MOTIVI POLITICI E/O PERSONALI CONTRO PASQUINO DA PARTE DI CALDORO ? PERCHE’ GLI ASSESSORI ROMANO, MIRAGLIA E TROMBETTI TACCIONO ?

 

Salerno, 16 giugno 2012

Ambrogio IETTO

LA QUERELLE PASQUINO – CALDORO

 

La stampa, nel salutare la prima storica seduta di laurea dei quindici studenti  dell’Università degli Studi di Salerno che saranno proclamati dottori in Medicina e Chirurgia il prossimo 16 luglio, ha anche pubblicizzato  l’annuncio dato dal rettore Pasquino sui due procedimenti attivati, il primo  sotto forma di diffida contro la regione e il Consiglio dei Ministri, relativamente alla mancata trasformazione dell’Azienda Ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona “ in “ Azienda Ospedaliera integrata con l’Università San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona “ e come  formale ricorso al Tar, il secondo, contro la nomina del nuovo direttore generale dell’azienda ospedaliera, Elvira Lenzi, considerata illegittima.

L’odierna  riflessione è redatta nel tentativo di offrire ai lettori qualche elemento chiarificatore che faciliti la comprensione di questa querelle tra l’Università degli Studi di Salerno, nella persona del suo rettore Raimondo Pasquino, la regione, rappresentata dal suo presidente di giunta Stefano Caldoro, e il Consiglio dei ministri nella persona del presidente Monti e dei ministri dell’istruzione e dell’Università, della Sanità e degli Affari Regionali.

Come si sa la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno fu istituita con decreto n. 474 del 27 ottobre  2005 del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Letizia Moratti. Pochi giorni prima, esattamente il 15 ottobre dello stesso anno, la Giunta Regionale della Campania, presieduta all’epoca da Antonio Bassolino, aveva individuato l’Azienda Ospedaliera “ San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” tra le ‘ strutture territorialmente competenti a mettere a disposizione dell’Università di Salerno i posti letto assegnati con la delibera di giunta n. 3850/2003’.

I suddetti provvedimenti sono fonti essenziali di riferimento per comprendere il rapporto sancito istituzionalmente tra l’Università e l’Azienda Ospedaliera salernitana. In epoca successiva, esattamente il 31 dicembre 2008, la Giunta regionale  deliberò, col provvedimento n.2103, di “ modificare sin da ora la denominazione dell’A.O.R.N. ‘ San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona’ in ‘ Azienda Ospedaliera integrata con l’Università San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, in ogni caso richiamando la necessità di perfezionare il procedimento di costituzione della nuova azienda ospedaliera integrata con l’università ai sensi del decreto legislativo n. 517 del 21 dicembre 1999 “.

Il primo motivo del contendere, dunque, sembra centrato sulla procedura di perfezionamento, da attivare ai sensi dell’articolo 8 del citato decreto n. 517,  di un atto già deliberato dalla Giunta regionale. Questo itinerario procedurale, da concludersi con un decreto del Consiglio dei ministri,  doveva essere avviato dalla regione dopo l’avvenuta sottoscrizione di uno specifico ‘ protocollo di intesa’ tra l’Azienda Ospedaliera, il Comune e la Provincia di Salerno, la Regione Campania e l’Università degli Studi di Salerno.

La domanda che viene da porsi, ovviamente, riguarda i possibili motivi che sono a fondamento della scelta  della giunta Caldoro di non dare avvio alla procedura di perfezionamento del richiesto, formale decreto. A questo punto si entra nel possibile labirinto di complesse dinamiche che, verosimilmente, fanno intrecciare  ragioni politiche con motivi personali.

Nella giunta Caldoro, che personalmente gestisce anche l’assessorato alla Sanità, sono presenti ben tre docenti universitari: Caterina Miraglia, docente di diritto privato a Salerno, assessore alla pubblica istruzione,  considerata da sempre persona di fiducia del rettore Pasquino, Guido Trombetti, noto matematico, già rettore dell’Università Federico II di Napoli e già presidente del Crui ( Conferenza dei Rettori delle Università Italiane ), oggi assessore regionale all’Università e alla Ricerca Scientifica, almeno formalmente amico ed estimatore del rettore Pasquino, e Sergio Vetrella, assessore ai trasporti, docente di impianti aerospaziali sempre presso la Federico II, non molto tenero, almeno tenendo conto di alcune sue dichiarazioni date alla stampa, nei riguardi dello stesso Pasquino che, va ricordato, è stato uno dei candidati a sindaco di Napoli per conto dell’UDC di Casini e che, al momento, presiede il consiglio comunale del capoluogo di regione con l’assenso determinante del gruppo maggioritario capitanato dal sindaco de Magistris.

Prima domanda: “ Nella posizione rigida assunta da Caldoro, confermata anche dalla recente nomina del nuovo manager del ‘Ruggi D’Aragona’, c’ è un atteggiamento pregiudizialmente negativo nei riguardi del politico Pasquino anche in relazione ad un’ipotetica candidatura dello stesso rettore alle prossime elezioni politiche? “.

Meraviglia che gli assessori Miraglia, Trombetti, il salernitano Giovanni Romano, tra l’altro sindaco di Mercato San Severino, cittadina confinante col Campus universitario di Fisciano e sede di struttura ospedaliera, non riescano ad incidere significativamente sul governatore Caldoro.

Seconda domanda: “C’è qualche altro corvo che opera all’interno dell’organo deliberante a difesa di un’arcaica posizione di antisalernitanità? “.

La seconda questione, oggetto di specifico ricorso al Tar, fa riferimento alla nomina del nuovo direttore generale del ‘ Ruggi D’Aragona ‘ nella persona della signora Elvira Lenzi. Pasquino rivendicherebbe l’illegittimità della nomina.

Credo che il rettore anche in questa vicenda abbia più che fondati  motivi da sostenere a fondamento di questa tesi: l’art. 4 del più volte citato decreto legislativo n. 517/1999 recita testualmente che ‘ il direttore generale è nominato dalla regione, acquisita l’intesa con il rettore dell’università ‘. Da quanto è possibile dedurre Caldoro  ha fatto anche qui di esclusiva testa sua, eludendo un principio che, nella procedura di nomina, coinvolge in modo esplicito il rappresentante istituzionale dell’ateneo.

Il tentativo compiuto di dare un contributo alla chiarificazione di questo assurdo contrasto tra due istituzioni forse risulta utile per comprendere ancora una volta come ragioni piuttosto meschine, legate alla storia degli uomini, finiscano col mortificare l’auspicato bene comune.

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