UN’OCCASIONE – OPPORTUNITA’ PER RIFLETTERE SULLA FIGURA CENTRALE DEL SISTEMA SCOLASTICO PUBBLICO

 

Salerno, 5 Ottobre 2012

5 Ottobre

Giornata Mondiale dell’Insegnante

 

E’ dal lontano 1994 che l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, dedica il 5 ottobre alla ‘ Giornata Mondiale dell’Insegnante’. Questa ricorrenza si contraddistingue, così, come l’occasione annuale per una riflessione pacata sulla  figura di un professionista dell’educazione e sulla funzione da essa svolta nel contesto socio – culturale e storico della realtà del nostro Paese.

L’intenzione di fondo era e rimane quella di orientare e sollecitare  i singoli Stati aderenti all’ONU a concentrare tutte le risorse possibili per elevare il tasso di alfabetizzazione della popolazione,  per contenere il fenomeno  della dispersione scolastica molto diffuso in tante regioni dell’Africa, dell’Asia e del Sud America e  per garantire alla persona, grazie ad un itinerario formativo che duri l’intera sua esistenza, spazi sempre più ampi di cittadinanza attiva anche al fine di consolidare la vita democratica dei singoli Paesi.

Quando si discute di scuola e di promozione culturale la riflessione inevitabilmente si concentra sulla figura dell’insegnante, sulla sua formazione iniziale e continua, sul trattamento economico e giuridico assicurato dalle diverse entità statuali, sulla qualità complessiva del servizio di istruzione erogato, sulla percezione che di questa funzione ha la società civile.

Sono aspetti della professione docente che anche  in Italia vengono posti al centro di noiosi dibattiti, di innumerevoli simposi, di continue ricerche attivate anche da qualificate Fondazioni e da referenziate realtà accademiche.

Indubbiamente la scuola si identifica con l’insegnante e viceversa. L’utenza rappresentata dagli allievi, dai loro genitori  e dagli esercenti la patria potestà chiede una scuola di qualità e dà vita, al momento dell’iscrizione del proprio giovane congiunto ad un’istituzione scolastica pubblica, ad una sorta di indagine molto empirica, fondata prevalentemente sui ‘ si dice’ e sul ‘passaparola’.

Vengono espresse, così, preferenze per l’insegnante Caio, per la sezione X, per il corso Y. Si va alla ricerca di amici e di conoscenti, se non proprio del politico di grido, per far giungere alla direzione della scuola una segnalazione a favore di questa o di quella soluzione. Non poche scuole, per i fanciulli e gli adolescenti che sono all’inizio di un ciclo di studi, ricorrono al sorteggio pur di non soccombere alle pressioni di una certa utenza e anche al fine di evitare una sorta di valutazione esterna che non poche volte risulta priva di oggettivi parametri comparativi.

Le organizzazioni sindacali di categoria da sempre manifestano la loro contrarietà all’introduzione di criteri e di elementi conoscitivi in grado di valutare le singole risorse umane di cui dispone ogni istituzione scolastica. L’ipotesi di dar vita a meccanismi idonei a premiare il merito e a meglio valorizzare  i soggetti  che dimostrano elevata professionalità tecnico – didattica, solido retroterra culturale, spiccata sensibilità nella costruzione e nella tenuta di relazioni significative con gli alunni, coi colleghi, coi genitori e con le diverse altre risorse umane  impegnate presso la medesima  istituzione scolastica, puntualmente viene messa in discussione e, di fatto, rifiutata.

Lo stesso attuale governo tecnico, rappresentato dal ministro Profumo, ha ipotizzato un percorso lungo e complicato per poter arrivare, nel corso di un triennio, ad ottenere parametri comparativi piuttosto relativi ma sufficienti, secondo gli esperti redattori dello schema di sperimentazione, a valutare in modo più o meno corretto circa 300 scuole e i rispettivi  suoi dirigenti ed operatori.

E’ semplicemente scandaloso che da oltre un decennio non si provvede ad attivare un sistema di valutazione degli stessi dirigenti scolastici  che pur sono tenuti per legge, come tutti i soggetti responsabili della pubblica amministrazione, ad essere sottoposti a verifica periodica.

Per un sistema come quello scolastico, determinante per la formazione delle future generazioni e, quindi, per elevare il grado di competitività dell’Italia nei processi d’innovazione tecnologica e per il più generale suo sviluppo economico e sociale, occorrono scelte coraggiose funzionali al miglioramento complessivo della qualità della scuola.

Una formazione iniziale più solida, il ripristino di un serio sistema di reclutamento ben diverso di quello ancorato a prove preselettive articolate su test, regole chiare sull’obbligo – dovere di una periodica formazione in servizio sono condizioni essenziali per ottenere un profilo qualificato di insegnante al quale, però, occorre garantire, da parte dei genitori degli allievi, massima stima e piena collaborazione. Con contesti socio – familiari difficili, frammentati, litigiosi le difficoltà per chi insegna si sono moltiplicate. Alla scuola e all’insegnante si chiede troppo frequentemente di affrontare e risolvere problemi generati dall’incapacità e dall’indisponibilità dei genitori ad elaborare e a portare avanti un serio e condiviso progetto educativo.

Ormai non c’è più la famiglia di un tempo. Molteplici e diverse sono le forme di famiglia oggi  in atto e il figlio troppo spesso è strumento di ricatto tra i due adulti che l’hanno concepito. Le situazioni di disagio scolastico sono quasi sempre il prodotto di un sostanziale disimpegno educativo da parte della componente parentale.

L’insegnante è chiamato anche a tentare di  tamponare carenze e conflittualità di questo tipo. Spesso, purtroppo, non riesce nell’intento.

L’odierna celebrazione serve anche a far prendere coscienza di quanto sia difficile oggi praticare e vivere intensamente la professione più bella e gratificante del mondo.

 

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