ALL’INDOMANI DEL CONGRESSO DI SALERNO DEL PDL E ALLA LUCE DEL CONSOLIDATO RUOLO EGEMONE DEL SINDACO DE LUCA

 

Salerno, 16 Marzo 2012

Ambrogio IETTO

DEMOCRAZIA DIRETTA ED INDIRETTA

 

Leggere le dichiarazioni proferite da esponenti significativi del PDL, all’indomani del congresso provinciale, significa prendere atto con piacere della tensione positiva presente all’interno di questa aggregazione almeno per due motivi di fondo: un segnale forte di riconsiderazione del ruolo determinante che va riconosciuto ai partiti quali strumenti privilegiati di partecipazione e di mediazione per la soluzione dei problemi della comunità organizzata e la contestuale presa d’atto della dichiarata convergenza unitaria dei gruppi facenti capo al presidente della Provincia onorevole Cirielli e all’ex ministro per le Pari Opportunità onorevole Carfagna.

La valutazione positiva dell’avvenuta rappacificazione politica tra i due autorevoli esponenti, aritmeticamente espressa dal decantato 98% dei voti congressuali, è strettamente correlata al riconoscimento oggettivo delle ricche potenzialità cognitive e gestionali che entrambi gli esponenti  hanno avuto modo di esprimere, il primo nella strategica conduzione dell’ente Provincia e nell’intelligente opera di mediazione politica svolta, nella qualità di presidente, all’interno della delicata ed importante Commissione Difesa della Camera dei Deputati, e l’onorevole Carfagna, invece, per l’ottimo, prezioso lavoro di responsabile di un dicastero che ha visto approdare a leggi dello Stato provvedimenti di ampio respiro culturale e giuridico  condivisi anche da una parte dell’opposizione.

L’intesa raggiunta tra i due esponenti del PDL dovrebbe aprire una stagione politica nuova in provincia di Salerno. A cominciare dal capoluogo di provincia, ove anche i risultati delle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale hanno evidenziato l’assenza di fatto di un progetto significativo per la città da parte del centrodestra e la fragilità e l’improduttività dell’azione della propria rappresentanza consiliare eletta, la quale si limita quasi esclusivamente a rintuzzare il piglio autoritario, a volte anche sprezzante, del sindaco De Luca senza entrare nel merito delle scelte che il primo cittadino compie grazie ad una maggioranza bulgara presente nel consesso, disabituata ad esprimere, almeno di tanto in tanto nei suoi riguardi, una sola considerazione critica su tesi rocciosamente sostenute e portate avanti come un bulldozer.

L’assise  congressuale, enfatizzata forse anche in misura eccessiva dai diretti interessati, dovrà tradursi in un continuum esperienziale in grado di dare una testimonianza concreta di democrazia partecipativa. Non è un buon segno che singoli autorevoli esponenti del PDL, facciano arrivare anche al cellulare di chi scrive, non iscritto né al partito dell’onorevole Alfano né a quello dell’omologo Bersani, i 500 o i 700 voti attribuiti a questo o a quel candidato sponsorizzato dal parlamentare X o dal sindaco Y.

Questo meccanismo antico, di cui il PDL non ha il copyright in quanto lanciato sul territorio salernitano, alla fine degli anni cinquanta, dai due parlamentari democristiani  Carmine De Martino e Bernardo D’Arezzo in vivace disputa  tra loro, non consente, purtroppo, la fioritura di una nuova e preparata classe dirigente destinata, purtroppo, a sentirsi  subordinata al padrino di turno né avvia un processo di vera e propria democrazia partecipativa.

E’ inutile sottolineare che il problema non riguarda soltanto Salerno e provincia né i soli PDL  e PD. E’ la stessa crisi della politica che, priva di un solido retroterra culturale costruito sui principi della sovranità popolare, dell’uguaglianza giuridica dei cittadini, della piena attribuzione dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, ritiene di poter sopravvivere attraverso  sottogruppi espressivi della mera entità numerica facente capo a Tizio o a Sempronio.

Questa sorta di democrazia interna potrà anche essere strumentalmente definita diretta in quanto vede affidata la presunta sovranità al popolo degli iscritti mentre, nello stesso tempo, non sarebbe operazione ardita classificarla come esemplare di democrazia indiretta in quanto la sovranità viene esercitata per mezzo di rappresentanti eletti anche se su indicazione dei citati Tizio, Caio, Sempronio e via dicendo.  Insomma anche nella nostra realtà politico – amministrativa si ripropongono antiche fragilità che rendono precario il meccanismo di selezione di coloro che andranno a ricoprire ruoli di dignità istituzionale.

Il sempre richiamato tramonto delle ideologie e il conseguente processo migratorio, prevalentemente limitato in questa stagione al passaggio da un protettore all’altro all’interno della stessa compagine partitica, accentuano il fenomeno della cosiddetta personalizzazione della politica.

Così per noi salernitani De Luca e Cirielli rappresentano, all’interno rispettivamente del PD e del PDL, i punti di riferimento quasi esclusivi delle due aggregazioni. Spiace per altre persone degne, presenti in entrambi gli schieramenti, costrette di fatto a non disturbare il leaderismo consolidato dei due esponenti, legittimato da consultazioni proprie della democrazia diretta e da continue verifiche tipiche della democrazia indiretta. 

 

 

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi