – Roma 1960 ), rappresentato proprio dal ruolo egemone del sindacato. Durante il suo ministero, intervenendo ad un’assemblea di un importante sindacato della scuola, ebbe a sollecitare quei quadri sindacali a farsi rappresentare dai migliori docenti.

La seconda: sempre durante i suoi otto mesi al dicastero di viale Trastevere ripristinò la regola dell’assunzione degli insegnanti mediante regolari concorsi. Da dieci anni le  immissioni nei ruoli avvenivano soltanto ope legis in nome del cosiddetto precariato. In quei pochi mesi di sua permanenza alla Minerva furono messi a pubblico concorso circa 30.000 posti di insegnante di scuola materna statale.

Il terzo riferimento è quello più importante: il governo di cui il nostro conterraneo faceva parte ( il Cossiga Primo) era minoritario. La sua opera, paziente ma determinata, rese possibile l’approvazione della legge di delega n. 28 del 21 febbraio 1980 sul riordino dell’università. Nel giro di appena sei mesi Valitutti era riuscito a far votare il suo disegno di legge anche da una qualificata parte dell’opposizione.

Asor Rosa e Boris Ulianich, intellettuali ed autorevoli esponenti rispettivamente del partito comunista e della sinistra indipendente, pur non potendo votare a favore per disposizioni di partito, espressero in aula al ministro Valitutti il loro doveroso, positivo apprezzamento per il coraggio culturale e politico manifestato nell’avventurarsi in un campo minato, qual era e quale rimane, un’organica riscrittura delle norme  sull’università, ben sapendo di non poter contare su di una maggioranza precostituita.

All’autorevole editorialista e all’ insigne storico del ‘Corriere della Sera’ è mancata in questa occasione l’onestà intellettuale di riconoscere  che Valitutti, da ministro dell’istruzione, si era lasciato guidare dal suo robusto retroterra culturale e da saldi convincimenti sui bisogni effettivi della scuola e dell’università del nostro Paese, senza mai tener conto dei veri o presunti condizionamenti della democrazia cristiana e, peggio ancora, dei possibili ricatti dei sindacati.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi